Un emendamento convergente Lega e M5s al decreto Semplificazioni garantirà – secondo l’ex senatore del Pd Stefano Esposito e la collega Raffaella Mariani – ad Autostrade e alle altre concessionarie di poter svolgere in house tutti i lavori da realizzare. Il tetto del 20 per cento (40 per quelle autostradali) previsto finora, insomma, salta. “Andiamo nella direzione opposta”, ribattono fonti del Cinque Stelle. Mentre, stando all’ex senatore democratico, il testo finirebbe per favorire le concessionarie: “Strillano ai quattro venti di voler fare la guerra – denuncia a Ilfattoquotidiano.it – e poi li avvantaggiano”.
Se l’emendamento dovesse essere approvato senza cambiamenti, in sostanza, stando alla ricostruzione di Esposito, le concessionarie non saranno più costrette dalla legge ad appaltare almeno l’80 per cento dei lavori, compresi quelli di manutenzione. Nel caso delle concessionarie autostradali salterebbe invece l’obbligo del 60 per cento. “Un regalo – insiste Esposito – Per questo mi rivolgo al sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico, Andrea Cioffi, affinché la norma venga cambiata”. Dal Movimento Cinque Stelle rispondono che il testo “è già superato” e si va nella direzione opposta: “Verrà aumentata la percentuale di lavori da appaltare all’esterno, non il contrario”.
In realtà, anche la formulazione dell’emendamento denunciata da Esposito va in quel senso, ma – per come è stata scritta – rischia l’effetto opposto. La norma – che fa parte del primo pacchetto di correzioni al codice degli appalti – recita testualmente: “All’articolo 177 sono apportate le seguenti modificazioni”. E quindi: “le parole ‘una quota pari all’80 per cento dei contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni’ sono sostituite dalle seguenti: ‘i contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni, non eseguiti in proprio”.
Per Esposito e Mariani, le correzioni darebbero il via libera alle società concessionarie per poter gestire in proprio tutti i lavori. Niente più quota massima del 20 per cento (e del 40 nel caso di quelle autostradali). La votazione del pacchetto era calendarizzata per oggi, ma le commissioni Affari costituzionali e Lavori Pubblici del Senato sono slittate. Le votazioni potrebbero iniziare fra giovedì e venerdì, mentre il vaglio delle ammissibilità è previsto per mercoledì pomeriggio.
Non è escluso che i lavori parlamentari proseguano nel weekend e che sul decreto, una volta approdato in Aula a Palazzo Madama martedì 22 come stabilito oggi dalla conferenza dei capigruppo, il governo decida di porre la questione di fiducia. La maggioranza, attacca il capogruppo Pd Andrea Marcucci, “con tutte le sue divisioni interne non è pronta” sul decreto Semplificazioni “e ha arenato i lavori” quindi “questa settimana non faremo niente per le loro divisioni”.
Politica
Autostrade, Esposito: “Emendamento Lega e 5s elimina tetto lavori in proprio”. Cinque Stelle: “La direzione è opposta”
Una modifica del codice degli appalti, contenuta nel dl Semplificazioni, denuncia l'ex senatore Pd assieme a Raffaela Mariani, avvantaggia tutte le concessionarie "mentre loro strillano di voler fare la guerra". Ne beneficerebbe anche Autostrade. Finora le concessionarie erano infatti obbligate ad appaltare tra il 60 e l'80 per cento di lavori, servizi e forniture: "Mi rivolgo al sottosegretario Cioffi, la cambi". Intanto l'analisi delle modifiche in commissione slitta
Un emendamento convergente Lega e M5s al decreto Semplificazioni garantirà – secondo l’ex senatore del Pd Stefano Esposito e la collega Raffaella Mariani – ad Autostrade e alle altre concessionarie di poter svolgere in house tutti i lavori da realizzare. Il tetto del 20 per cento (40 per quelle autostradali) previsto finora, insomma, salta. “Andiamo nella direzione opposta”, ribattono fonti del Cinque Stelle. Mentre, stando all’ex senatore democratico, il testo finirebbe per favorire le concessionarie: “Strillano ai quattro venti di voler fare la guerra – denuncia a Ilfattoquotidiano.it – e poi li avvantaggiano”.
Se l’emendamento dovesse essere approvato senza cambiamenti, in sostanza, stando alla ricostruzione di Esposito, le concessionarie non saranno più costrette dalla legge ad appaltare almeno l’80 per cento dei lavori, compresi quelli di manutenzione. Nel caso delle concessionarie autostradali salterebbe invece l’obbligo del 60 per cento. “Un regalo – insiste Esposito – Per questo mi rivolgo al sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico, Andrea Cioffi, affinché la norma venga cambiata”. Dal Movimento Cinque Stelle rispondono che il testo “è già superato” e si va nella direzione opposta: “Verrà aumentata la percentuale di lavori da appaltare all’esterno, non il contrario”.
In realtà, anche la formulazione dell’emendamento denunciata da Esposito va in quel senso, ma – per come è stata scritta – rischia l’effetto opposto. La norma – che fa parte del primo pacchetto di correzioni al codice degli appalti – recita testualmente: “All’articolo 177 sono apportate le seguenti modificazioni”. E quindi: “le parole ‘una quota pari all’80 per cento dei contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni’ sono sostituite dalle seguenti: ‘i contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni, non eseguiti in proprio”.
Per Esposito e Mariani, le correzioni darebbero il via libera alle società concessionarie per poter gestire in proprio tutti i lavori. Niente più quota massima del 20 per cento (e del 40 nel caso di quelle autostradali). La votazione del pacchetto era calendarizzata per oggi, ma le commissioni Affari costituzionali e Lavori Pubblici del Senato sono slittate. Le votazioni potrebbero iniziare fra giovedì e venerdì, mentre il vaglio delle ammissibilità è previsto per mercoledì pomeriggio.
Non è escluso che i lavori parlamentari proseguano nel weekend e che sul decreto, una volta approdato in Aula a Palazzo Madama martedì 22 come stabilito oggi dalla conferenza dei capigruppo, il governo decida di porre la questione di fiducia. La maggioranza, attacca il capogruppo Pd Andrea Marcucci, “con tutte le sue divisioni interne non è pronta” sul decreto Semplificazioni “e ha arenato i lavori” quindi “questa settimana non faremo niente per le loro divisioni”.
Il potere dei segreti
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Referendum propositivo, primo via libera in commissione. Pd, Forza Italia e Fdi contrari: “In Aula sarà battaglia”
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Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Da due o tre giorni avevamo capito che eravamo quasi arrivati alla conclusione di questa vicenda". Lo ha detto Antonio Tajani a Porta a Porta sulla liberazione di Cecilia Sala.
"Stamattina l'ambasciarice è andata al carcere per la visita consolare e le hanno detto la visita è annullata per una buona notizia, l'ambasciarice ha capito e mi ha telefonato", ha raccontato il ministro degli Esteri spiegando tra l'altro: "Anche la famiglia è stata eccezionale, la mamma e il papà ci hanno dato una mano".
"La Santa Sede non ha dato una mano in maniera operativa ma c'è sempre stato sostegno. Ma non c'è stato un intervento del Vaticano", ha spiegato Tajani.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Fermo restando che la mia posizione di condanna è assoluta per alcuni gesti apologetici, avendo conosciuto quei ragazzi, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i primi due uccisi da terroristi ai quali non si è mai dato un nome, esprimo il rammarico per il fatto che la Procura della Repubblica di Roma in 45 anni non abbia mai aperto una seria inchiesta sulla strage di Acca Larenzia". Il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervenendo nell’aula del Senato.
"Noi chiediamo la verità su tante vicende italiane. Nei giorni scorsi, si è saputa una possibile verità sull’omicidio di stampo mafioso di Piersanti Mattarella a Palermo. Ma sulla strage di Acca Larenzia le tracce ci sono, perché la mitraglietta Skorpion che uccise Bigonzetti e Ciavatta poi è stata utilizzata anche successivamente dalle Brigate Rosse -ha detto ancora Gasparri-. Quelli che ieri, sbagliando, hanno fatto i saluti romani non inneggiavano alle Brigate Rosse ma ricordavano, con una ritualità che io non condivido, dei militanti di un partito politico, non di terroristi".
"Mentre le Brigate Rosse sono quelle che hanno usato la mitraglietta Skorpion per uccidere Bigonzetti e Ciavatta, poi Lando Conti, ex sindaco di Firenze, e il professor Ruffilli che era un professore impegnato nella Democrazia Cristiana. Quindi quell'arma e chi l’ha usata è transitato nelle Brigate Rosse", ha proseguito l'esponente di FI.
(Adnkronos) - "Basterebbe un’inchiesta per capire quali gruppi della periferia di Roma sud e dell’estrema sinistra hanno fatto questo transito. C’è un libro di un giornalista che si chiama Nicola Rao che ha descritto queste vicende ed è una vergogna che la Procura della Repubblica di Roma non abbia mai fatto un'inchiesta seria. Io l'ho detto pubblicamente a Lo Voi e lo dico a tutti i Procuratori del passato. La magistratura evidentemente non ha voluto la verità su quella vicenda. Protesto, quindi, per le verità mancate di una pagina di storia italiana tragica", ha concluso Gasparri.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Ho voluto partecipare in collegamento all'evento 'Comunità democratica' perché il partito cattolico è anacronistico, c'è bisogno di cominciare a discutere largamente di politica, di programmi, a far partecipare le persone e soprattutto di far diminuire l'astensione". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"C'è bisogno di cominciare a discutere, sono due anni che non si fa nel Paese. Queste iniziative sono benedette, penso che Schlein lo sappia", ha aggiunto Prodi proseguendo: "Deciderà Ruffini se entrare in politica o no. E' un uomo di qualità e dipenderà dalla rete che riuscirà a costruire. E' stato talmente bravo a combattere l'evasione fiscale che il Paese gli dovrebbe essere grato".
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Trump non vuole l'Europa coesa. Tratta Paese per Paese ed esercita su ciascuno una pressione particolare. Il problema è che Meloni non può essere portavoce o simbolo dell'Europa unita, Trump non lo permetterà mai". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Trump e Musk ne dicono di tutti i colori e attaccano dall'interno i Paesi intervenendo; è il solito quadro: Trump imprevedibile. Prevedo un grande cambiamento. E' finita la globalizzazione economica e Trump tenta quella politica: l'intervento negli affari interni di tutti i Paesi", ha aggiunto.
"La cosa strana è che mentre oggi c'è stata una reazione dell'Onu sulle sue dichiarazioni, non ne ho viste da parte dell'Unione europea. Il problema è che un'UE divisa come oggi non riesce a formare una volontà politica comune; la presidente della Commissione deve mediare e non vuole rompere l'equilibrio. Non dice niente delle interferenze di Trump in Germania, in Gran Bretagna, in Italia. Il sovranismo si ferma all'obbedienza", ha detto ancora Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Starlink, l'accordo col governo gli darebbe in mano tutti i dati che riguardano il nostro Paese. E' il momento che il governo decida se dare in mano ad altri la propria vita". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Il vantaggio di Musk è che ha a disposizione una tecnologia pronta e potente. Non so se il governo firmerà, ma queste cose vanno fatte con una prudenza enorme e garanzie che non credo il nostro esecutivo sia in grado di ottenere. Così come sembrano essere le cose, io non firmerei. E l'idea che il rappresentante di uno Stato come è Musk si impadronisca di una realtà fondamentale di un altro Paese è un rischio enorme per la democrazia", ha aggiunto Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Belloni, posso dire che è proprio brava, una servitrice dello Stato leale nei confronti del Paese e con capacità personali. Non ho la minima idea se verrà eventualmente coinvolta nelle istituzioni europee. Lei ha detto di no, ma queste cose devono maturare nel tempo. Ha le energie e le capacità, vedremo". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Esprimo la mia felicità vera per il ritorno di Sala, la stessa che ho provato quando liberammo il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo in condizioni analoghe". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Queste contrattazioni sono sempre molto complesse. Certamente c'è stato da Trump una specie di permesso o di tacito consenso. A differenza della mia esperienza, noi gioimmo tutti insieme, col ministro degli Esteri, il governo e anche i servizi. C'era anche la dottoressa Belloni, che aveva organizzato la liberazione; oggi è sembrato un evento molto solitario, solo della Meloni", ha aggiunto Prodi.