Carissimo professor Grüner, ho seguito con attenzione la vicenda che l’ha vista parte in causa, e ho letto con interesse la Sua lettera, che della vicenda riassume i passi salienti. Come certo saprà, da quando ho ricevuto l’incarico di sottosegretario e poi di viceministro con delega all’Università, mi sono impegnato affinché si facessero ulteriori passi in avanti per garantire trasparenza e meritocrazia nel reclutamento e nell’attività di ricerca.
Voglio approfittare della richiesta che mi porge per chiarire una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti una volta per tutte, e che dopo alcuni mesi di lavoro al Ministero, per me è vieppiù evidente: il mondo dell’università in questo paese è eccellente, ed è in larga parte animato da persone di altissimo valore, che lavorano duramente e onestamente, ovviando con la passione, la fatica e la creatività alle carenze strutturali ed economiche cui sono stati costretti negli ultimi venti anni. Mi preme sottolineare questo fatto essenziale, perché non voglio che qualcuno pensi (o strumentalmente interpreti) che interessarsi a vicende come quella che ha vissuto Lei significhi giudicare negativamente l’intero sistema universitario. Anzi, per me significa il contrario: salvaguardarlo e rafforzarlo.
Fatta questa doverosa premessa, Le dico subito che non ho nulla da aggiungere dal punto di vista legale ed amministrativo alla sentenza che l’ha vista avere ragione, e che lei espone con chiarezza nei dettagli e nelle possibili implicazioni. Credo nello stato di Diritto, e Lei mi insegna da amministrativista che una sentenza definitiva non può che essere accolta, esprimendo fiducia nel lavoro dei magistrati preposti al giudizio.
Dunque mi permetto di complimentarmi con il suo lavoro e la sua pervicacia nel rivendicare un diritto (quello di partecipare ad un concorso per professore associato avendone tutti i requisiti) che è due volte sacrosanto: in linea di principio generale (io sono convinto che quanti più ricercatori partecipino ad una selezione tanto più qualificato sarà il vincitore), ed in punta di diritto, dopo una sentenza che lo certifica senza lasciare spazio a dubbi. Credo altresì sia stato giusto per l’Ateneo di Tor Vergata difendersi, perché è un diritto democratico in qualunque controversia e non mi permetto di entrare nel merito né dell’esposizione delle Sue ragioni né di quelle dell’ateneo: ci hanno già pensato i giudici del Consiglio di Stato.
Come già detto pubblicamente in altre circostanze, ribadisco che ritengo invece deprecabile e incompatibile con la mia idea di gestione di un ateneo pubblico, l’atteggiamento tenuto nei suoi confronti dal Rettore, che emerge chiaramente dalle registrazioni che Lei ha prodotto e la stampa ripreso. L’autonomia del ricercatore e la certezza dei suoi diritti sono per me valori fondativi del mondo della ricerca, mondo nel quale le intimidazioni non possono avere diritto di cittadinanza.
Aggiungo però che il comportamento della dirigenza non deve in alcun modo penalizzare gli studenti, i ricercatori ed il personale amministrativo che lavorano duramente in un ateneo pubblico. Dunque rivendico il diritto ed il dovere di tenere nella massima considerazione l’Università di Tor Vergata, di partecipare ad incontri o convegni svolti in quell’Ateneo, di auspicarne il massimo sviluppo possibile e la massima interazione con imprese e intelligenze del territorio.
La trasparenza, il merito e la libertà di ricerca sono valori guida che animano la mia azione di governo. A questo proposito, aggiorno Lei e chiunque abbia a cuore questi valori sul lavoro che -con il mio staff ed i gruppi parlamentari- stiamo portando avanti, innanzitutto studiando interventi normativi sulle modalità concorsuali, i finanziamenti e la valutazione. Inoltre, anche in seguito ai colloqui avuti con ricercatori che hanno vissuto vicende simili alla Sua, abbiamo attivato una casella di posta elettronica atta a raccogliere segnalazioni di qualunque presunta irregolarità, ed abbiamo avviato un iter standard attraverso il quale l’amministrazione ministeriale sta valutando attentamente tutte le segnalazioni arrivate, e poi inviando comunicazione formale ai rettori nella quale si chiede di fornire entro due settimane una risposta dettagliata che illustri la posizione dell’ateneo sul caso in questione. Le prime richieste formali da parte del Miur sono già state inviate, ed ogni singolo atto viene protocollato e reso accessibile ai diretti interessati tramite apposita richiesta al Ministero.
Nel rispetto dell’autonomia degli atenei, sacra e intoccabile, l’amministratore pubblico ha comunque il compito di vigilare, esigendo trasparenza e chiarezza proprio nell’interesse degli atenei e dell’istituzione pubblica. Capisco perfettamente che la nascita del nostro governo e la mia storia personale di giovane docente formatosi all’estero abbiano generato delle aspettative importanti, che mi onorano. Il mio obiettivo è contribuire fattivamente al rilancio dell’università italiana, non solo esigendo maggiori finanziamenti (che sono essenziali), ma anche promuovendo il merito e l’autonomia della ricerca, e confrontandomi sempre con gli stakeholder. È solo grazie al dialogo e al confronto continuo con studenti, ricercatori, docenti e rettori che si può realmente costruire un ecosistema della ricerca, obiettivo primo della mia missione istituzionale. Questo percorso è gia iniziato, e il mio ufficio è stato -fin dal mio insediamento- aperto a chiunque volesse avere udienza, come Lei sa bene, professor Gruner, essendo stato uno dei primi ricercatori che ho ascoltato e con i quali mi sono confrontato.
Questo percorso è certo solo all’inizio, ed è necessario continuarlo insieme e trovare insieme la strada migliore per far sì che vicende spinose come la sua siano solo un ricordo del passato, e che anziché assistere ad una fuga di cervelli verso l’estero, l’Italia arrivi presto ad essere un polo d’attrazione per i migliori studenti e ricercatori di tutto il mondo che vogliano migliorarsi, affrontare il presente, costruire letteralmente i propri orizzonti di movimento e pensiero. Quelle aspettative generose, insomma, vanno soddisfatte, e le assicuro che stiamo lavorando quotidianamente perché lo siano, e presto.