Lo aveva annunciato e così ha fatto. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha disposto l’iscrizione all’anagrafe comunale per i migranti in possesso di permesso di soggiorno temporaneo per richiedenti asilo, decidendo così di non applicare l’articolo 13 del decreto Sicurezza. Proprio il primo cittadino del capoluogo campano, insieme con il collega di Palermo, Leoluca Orlando, erano stati tra i primi sostenitori della protesta dei sindaci contro il provvedimento voluto da Matteo Salvini, tanto che il ministro dell’Interno aveva invocato le loro dimissioni.
È il primo passo concreto di un sindaco “disobbediente”. Se da una parte Orlando ha scelto di ‘congelare’ l’applicazione della legge, accogliendo le richieste di iscrizione ma senza effettivamente concederle, de Magistris ha invece fatto un passo in più, disattendendo totalmente la legge con la firma di una direttiva che chiede agli uffici di procedere con l’inserimento nel registro.
“Nonostante l’attuale legge 132/2018 all’art. 13 primo comma formalmente impedisca l’iscrizione anagrafica dei migranti in possesso di tali requisiti posti per vari motivi al di fuori dei circuiti dell’accoglienza – si legge in una nota dell’assessore ai Diritti di cittadinanza Laura Marmorale e dell’assessore all’Anagrafe Monica Buonanno – riteniamo che un simile provvedimento sia lesivo da un lato della dignità e dei diritti delle persone e rischioso dall’altro per gli enti locali che si propongono di mettere in campo tutte le procedure necessarie per promuovere politiche di inclusione sociale e di contrasto alla povertà estrema”. Secondo l’amministrazione, si legge ancora nel comunicato, privare i richiedenti asilo di questa possibilità finirebbe per far ingrossare le file dei senzatetto.
“Nel corso degli ultimi anni, difatti, in particolar modo da quando si è radicata la costituzione dei Cas (centri di accoglienza straordinaria) sui territori, abbiamo potuto notare l’inefficienza di tale sistema di accoglienza – scrivono i due assessori – che ha prodotto un numero altissimo di fuoriusciti da tali circuiti che spesso, quando non riuscivano ad essere assorbiti nei percorsi Sprar, finivano con ‘l’abitare’ le strade delle città (quelle più grandi in particolare), andando ad ingrossare ulteriormente le file delle persone senza dimora la cui cura e presa in carico ricade prevalentemente sugli enti locali”.
Secondo il Comune, infatti, iscrivere i richiedenti asilo nei registri dell’anagrafe, consente la possibilità di “inserire questi migranti nei circuiti di accoglienza anche a bassa soglia e di orientarli correttamente ai servizi di base tra cui quelli sanitari per cui risulta necessaria la residenza, soprattutto per cure mediche specialistiche o per ricoveri dedicati”. In realtà il decreto, approvato lo scorso novembre, bypassa il ‘problema’ residenza, scrivendo che per l’accesso ai servizi (come gli ospedali e le scuole), sarà sufficiente il domicilio. Una misura però non sufficiente per i molti primi cittadini che si sono opposti al provvedimento.
“L’attuale ridimensionamento delle strutture Spar (che di fatto ne mortifica e riduce drasticamente le potenzialità e le capacità di accoglienza) e l’impossibilità di iscrivere i richiedenti asilo ai circuiti anagrafici produrrà intere sacche di persone abbandonate, escluse, emarginate, aumentando, di fatto, anche la possibilità di conflitto sociale con la popolazione locale e, in ultimo, renderà praticamente impossibile, per le commissioni territoriali, rintracciare i richiedenti asilo sui territori per comunicare le date delle audizioni o i loro esiti”, conclude la nota del Comune di Napoli che offre anche la possibilità ai richiedenti di inserire come indirizzo di prossimità la sede del Servizio comunale centrale di contrasto alle nuove povertà per poter consentire di ricevere e inviare comunicazioni alle commissioni territoriali.