Una bomba che squarcia il silenzio della notte. Il boato che echeggia lungo i vicoli che si diramano da via dei Tribunali, la strada dei Decumani, nel cuore del centro storico di Napoli. Fiamme e fumo. Il cancello divelto, intonaci caduti e tanti danni. L’agguato è alla pizzeria di Gino Sorbillo, un marchio, una storia di eccellenza, la filosofia partenopea applicata al cubo con locali a Milano e New York. E’ un attacco a Napoli, un voler portare indietro le lancette dell’orologio, un lanciare una sfida persa in partenza.

E’ lo stesso titolare della pizzeria a correre subito sul luogo del disastro e comporre un cartello, quasi uno sfottò: “Chiusa per BOMBA, la pizzeria Sorbillo Gino (riapriamo presto)”. E già cinque anni fa la pizzeria di via Tribunali 32, dove c’è la sede storica, fu incendiata. E la città in queste ore convulse sta abbracciando Gino. Il pizzaiolo è un figlio di Napoli a cui si vuole bene, incarna il partenopeo onesto e fiero delle proprie radici, difensore del territorio, schietto e che non si tira mai indietro nel condurre le battaglie giuste. Tanti gli abbracci virtuali, lo sprono ad andare avanti, a non darla vinta ai criminali e poi il faro mediatico, il caso diventato subito nazionale e non confinato nelle pagine della cronaca locale. Napoli si mobilita e ci mette il cuore.

E non mancano gli invidiosi, i sospettosi, la crema dei napoletani che trova il modo di accusare Gino di mettersi al centro dell’attenzione, di stare in mezzo, di sfruttare l’evento mediatico. E bene ha fatto il conduttore Gianni Simioli della trasmissione radiofonica ‘La Radiazza’ che in diretta con Sorbillo si rivolgersi proprio a loro, a questa ‘specie’ di napoletani, e grida sdegnato: “Ci avete rotto il c… Siete voi a volere principalmente il male di questa città”. Uno sfogo giusto e arrabbiato contro appunto coloro che con commenti oltraggiosi sui social agitano parole che sfiorano il compiacimento e addirittura malignamente ipotizzano – come in passato con l’incendio – che Sorbillo si sia piazzato da solo l’ordigno. E’ follia.

Ma la catena di solidarietà spontanea sostiene e sorregge il titolare della pizzeria di via Tribunali che assicura: “Rinascerà più bella di prima”. C’è Debora: “È una bomba nel cuore di tutti i Napoletani. Che dispiacere”. E ancora Emanuela: “Ti sono vicina, non mollare, Napoli sei tu, no questi luridi infami. Testa alta e cuore che batte sempre più forte in petto!”. E Giusy: “Una bomba??? Erano gli anni ottanta quelli!! Povera la mia Napoli e suoi abitanti per bene… Gino sono dispiaciuta.. Ma tu sei un guerriero, tieni alto il nome della tua storia la tua pizza è la numero uno”. Bona di getto: “Gesù mio, sono senza parole, stanotte è stato terribile hanno tremato i vetri ma non pensavo che fosse stato da te. Ti stringo fortissimo”. Poi la testimonianza di Daniela: “Mia nipote si è spaventata.. .. vive li vicino.. ad un certo punto ha sentito un boato e la casa tremare…poi le sirene.. riapri presto! Riporta tutto alla normalità.. sei un simbolo di Napoli… non mollare”. Emanuele: “Sei il simbolo della Napoli che vuole imporsi nel mondo. E questo a qualcuno non piace. Ma tu va avanti per la tua strada e rendici Ancora una volta orgogliosi di appartenere a questo popolo, nonostante tutto”. E Massimo : “Come state ? Che orrore. È una ferita dritta al cuore della Napoli per bene! Gino il meglio e la maggioranza della città è con te, dalla tua parte”. Luigi: “Queste cose accadono perché le vere bombe sono le tue pizze… Che uniscono la società, aumentano il turismo, e migliorano la città… Con l’impasto hai fatto un arma letale, sei forte, nom mollare!!!”. E da Brescia c’è Marcella : “Mi dispiace tanto, Gino. Non mollare! Continua a tenere alto il nome della tua bella Napoli. Un abbraccio solidale da Brescia”. Tocca a Mariacristina: “Tu rappresenti bene quella “parte buona” della nostra città. Non mollare!”. Sara da Rimini: “Sono desolata amico mio, ma so che tu non mollerai Mai contro questi bastardi. Ti voglio un bene dell’anima perché sei una persona speciale…ci vediamo a Rimini?”.

Ci sono dei filmati e proprio in queste ore gli investigatori li setacciano, occorre ricostruire il contesto criminale e capire il motivo del gesto che non potrebbe essere solo riconducibile all’estorsione. Mettere una bomba al più noto dei pizzaioli potrebbe servire ad educare gli altri che il pizzo va pagato, senza esclusione di nessuno. Gino Sorbillo è attivissimo nel sociale e quando c’è da prendere una posizione non si tira mai indietro. L’ultima battaglia è stata condotta con una denuncia clamorosa attraverso un cartello: “Nella mia pizzeria non faccio mangiare la pizza ai razzisti! Qui non entrate”.

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