Una forte esplosione avvenuta questa mattina nella città di Manbij, nella Siria settentrionale, ha colpito le forze della coalizione anti-Isis a guida Usa. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, si sarebbe trattato di un attentato kamikaze, avvenuto nel ristorante “I principi” (Kasr al-Umara) nel centro della città. Almeno 16 persone hanno perso la vita. Tra queste, riportano siti in lingua araba, anche 4 soldati statunitensi. Il sito della tv panaraba Al Mayadin, vicina all’Iran, riporta che lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato. La notizia non è verificabile in maniera indipendente.

Si tratta delle prime vittime statunitensi dall’annuncio del ritiro delle forze a stelle e strisce. Il 19 dicembre il presidente Donald Trump aveva comunicato il progressivo disimpegno, che culminerà con il rientro dei circa 2mila uomini schierati nel paese, affermando che l’Isis “è stato sconfitto e che la lotta all’organizzazione terroristica era “l’unica ragione per restare lì.

La coalizione militare internazionale a guida Usa ha confermato l’uccisione di militari americani, mentre “stavano conducendo un pattugliamento di routine”. Non è stato invece indicato il numero delle vittime americane, né la natura della deflagrazione. Fonti curde hanno riferito che l’attentato è avvenuto intorno alle 13 ora locale, quando un uomo in abiti civili si è avvicinato ai militari americani e si è fatto esplodere. I soldati Usa erano a piedi nella zona del mercato, vicino al ristorante.

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