Alla cena-convegno “Una nuova giustizia, l’impresa che serve all’Italia“, organizzata stasera dall’associazione Fino a prova contraria a Roma figurano tra gli invitati (evidentemente consenzienti visto che gli inviti sono stampati e on-line da molto tempo) magistrati di primo ordine.
Alla Lanterna alle 19 e 30 sul tetto del palazzo dell’ex Unione Militare dovrebbero esserci tra gli altri il procuratore generale della Cassazione, il procuratore nazionale antimafia, i procuratori capo di Napoli, Catanzaro, Palermo, Bologna e Firenze più il capo del pool reati amministrativi di Roma più il presidente del consiglio di Stato. Perché hanno accettato l’invito in un mega-ristorante per eventi da parte della giornalista Annalisa Chirico? Perché hanno accettato di aderire a un’iniziativa che somiglia a un’attività di lobby e punta a creare dei gruppi di studio per elaborare proposte di riforma?
Si dirà che alla cena evento con “talk tematici” sono dati per presenti anche esponenti politici come il vicepremier Matteo Salvini o la presidente del Senato Elisabetta Alberto Casellati. Si dirà che ci va l’ex parlamentare renziano David Ermini ora passato al Csm. Si dirà che ci sono anche grandi imprenditori ed editori. Però la magistratura dovrebbe provare almeno a essere (e apparire) indipendente e lontana dal potere e dalle lobby di ogni tipo. Forse siamo all’antica e non siamo ancora pronti per una giustizia moderna, ma non ci piace un procuratore che si fa invitare a vestire “smart casual” per parlare di giustizia a una cena organizzata grazie ai soldi pagati dagli imprenditori seduti ai tavoli.
Sul sito di Fino a prova contraria è scritto che (non per i magistrati e gli altri invitati sul palco) è obbligatoria la prenotazione. Ogni tavolo costa 6 mila euro per dieci posti. I procuratori presenti lo hanno letto?
È comprensibile che gli imprenditori vogliano incontrare i magistrati e i politici. Ed è comprensibile anche che siano disponibili a pagare 600 euro a coperto per sedere accanto a loro nella splendida cornice della cupola di Fuksas sui tetti di Roma. Quel che è incomprensibile è che magistrati con una storia importante accettino di fare le comparse.
Con il rischio di trovarsi anche in situazioni imbarazzanti. Si parlava nei giorni scorsi della presenza di Francesco Bonifazi, presidente della Fondazione Eyu. Uno degli imprenditori presenti sull’invito è Adrio De Carolis, il rappresentante della Fondazione Eyu che firma il bilancio. Piccolo particolare: Eyu (che ha sponsorizzato il treno di Matteo Renzi) ha incassato prima delle elezioni i soldi del costruttore Parnasi per un costoso studio sulla casa. Quella fattura da 150 mila euro è al centro di un’inchiesta della Procura di Roma. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo è l’aggiunto titolare di quell’indagine. Adrio De Carolis non è indagato ma è opportuno che Ielo abbia aderito alla cena-evento con i talk tematici sulla giustizia?
La partecipazione del vicepresidente del Csm Ermini non è una buona ragione per aderire. Anzi. Ermini è espressione di un’area politica precisa, molto vicina a chi organizza la cena-evento. Se uno dei procuratori presenti all’evento di stasera fosse sottoposto al giudizio del Csm, per una promozione o un trasferimento (magari a procuratore di Roma) la partecipazione a questa cena assumerebbe un sapore sgradevole di omaggio all’area politica che ha determinato l’attuale vertice del Csm. I magistrati devono apparire ed essere indipendenti ed autonomi dal potere politico ed economico. Sono pagati per quello. Magari non è un’idea nuova ma è questa l’impresa che serve alla giustizia.