Per l’omicidio di Andrea Gioacchini, morto il 9 gennaio scorso all’ospedale San Camillo in seguito all’agguato di cui è stato vittima davanti a un asilo nido della Magliana, a Roma, è indagato Augusto Giuseppucci, 65 anni, fratello di Franco ‘er Negro’, boss della Banda della Magliana ucciso nel 1980 in un agguato in piazza San Cosimato, ‘il Libanese’ per chi ha letto il libro dello scrittore Giancarlo De Cataldo ‘Romanzo criminale’. A riconoscerlo sarebbero stati alcuni testimoni: Giuseppucci, che nega qualsiasi responsabilità nell’omicidio, è stato sottoposto alla prova dello stub, il tampone adesivo che raccoglie le tracce di esplosivo presenti eventualmente sulle mani. E questa potrebbe essere la prima svolta nelle indagini sul delitto, una vera e propria esecuzione in stile mafioso. Ma il lavoro degli inquirenti è solo all’inizio, considerando la lista di persone che potevano avercela con la vittima. Una storia di usura, estorsioni e violenze. E qualche conto in sospeso, evidentemente pagato con la vita.
L’INDAGINE SULL’OMICIDIO – Andrea Gioacchini, 35 anni e diversi precedenti penali alle spalle, era in auto e aveva appena lasciato i due figli all’asilo nido di via Castiglion Fibocchi quando un proiettile lo ha raggiunto alla testa. Quattro i colpi esplosi con una calibro 7.65 da un uomo che si trovava in sella a uno scooter, dal quale non è mai sceso, e indossava un giubbotto rosso e un casco integrale. Insieme a Gioacchini c’era anche la compagna romena, Alina, seduta accanto a lui nella Yaris verde parcheggiata davanti all’asilo. La donna è rimasta ferita a una gamba.
LA VITTIMA – Gli inquirenti, coordinati dal pm Marcello Cascini, cercano elementi utili alle indagini anche tra le conoscenze della vittima e i suoi possibili nemici. E non è impresa facile. Andrea Gioacchini era sorvegliato speciale, con precedenti per detenzione di armi, spaccio di droga, usura, estorsione e lesioni personali. Era uscito dal carcere di Civitavecchia il 6 gennaio scorso dopo aver scontato una pena cumulativa per usura ed estorsione. Ma se nel 2003 era stato condannato per spaccio di droga a 3 anni di carcere, le vicende che lo hanno visto coinvolto in seguito, tra episodi di usura ed estorsione, rendono davvero difficile oggi il compito degli inquirenti. Gioacchini si era fatto di certo più di un nemico. Aveva patteggiato una condanna a 4 anni di carcere per aver sequestrato e chiuso nel bagagliaio di un’auto un imprenditore, al quale aveva tagliato un pezzo di orecchio. Era il 2011. Due anni dopo, a un’altra vittima che non poteva pagare, aveva infilzato la mano con un coltello. Nello stesso hanno aveva taglieggiato l’imprenditore Antonello Ieffi, ex marito di Manuela Arcuri.
TIRATO IN BALLO DAI TESTIMONI – A tirare in ballo Giuseppucci, ora indagati per omicidio volontario, sono stati alcuni testimoni che hanno parlato della somiglianza fisica tra l’uomo in scooter “di stazza robusta” e il fratello di uno dei leader storici della Magliana. Augusto Giuseppucci è stato fermato per un controllo dalle Volanti della Polizia di Roma, che lo hanno accompagnato in Questura e lo hanno sottoposto alla prova dello stub, il vecchio guanto di paraffina. Al momento Giuseppucci resta a piede libero. Sono diversi gli aspetti da chiarire su un suo presunto coinvolgimento nell’agguato. E mentre proseguono le indagini della squadra mobile, che in queste ore dovrebbe ascoltare nuovamente la compagna della vittima, tramite i suoi legali Giuseppucci nega di aver avuto alcun ruolo nell’omicidio. I suoi avvocati hanno ribadito la sua estraneità ai fatti e la disponibilità a parlare con il pubblico ministero, sottolineando che l’iscrizione nel registro degli indagati è dovuta a una generica somiglianza con il ricercato.
L’INDAGATO – Giuseppucci è noto alle forze dell’ordine. Nel 2008 il fratello del boss della Magliana era rimasto coinvolto in un’indagine sulla banda dei ‘Sette uomini d’oro’, i rapinatori di banche che a Roma entravano in azione travestiti da postini, per poi essere assolto nel processo dalle accuse di rapina e detenzione d’arma. Nel 2011 venne invece arrestato dai carabinieri per spaccio e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. Fu arrestato il giorno di Natale. In quel caso i suoi legali sostennero che in seguito a una lite in famiglia i vicini di casa avevano chiamato i carabinieri e, così, erano stati trovati alcuni grammi di hashish. Una storia criminale certamente di altro peso rispetto a quella del fratello Franco, il primo della banda a cadere in un agguato ordito dal clan rivale. Era il 13 settembre 1980: a Trastevere un colpo di pistola al fianco non gli impedì di salire a bordo della sua Renault 5 e di raggiungere l’ospedale, dove morì poco dopo. La storia si ripete.