Il documento ufficiale è nell’ultima newsletter del Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea, notoriamente negazionista sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Ma lo spauracchio 5G è talmente grande ai piani alti di Bruxelles che, alla fine, anche loro hanno dovuto arrendersi all’evidenza. Leggete bene, con attenzione [qui il documento integrale]: il 5G “evidenzia criticità sconosciute sui problemi di salute e sicurezza. La polemica è in merito ai danni causati dalle attuali tecnologie wireless 2G, 3G e 4G. Le tecnologie 5G sono molto meno studiate per ciò che concerne i loro effetti sull’uomo o sull’ambiente”.

Infine, il colpo finale: “Come esposizione ai campi elettromagnetici possa influenzare l’uomo rimane controverso, gli studi non hanno fornito prove chiare dell’impatto su mammiferi, uccelli o insetti. La mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali”.

Avete capito bene? Con il 5G resta aperta la porta di effetti nocivi sull’ambiente e salute umana, supportata l’ipotesi di conseguenze biologiche inesplorate sui cittadini prossimamente irradiati. Altro che surriscaldamento termico tipo manichino riempito di gel, come ripetono, da studi desueti e di dubbia provenienza nei finanziamenti, i ricercatori privati della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Onde Non Ionizzanti (ICNIRP) che il vicepremier Luigi Di Maio prende per oro colato nel tentativo di rabbonire cautelativi e tecnoribelli.

L’allarme 5G da parte dello SCHEER è supportato da referenze in un documento di orientamento sulle questioni emergenti in materia di salute e ambiente, pubblicato per richiamare l’attenzione della Commissione europea su 14 questioni emergenti nell’area non alimentare, identificate come futuri pericoli per la salute umana e l’ambiente. E, insieme all’aumento di droghe e di sostanze tossiche nelle acque reflue, di rifiuti e della presenza di antibiotici nelle acque, il documento europeo spiazza praticamente tutti (me compreso, ma ben venga) con l’inserimento del 5G nella lista degli agenti pericolosi per l’umanità. “I comitati scientifici – scrivono dall’organo internazionale – riesaminano e valutano i dati scientifici pertinenti e valutano i rischi potenziali. Il comitato SCHEER fornisce pareri su questioni relative a rischi sanitari”.

Domandina semplice semplice: e adesso come la mettiamo, cara ministra della Salute, Giulia Grillo, lei che si è completamente disinteressata del 5G lasciando la palla allo Sviluppo Economico come se la questione fosse solo sul diritto d’impresa? Ma soprattutto: è vero che il dicastero della Sanità non ha fornito alcun parere preventivo in materia sanitaria sul wireless di quinta generazione, prima dell’avvio dell’asta pubblica con cui il governo ha incassato 6,5 miliardi di euro dall’industria privata?

Bisognerebbe rispondere a queste domande, ad esempio quando è stata intervistata in prima serata. Le ultime indiscrezioni danno l’Esecutivo pronto ad innalzare i limiti dell’irradiazione elettromagnetica, svilendo pure l’iter amministrativo per le autorizzazioni all’installazione di milioni di nuove antenne, con un emendamento nel dl Semplificazioni (art. 8 Agenda Digitale) al vaglio delle Commissioni Affari Costituzionali e Comunicazioni del Senato.

Non resteremo a guardare: al 1° meeting nazionale Stop 5G di cui sono stato nominato portavoce parteciperanno parlamentari, movimenti politici e società civile consapevole, sindaci, associazioni e comitati di malati. L’appuntamento a Vicovaro (Roma) il 2 marzo, con noi ci sarà Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini, autrice della ricerca più importante al mondo sugli effetti dannosi delle radiofrequenze. L’evento è patrocinato dai medici per l’ambiente di ISDE Italia. Sotto la sigla Stop 5G Italia, rinnoveremo con più forza la nostra richiesta di una sensata moratoria. Non scherziamo sulla pelle dei cittadini, per favore!

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