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Colombia, autobomba all’Accademia di polizia di Bogotà: 21 morti, 68 feriti

L’auto è entrata nel cortile della scuola General Santander, nel sud della Capitale, sfondando le barriere con 100 chili di esplosivo e schiantandosi contro un edificio. L'attentatore è un ex militante dell'Eln, morto durante l'esplosione

Un’autobomba è esplosa all’Accademia di polizia di Bogotà.  Un furgone grigio carico di 100 chili di pentolite, un potente esplosivo, è entrato “all’improvviso” nel cortile della scuola per cadetti Francisco de Paula Santander, a sud della Capitale, giovedì intorno alle 9.30 (15.30 in Italia). Il veicolo ha sfondato le barriere, dopo che un cane addestrato aveva fiutato la presenza di esplosivo a bordo. L’autista ha accelerato bruscamente, travolgendo un agente e schiantando l’auto, che è esplosa contro l’ingresso di un edificio interno del compound durante il giuramento dei cadetti.

Il bilancio è salito a 21 morti e 68 feriti, di cui 58 sono già stati dimessi dall’ospedale. Non è ancora stato reso noto quanti poliziotti siano morti durante l’esplosione, ma le vittime hanno un’età compresa tra 17 e 22 anni.

È stato identificato l’attentatore: si tratta di José Aldemar Rojas Rodriguez, 57 anni, un ex militante colombiano dell’Esercito di liberazione nazionale morto durante l’esplosione dell’autobomba. Conosciuto con il soprannome di ‘Mocho Kico’, come ha spiegato il ministro della Difesa Guillermo Botero, a partire dal 1994 Aldemar Rojas è stato alla guida di differenti fronti dell’Eln, in particolare del ‘Frente Domingo Laín’. Nel 2003, sempre secondo il ministro, fu incaricato di insegnare ai militanti dell’Eln l’uso degli esplosivi, perdendo la mano destra tra il 2008 e il 2010. Secondo la polizia e il governo colombiani, come riporta la tv Caracol, dietro l’attacco ci sarebbe proprio l’Eln: l’autista, malato terminale, sarebbe stato pagato dall’organizzazione per farsi saltare in aria. Come sostiene il procuratore generale Nestor Humberto Martinez, i terroristi stavano pianificando l’attacco alla scuola General Santander da tre mesi.

“Un miserabile attacco terroristico contro l’intera nazione”, secondo il presidente colombiano Ivan Doque, che ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Anche il papa ha espresso il suo cordoglio. “Profondo dolore per il crudele attentato – sono le parole firmate dal segretario di Stato vaticano, cardinal Parolin, nella lettera che papa Francesco ha inviato all’arcivescovo di Bogotà, il cardinale Ruben Salazar Gomez -. Prego per le vittime di un’azione disumana”, ha concluso il papa condannando la “violenza cieca”.

Le immagini sui social media mostrano i resti di un veicolo in fiamme nell’area di parcheggio della scuola di polizia, con a fianco i resti di un cadavere. L’esplosione ha innescato un incendio e mandato in frantumi le finestre degli edifici vicini. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco e varie ambulanze, mentre le forze dell’ordine hanno isolato la zona. Fonti dell’intelligence colombiana hanno ipotizzato che l’attentatore si proponesse di parcheggiare il furgone e farlo poi esplodere con un comando a distanza. Ma, di fronte all’intervento dell’unità cinofila, ha dovuto modificare il suo piano.

Era dal 2006 che in Colombia non si assisteva a un episodio di questa gravità. Il presidente Ivan Duque ha sospeso i colloqui con l’Eln un anno fa, appena insediatosi dopo Juan Manuel Santos, che nel 2016 ha firmato uno storico accordo di pace con i guerriglieri delle Farc.