“Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo”. Con questo titolo, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede ha pubblicato sul proprio profilo Facebook una sorta di videoracconto dell’arrivo di Cesare Battisti a Roma. Quasi quattro minuti di immagini, con tanto di musica di sottofondo e foto, che ripercorrono l’atterraggio e il trasferimento dell’ex terrorista in carcere. Il video, pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale del Guardasigilli, non è stato ben accolto ed è stato sommerso di critiche sul web: molti infatti accusano il Guardasigilli di aver fatto una inopportuna spettacolarizzazione. All’attacco le opposizioni: “Squalifica le istituzioni”, è il concetto espresso da Pd e Forza Italia. Ma pure dall’Unione delle camere penali. Polemiche anche per la scelta del ministro Bonafede di indossare la divisa della polizia penitenziaria: l’esponente 5 stelle è stato accusato di voler copiare Matteo Salvini, che spesso sceglie di indossare le divise delle forze dell’ordine. “Non c’è alcuna gara”, ha replicato Bonafede. “Io ho incontrato gli agenti e per dare loro un segno di vicinanza dentro il ministero ho indossato la giacca, con orgoglio”.
In difesa del collega di governo, è intervenuto anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, senza tuttavia entrare nel merito del video. “Se il governo fosse stato timido, sobrio o si fosse nascosto”, ha detto da Niamey, in Niger, “sarebbe stato inappropriato. Abbiamo dato il giusto rilievo alla cattura di un latitante che quasi da 40 anni sfuggiva alle nostre carceri, un’offesa alle memoria dei morti, ai familiari sopravvissuti e al sistema giustizia”. Sulla vicenda si è espresso anche il garante dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, che si è riservato di verificare se nella gestione dell’arrivo di Battisti in Italia “ci siano stati elementi di spettacolarizzazione” e se “in sede istituzionale sia stato usato un linguaggio aderente alla Costituzione”. E, esemplifica Palma, “marcire in carcere”, è un’espressione che “non appartiene alla Costituzione”. Sotto accusa anche gli interventi di Matteo Salvini, ministro dell’Interno.
A far discutere però, è stato soprattutto la decisione di Bonafede di fare un video finale per riassumere quanto avvenuto dopo l’arrivo di Battisti a Roma. Tantissimi i commenti negativi in rete e non solo. In prima fila tra i critici c’è l’Unione delle camere penali, che ha ritenuto “sconcertante” che “il ministro della Giustizia abbia diffuso il video, con sinistro commento musicale, titolandolo con ‘una giornata indimenticabile'”. Tra i politici le accuse sono arrivate da Mara Carfagna, deputata di Forza Italia e vicepresidente della Camera, secondo cui il Guardasigilli avrebbe trasformato “la giustizia in un b-movie. Questo video squalifica le istituzioni e il suo delicatissimo ruolo”. “Spettacolo degno di una repubblica delle banane” è stato il commento del responsabile della Pd Giustizia, Walter Verini. Per il fondatore di Possibile, Giuseppe Civati, Bonafede “ha pubblicato un video da Stato dittatoriale, in cui oltre al carcere per i condannati c’è la gogna social. Quel filmato viola la legge, oltre a fare a pezzi la decenza”.
Per Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa, “il ministro Bonafede continua a inneggiare alla certezza della pena, ma non tiene in alcuna considerazione la certezza del diritto. Con il video ha violato la legge e offeso la Costituzione e le nostre istituzioni”, si legge in una nota. “Come opportunamente ricordato dall’associazione Antigone“, continua Magi, “l’art. 42 bis dell’Ordinamento penitenziario impone l’adozione di “opportune cautele per proteggere” gli arrestati “dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità” e l’art. 114 del codice di procedura penale vieta “la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica”. Evidentemente tali violazioni non sono meno gravi perché il detenuto è un terrorista condannato in via definitiva per reati gravissimi. Ma il Ministro Bonafede lo ignora”.