L’appuntato Marco Camuffo, condannato in abbreviato a 4 anni e 8 mesi per lo stupro di una studentessa americana a Firenze, è stato inchiodato dal collega Pietro Costa. Lo scrive il gup del tribunale di Firenze nelle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti dell’ex carabiniere (destituito dall’Arma come l’altro), accusato della violenza sessuale sulla ragazza statunitense. Il rapporto sessuale, scrive il giudice per l’udienza preliminare, ci fu e fu violento “senza consenso” e “approfittando di una situazione psicofisica di inferiorità” ma “soprattutto a fronte del dissenso ben espresso” dalla donna.

A questo proposto – si legge nella sentenza – il collega Pietro Costa “fa dichiarazioni che inchiodano Camuffo dicendo di aver sentito i ‘no.. no, no.. cosa fai‘” della ragazza, che all’uscita da una discoteca era stata accompagnata a casa dalla pattuglia dei carabinieri, contro ogni regolamento. Dichiarazioni, scrive il giudice Frangini, che “inchiodano Camuffo alle sue responsabilità”. Perché, si legge ancora, “poter affermare che Camuffo non avesse percepito il diniego della ragazza, sentito dal suo collega ‘indaffarato’ con l’altra, appare veramente arduo”. Il rapporto sessuale “c’è stato ed è stato ‘contro’ la volontà della donna”.

I due carabinieri sono stati imputati di aver violentato, in due distinti rapporti, due studentesse americane incontrate in una discoteca di Firenze mentre erano in servizio di pattuglia dopo averle riaccompagnate nella casa dove alloggiavano e dove nel vano scale, sostiene l’accusa, le violentarono. L’11 ottobre 2018 in abbreviato c’è stato il processo a Camuffo per violenza sessuale su una ragazza, 23enne, mentre per il carabiniere scelto Pietro Costa invece ci sarà un processo con rito ordinario, per la violenza sessuale sull’amica, che inizierà il 10 maggio a Firenze.

Nelle motivazioni sul processo il giudice Fabio Frangini scrive anche che i due carabinieri avevano consapevolezza, perché era evidente, che le due ragazze “avevano bevuto alcolici e anche parecchio” e che, mentre la ragazza violentata da Camuffo fornisce un “racconto della violenza sessuale coerente e pieno di pathos, non contradditorio, sempre uguale nelle varie dichiarazioni rese, per nulla enfatizzato”, l’appuntato Camuffo dà “una sua versione dei fatti assolutamente risibile, non logica, descrivendo una scena sessuale ridanciana se non fosse di assoluta drammaticità”.

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