La Vela gialla di Scampia è rimasta al buio. Non basta la spazzatura, il degrado in cui le Vele sono abbandonate dalle istituzioni, i fili della corrente che passano vicino ai tubi dell’acqua. Ci mancava anche il buio. Il guasto che ha lasciato numerose famiglie senza corrente elettrica è stato causato dai ratti. Ratti che hanno rosicchiato i fili di alcuni quadri elettrici e sono rimasti folgorati per l’alta tensione. Ratti di notevoli dimensioni. Notizia comunicata dai tecnici dell’Enel arrivati sul posto per risolvere il problema.
Nonostante l’impegno del Comune (è di pochi giorni fa la notizia dell’assegnazione di 60 nuovi alloggi a storici abitanti delle Vele), la situazione in cui numerosi cittadini vivono è drammatica, da terzo mondo. Le basilari attività di manutenzione non vengono svolte praticamente mai. In estate si combatte con erba altissima, topi e serpenti e in inverno l’umidità e le infiltrazioni la fanno da padrone. Il Comune ha annunciato che entro pochi mesi partirà l’abbattimento della prima Vela, abbattimento che sicuramente non sarà veloce, visto che all’interno di questi palazzi c’è tantissimo amianto e quindi la prima Vela sarà smontata più che abbattuta. Durante questo cantiere a cielo aperto, la cui durata è per ora sconosciuta, in che modo e come faranno a vivere le famiglie che ancora occupano alloggi delle Vele vicine, le quali distano in linea d’aria non più di 100 metri?
Il totale disinteresse per le persone che abitano queste case, che di abitabilità non hanno nulla, è impressionante. Parliamo di bambini che scendono scale in ferro arrugginite e pericolanti, parliamo di muffe in numerose camere da letto, parliamo di spazzatura di ogni genere, carcasse di animali vari, sporcizia e degrado accumulato da anni di incuria, malapolitica e criminalità organizzata. Molte di queste famiglie abitano questi palazzi da oltre 20 anni e sono in attesa di risposte. A far sentire la voce è come al solito il Comitato Vele, che da decenni si batte per questi abitanti. Omero Benfanti e Lorenzo Liparuolo sollecitano il Comune a fare di più. Le loro richieste vengono inascoltate e assessori competenti non li ricevono. Tutto ciò crea una situazione di stallo dove a rimetterci sono i cittadini, purtroppo di serie B per le condizioni in cui vivono.
Palazzi abbandonati, pericolanti, con pezzi di cemento e balconi che rischiano di ferire persone da un momento all’altro. Quattordici piani senza ascensore, rampe di scale mancanti eliminate dalle istituzioni per evitare nuove occupazioni abusive. Parafrasando Primo Levi, mi vien da dire pensando alle Vele: “Se questa è una casa”. Non si può chiamare casa un luogo non accogliente, pericoloso, sporco, abbandonato, illegale. Famiglie che aspettano, sognano un futuro diverso per i propri figli, gente che nonostante le malattie dorme e vive in luoghi non consoni ai propri mali. Persone che non hanno scelta, che sperano nella Costituzione, nel diritto all’abitare, alla casa. Gente che ha occupato perché altrimenti c’era la strada. Notti senza tetti.
Questo è anche un appello affinché si riaccendano i riflettori su queste famiglie: tra poco andrà in onda Gomorra e per il quarto anno consecutivo Scampia sarà teatro della più grande operazione cinematografica del nostro Paese. Oltre ai fari del set, vengano anche i giornalisti a denunciare situazioni da quarto mondo, dove la dignità, i diritti e il benessere fisico vengono barattati in cambio di un tetto, spesso umido e pericolante.
Famiglie che hanno già subito il dramma di abitare in luoghi ad altissima densità criminale, con numerose e frequentate piazze di spaccio, mamme e papà che hanno cresciuto, tra mille preoccupazioni, generazioni di figli tra tossici e sparatorie. Famiglie etichettate come “poco di buono” nella stessa città in cui vivono, nello stesso quartiere. La periferia della periferia, marginalità allo stato puro.
Pochi mesi fa il contatto tra l’acqua e l’elettricità fece letteralmente saltare in aria un contatore, nel cuore della notte. Un boato esagerato, fuochi d’artificio nel cielo non previsti e gente che è saltata giù dal letto per la paura. Non si è ferito nessuno per fortuna, ma solo per fortuna. Dobbiamo aspettare il morto per poter intervenire? Il vero guerriero di questa battaglia lunga 30 anni, che i cittadini delle Vele portano avanti, si chiama Vittorio Passeggio. Il suo motto, che faccio anche mio, è: “Cosa vuole Scampia? Tutto”.