La Conferenza episcopale italiana, preparandosi all'appuntamento che di terrà a fine febbraio, ha dato il via libera all'organismo. Tra i suoi compiti: il consiglio e il supporto alla Cei e ai singoli vescovi; la promozione e l’accompagnamento delle attività dei servizi regionali e inter diocesani; lo studio e la proposta di contenuti informativi e formativi, oltre che di strumenti operativi per consolidare nelle comunità ecclesiali una cultura della tutela dei minori, per rafforzare la sicurezza dei luoghi ecclesiali frequentati dai minori, per formare tutti gli operatori pastorali e prevenire ogni forma di abuso
La Chiesa italiana si prepara al summit sulla pedofilia organizzato da Papa Francesco in Vaticano. In vista di questo importante appuntamento che si svolgerà dal 21 al 24 febbraio 2019 e al quale parteciperanno tutti i presidenti delle conferenze episcopali del mondo, il Consiglio permanente della Cei ha approvato il regolamento del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa. Tra i suoi compiti: il consiglio e il supporto alla Cei e ai singoli vescovi; la promozione e l’accompagnamento delle attività dei servizi regionali e inter diocesani; lo studio e la proposta di contenuti informativi e formativi, oltre che di strumenti operativi per consolidare nelle comunità ecclesiali una cultura della tutela dei minori, per rafforzare la sicurezza dei luoghi ecclesiali frequentati dai minori, per formare tutti gli operatori pastorali e prevenire ogni forma di abuso.
Il Servizio nazionale lavorerà in collegamento con gli altri uffici della Segreteria generale della Cei e con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori. A guidarlo sarà monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia. Ai vescovi sono state presentate anche le indicazioni per la costituzione dei Servizi regionali e inter diocesani. L’obiettivo è quello di contribuire a diffondere in modo concreto una cultura della prevenzione, fornire strumenti di formazione e informazione e protocolli procedurali aggiornati. Di non meno rilievo è il fatto che accanto a un livello nazionale e un livello inter diocesano, possa esserci sempre, a livello locale, un referente diocesano di supporto al vescovo.
In vista del summit sugli abusi, il Papa ha chiesto a tutte le conferenze episcopali del mondo di incontrare alcune vittime. È quello che farà anche la Cei, come ha spiegato il segretario generale, monsignor Stefano Russo. L’incontro con le vittime si terrà in due momenti: prima del summit a livello più ristretto, ovvero durante il Consiglio di presidenza, e dopo con l’intero Consiglio permanente. Sull’entità del fenomeno della pedofilia del clero in Italia monsignor Russo ha precisato che “il Servizio nazionale per la tutela dei minori ci permetterà di avere un’informazione più precisa, stiamo lavorando a un questionario per l’incontro di febbraio. Il Servizio ci permetterà di identificare gli insabbiamenti. Non è ancora possibile ora avere un dato, le denunce sono fatte alla Congregazione per la dottrina della fede e non passano dalla Cei. Ora si inizia un lavoro di rete”. Il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha spiegato che “l’incontro di febbraio sulla protezione dei minori ha uno scopo concreto: il fine è che tutti i vescovi abbiano assolutamente chiaro che cosa bisogna fare per prevenire e combattere il dramma mondiale degli abusi sui minori. Papa Francesco sa che un problema globale si può affrontare solo con una risposta globale. E vuole che l’incontro sia una riunione di pastori, non un convegno di studi. Un incontro di preghiera e discernimento, catechetico e operativo”.
“Per il Santo Padre, – ha aggiunto Gisotti – è fondamentale che tornando nei loro Paesi, nelle loro diocesi, i vescovi venuti a Roma siano consapevoli delle regole da applicare e compiano così i passi necessari per prevenire gli abusi, per tutelare le vittime, e per far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato. Rispetto alle grandi aspettative che si sono create intorno all’incontro è bene sottolineare che la Chiesa non è al punto di partenza nella lotta agli abusi. L’incontro è la tappa di un cammino doloroso, ma senza battute d’arresto, che la Chiesa sta percorrendo con decisione da oltre quindici anni”.
Il summit di febbraio prevede sessioni plenarie, gruppi di lavoro, momenti di preghiera comuni con ascolto di testimonianze, una liturgia penitenziale e una celebrazione eucaristica finale. Il Papa sarà presente per l’intera durata del meeting e ha affidato al gesuita padre Federico Lombardi il compito di moderare le sessioni plenarie dell’incontro. Proprio l’ex direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha spiegato che “parlare degli abusi sessuali da parte dei membri del clero è un tema doloroso e spiacevole. A volte, anche in ambienti di Chiesa si sente dire che è ora di cambiare argomento, che non è giusto dare troppo peso a questo tema, perché se ne resta oppressi e la questione viene ingigantita. Ma questa è una strada sbagliata. Se la questione non viene affrontata fino in fondo nei suoi diversi aspetti, la Chiesa continuerà a trovarsi davanti a una crisi dopo l’altra, la credibilità sua e di tutti i suoi sacerdoti ne resterà ferita gravemente, e soprattutto ne soffrirà la sostanza della sua missione di annuncio evangelico e di lavoro educativo per l’infanzia e per la gioventù, che è stato da secoli uno degli aspetti più belli e preziosi del suo servizio per l’umanità”.
Un’occasione epocale, dunque, per una svolta significativa nel contrasto alla pedofilia del clero. Soltanto recentemente sono emersi ulteriori e gravissimi scandali: dal Cile, dove si sono dovuti dimettere in massa tutti i vescovi accusati di aver coperto gli abusi dei loro preti, agli Stati Uniti. Per Francesco “è imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui”. I mea culpa però non bastano. Per Bergoglio, infatti, “la coscienza del peccato ci aiuta a riconoscere gli errori, i delitti e le ferite procurate nel passato e ci permette di aprirci e impegnarci maggiormente nel presente in un cammino di rinnovata conversione”. Parole che dovranno tradursi in indicazioni concrete nel summit mondiale sugli abusi.