Si può essere gelosi di un animale? La gelosia viene definita generalmente come un sentimento che nasce dal rischio reale o percepito di una minaccia per la relazione, di essere traditi e abbandonati dalla persona cara. Una gelosia contenuta protegge la relazione dalle insidie; una gelosia morbosa, ossessiva, può portare a gesti eccessivi, aggressivi e disperati. La gelosia può avere varie sfaccettature e per ognuno esprimere una preoccupazione diversa: così per qualcuno esprimerà il rischio di abbandono, per altri il rischio di perdere centralità nella relazione, di non sentirsi importante per il partner, per altri ancora di perdere nella competizione con un rivale.
La gelosia non è stimolata soltanto da potenziali rivali, ma da qualsiasi cosa distolga l’attenzione del/della partner da se stessi. E così anche un animale può diventare motivo di gelosia. È quello che probabilmente è successo al marito che ha gettato dal balcone i chihuahua della moglie a Chicago: deve aver identificato in loro l’unica causa dei suoi problemi coniugali ed eliminarli deve essergli sembrata la soluzione più ovvia e immediata. Sicuramente la più istintiva. Eliminare i cani per eliminare il problema e per infliggere sofferenza alla moglie colpevole di non offrire la giusta considerazione.
Un gesto violento, nei confronti di esseri più deboli, una soluzione concreta a un problema che ha ben altre origini. Al di là del significato personale che ogni gelosia assume, alla base c’è sempre un’insicurezza personale, un’incapacità relazionale, sentimenti di inadeguatezza e dubbi sulla propria amabilità, sentimenti che hanno origini antiche nella propria storia. Le gelosie più esplosive non tengono conto dei sentimenti personali che le sostengono: vengono attribuite totalmente alle azioni degli altri con le reazioni violente che conosciamo.
Nella vicenda di Chicago non sappiamo all’interno di quale dinamica si sia inserito il gesto. Probabilmente l’uomo non accettava di non essere l’unico affetto della moglie. Non è un fatto isolato: altri partner, a quanto pare soprattutto uomini, hanno eliminato in modo brutale i piccoli rivali. Forse certi uomini, per niente consapevoli dei propri punti deboli, sono troppo presi da se stessi per accettare di dividere l’affetto della partner con qualcun altro, chiunque esso sia, e rischiare di sentirsi come messi in secondo piano. D’altra parte prendersi cura di un animale dà calore e affetto, aiuta a superare i momenti difficili e il rapporto con esso può diventare centrale.
Gli animali sono un rinforzo per l’autostima, perché è facile sentirsi amati e accettati da loro senza condizioni. Cani e gatti aiutano a gestire tanti sentimenti, a cominciare da quelli di solitudine, di inutilità. Per il loro bisogno costante di cure stimolano comportamenti di accudimento tali che a volte vengono antropomorfizzati: vestiti, nutriti, trattati come esseri umani, amati come se fossero figli – che non si è avuto o che se ne sono ormai andati. In un rapporto dove ci si può sentire accettati, non giudicati, non traditi, è facile perdere di vista la differenza che c’è tra sé e loro.
Potrebbe essere difficile rinunciare alla sicurezza di un affetto incondizionato a favore di una relazione umana, potenzialmente più instabile e discontinua. Un forte legame con il proprio animale domestico può diventare anche una condizione da mettere in una relazione, una messa alla prova per il nuovo partner per vedere fino a che punto arriva il suo amore, quanto accetta la persona e tutto ciò che la riguarda, per esempio i suoi animali appunto: come a dire che se la vuole deve prendersi tutto, anche loro.
Anche attraverso l’affetto o l’avversione per gli animali, dunque, si giocano le dinamiche della relazione: ognuno rivendica, afferma, contesta, rifiuta parti di sé e dell’altro che non riesce ad affrontare o esprimere direttamente. È un canale di comunicazione da decodificare per costruire o migliorare una relazione.