Una vero e proprio mea culpa sulla gestione della crisi in Grecia, fino ad arrivare a dire che “l’austerità fu avventata”. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, intervenendo in aula a Strasburgo per la celebrazione dei vent’anni dell’euro, ha ammesso errori nella strategia d’intervento per Atene. Parole che arrivano a meno di cinque mesi delle elezioni Europee e che hanno fatto molto scalpore perché pronunciate da uno dei più strenui difensori delle misure di austerità. “Non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia e con i greci” durante la crisi del debito, è stata la dichiarazione testuale. Non solo: Juncker ha anche riconosciuto che durante la crisi del debito “c’è stata dell’austerità avventata, ma non perché volevamo sanzionare chi lavora e chi è disoccupato: le riforme strutturali restano essenziali”. E si è rammaricato che la Commissione abbia “dato troppa importanza all’influenza del Fondo monetario internazionale” perché “al momento dell’inizio della crisi molti di noi pensavano che l’Europa avrebbe potuto resistere all’influenza del Fmi”. A lui ha replicato direttamente il vicepremier M5s Luigi Di Maio: “Le lacrime di coccodrillo non mi commuovono”, ha scritto sul Blog delle Stelle. Mentre la capadelegazione M5s in Europa Laura Agea ha attaccato: “Autocritica ipocrita da chi prende uno stipendio da nababbi”.
Juncker ha proprio detto che il ricorso al Fmi è stato un errore: “Se la California è in difficoltà, gli Stati Uniti non si rivolgono” al Fondo monetario internazionale e “noi avremmo dovuto fare altrettanto”, ha detto. Invece “c’è stata una mancanza di solidarietà“, “abbiamo coperto di contumelie la Grecia”. Ma “mi rallegro nel vedere che la Grecia e il Portogallo hanno ritrovato un posto, non dico un posto al sole, ma un posto tra le antiche democrazie europee”. L’euro, secondo Juncker, è comunque un progetto che ha avuto “successo“, un progetto a cui all’inizio credevano in pochi. “Quando abbiamo lanciato il processo verso la moneta unica, ci prendevano per pazzi, dicevano che l’unione monetaria non avrebbe potuto funzionare”. “Ne sentiamo di meno oggi. Deputati, giornalisti, professori di diritto ed economisti, soprattutto in Germania, tutti dicevano che sarebbe stata un’avvenutra che avrebbe condotto l’Ue al bordo dell’abisso. Ebbene, siamo ben lontani dall’abisso, perché possiamo constatare che il percorso intrapreso da vent’anni è stato coronato da successo”. Anche se “la convergenza economica e sociale tra gli Stati membri lascia tuttora a desiderare“. Ci sono “dei punti deboli: è una grande debolezza che il coordinamento delle politiche economiche non sia perfetto. Non sarà mai perfetto, ma dobbiamo fare di più in materia di coordinazione delle politiche economiche, di bilancio e fiscali. E’ una debolezza che rimane e non possiamo abbassare la guardia”.
Di Maio ha replicato sul Blog delle Stelle: “Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano 1 miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano”, ha scritto. “Dopo anni in cui ha benedetto i tagli in nome dell’austerità adesso parla di ‘austerità avventata’ e di aver dato ‘troppo influenza al Fondo Monetario Internazionale’ e ‘poca solidarietà nei confronti della Grecia’. Insomma l’austerità è stata fatta per sbaglio, è stata avventata ‘non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato’. Invece è proprio quello che hanno fatto con le loro politiche economiche scellerate e ingiustificate”. Poco prima era intervenuta anche la capadelegazione del M5s al Parlamento Ue Agea: “Juncker, dall’alto del suo stipendio da nababbo di 27.000 euro al mese, non è credibile quando parla di austerità”, ha detto in una nota. “La sua ipocrita autocritica è uno schiaffo agli oltre 100 milioni di poveri europei. La Commissione europea in questi anni ha imposto i vincoli di bilancio. Con la manovra del cambiamento abbiamo già cambiato registro: dopo le elezioni europee rimetteremo mano a Trattati e regolamenti europei che penalizzano lavoratori, disoccupati e imprese. Il cambiamento è vicino e partirà dal taglio degli stipendi dei Commissari europei”.