“L’arresto di Cesare Battisti è un fatto dovuto e apprezzato. Ma abbiamo presentato stamattina un esposto contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per il suo video pubblicato su Facebook“. Lo dichiara ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il presidente della Camera Penale di Roma, Cesare Placanica, che spiega: “Per Battisti ci sarà un percorso che, secondo la Costituzione, non è quello di farlo marcire in galera ma di risocializzarlo, anche se questo sfugge al ministro dell’Interno Salvini. Se io volessi prescindere totalmente dall’episodio Battisti, stropiccia gli occhi vedere un essere umano trattenuto con quello sguardo spaesato sotto l’inquadratura. Tantissimi anni fa, si aspettava l’udienza di un mafiosone, che aveva ammazzato un sacco di persone e che stava morendo in carcere per un tumore. Quel mafioso aveva chiesto di morire a casa. Arrivò la Polizia penitenziaria in aula e annunciò la morte dell’imputato” – continua – “L’avvocato difensore disse: ‘Mi dispiace per i parenti che non l’hanno visto morire’. Il pm rispose istintivamente: ‘Lui però non ha avuto nessuna sensibilità verso i parenti delle sue vittime’. A quel punto, l’avvocato replicò: ‘Sì, ma lui era un delinquente, noi no’. Lo Stato deve essere migliore dei criminali“.
Placanica entra nei dettagli dell’esposto contro Bonafede: “Noi ultimamente assistiamo a delle commistioni. Il ministro della Giustizia è laico. Non ha una funzione tecnica, ma politica. Così come ha una funzione laica il ministro dell’Interno rispetto a chi arriva, legalmente o illegalmente, nel nostro territorio su una nave. Se i ministri cominciano a trattenere delle persone su una nave o fanno e filmano, abbiamo delle commistioni. Il telefonino che riprende Battisti come fa a entrare in una stanza dove non può avere accesso? Lì ci possono stare il procuratore della Repubblica, il magistrato di sorveglianza e il poliziotto che arresta. Il ministro della Sanità può andare in sala operatoria? E’ la stessa cosa“.
E aggiunge: “Il principio cardine di civiltà è che tutti sono sottoposti alla legge, finanche il presidente della Repubblica. Ci sono due norme che, secondo noi, sono state violate e che sono chiarissime nel nostro ordinamento. In primis, l’art.114 del codice di procedura penale, che dice che è vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata di libertà personale. Un’altra norma, ancora più clamorosa, e cioè l‘art.42 bis dell’ordinamento penitenziario, dice che nelle traduzioni bisogna adottare le adeguate cautele per tutelare l’arrestato rispetto alla curiosità del pubblico. Quando un ministro della Giustizia passa e vede un detenuto che sta per essere ripreso dalla telecamera, si leva la giacca e la mette sulla telecamere, se vuole rispettare la legge.
Placanica puntualizza: “Questa cosa è assolutamente priva di connotazione partitocratica, è per il rispetto della legge. Noi regalammo la toga rossa a Berlusconi e abbiamo fatto una battaglia contro Orlando quando non ha fatto passare la riforma sul carcere che lui stesso aveva ideato”. La verità è che la decisione di pubblicare quel video è irrazionale. La prima prova è stata la riforma sulla prescrizione. Tutti detestiamo la prescrizione, ma io ho partecipato a un dibattito con esponenti politici e io gli ho posto delle domande precise” – prosegue – “La più banale: se un ufficiale dei carabinieri, mentre fa un’indagine, viene accusato di aver chiesto una mazzetta, cioè commette un reato di concussione, prima di sapere se questo ufficiale è un galantuomo accusato ingiustamente o è il peggiore dei delinquenti, quanto tempo può restare sotto processo? Nessun esponente politico lo sapeva. La risposta era 18 anni. In realtà, si deve calibrare la prescrizione in base ai reati. Noi siamo preoccupati perché siamo di fronte all’irrazionale. E’ bello lo slogan ‘Aboliamo la prescrizione’, solletica la pancia di chi non sa di cosa si parli. Ma la cosa sconvolgente è che non sanno di cosa si parla loro, che hanno fatto la riforma”.