Al via la riunione con Conte, Salvini e Di Maio prima di pranzo, alle 18 il consiglio dei ministri. Palazzo Chigi: "Incontro positivo". Dal Tav alla guida dei parchi, dalle trivelle a Monte dei Paschi fino alla cena sulla giustizia del leader del Carroccio col Pd: i diversi duelli degli ultimi giorni hanno costretto i Cinquestelle a una "war room" con ministri, sottosegretari e alcuni parlamentari (ed ex come Di Battista)
Un vertice di governo ristretto in mattinata e poi il consiglio dei ministri, finalmente, alle 18. Il cosiddetto “decretone“, il provvedimento che deve dare vita alle due misure centrali della manovra e del contratto di governo – reddito di cittadinanza e quota 100 – potrebbe vedere la luce entro la giornata. Un percorso faticoso e pieno di deviazioni. “Non ci sono sorprese – ostenta sicurezza il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio – Il sito per il reddito di cittadinanza parte a marzo e da fine aprile lo eroghiamo”. Lo dice alla fine di una riunione dei vertici della parte grillina della maggioranza (ministri, sottosegretari, parlamentari ma anche semplici esponenti come Alessandro Di Battista): il clima con la Lega negli ultimi giorni è diventato difficile, la campagna elettorale alle porte si fa sentire e si aggiunge quella per le Regionali. Salvini è scatenato perché vede lo sfondamento perfino in Sardegna. Le due misure centrali, insomma, fanno da calumet della pace. “Tutto risolto, tutto bene, il testo è pronto” assicura il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, lasciando Palazzo Chigi al termine del vertice di maggioranza. “Incontro positivo, governo soddisfatto, ci sono tutte le risorse per quota 100 e per reddito di cittadinanza” confermano fonti dalla sede dell’esecutivo che annunciano anche il via libera per gli stanziamenti per il tfs anticipato per tutti e per il fondo volo Alitalia.
E’ il traguardo di una settimana molto complicata per gli equilibri interni alla maggioranza. Prima l’incidente provocato dalla Lega sulle nomine alla guida dei parchi, che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa vorrebbe tecnica e il Carroccio vede come un altro materiale da spartizione. Poi i ripetuti lanci con la fionda sulle trivelle: Matteo Salvini che ridicolizza l’argomento dicendo che se si dice sempre no poi bisogna accendere candele e legnetti, una sua sottosegretaria che incontra le imprese del settore, un suo senatore che rivela di non condividere i metodi dei Cinquestelle. Per non parlare del Tav, per la quale la piazza se l’è presa per una volta la Lega. Ora si aggiunge il fronte Monte dei Paschi: la Lega sponsorizza un intervento pubblico, il sottosegretario M5s Stefano Buffagni per tutta la giornata di ieri ha parlato solo di governo come regista di eventuali operazioni di aggregazione tra istituti e consolidamento del sistema bancario. Per non parlare poi della cena sulla giustizia con Salvini in mezzo a tutto l’establishment di oggi e di ieri.
E’ per questo che per il benedetto “decretone” che non sembra vedere la luce servire un ulteriore vertice, dopo quello di ieri sera, prima del consiglio dei ministri vero e proprio. E’ anche per questo che i Cinquestelle hanno organizzato ieri – prima del vertice ristretto di governo – quella che l’Ansa definisce “war room“: una specie di “unità di crisi” dei vertici istituzionali del Movimento con Luigi Di Maio e tutti i ministri (anche i più tecnici come Alberto Bonisoli ed Elisabetta Trenta), i capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, il sottosegretari di Palazzo Chigi Vincenzo Spadafora e Stefano Buffagni, il senatore Gianluigi Paragone e perfino il battitore libero Alessandro Di Battista, il superpotere a cui mettere mano per la campagna elettorale delle Europee. E i toni, raccontano le agenzie, sono proprio di quel tipo lì: “Se volevo le trivelle o gli inceneritori facevo il governo con il Pd”, è la frecciata di Di Maio. I temi da portare avanti, si dice, sono quelli di tutta la storia del M5s, compreso il reddito di cittadinanza che nelle intenzioni del capo del M5s può diventare una parola d’ordine non più solo nazionale, ma europea.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per abitudine e per ruolo mediatore tra le due dinamiche centrifughe dei partiti che lo hanno scelto capo del governo, in un’intervista di oggi alla Stampa non si sofferma sui rapporti interni alla maggioranza, si limita al merito delle questioni. Dopo la missione in Ciad e in Niger – strategica per una collaborazione sui flussi migratori – Conte indugia soprattutto sul reddito di cittadinanza: “Questa riforma contiene contromisure adeguate. E in fase attuativa saremo molto vigili contro i furbi che pensano di poter abusare di questa misura”. “Abbiamo previsto il carcere fino a 6 anni – ricorda – per chi fornisce dati falsi o continua a lavorare in nero. Mi sembra una pena sufficiente a scoraggiare qualsiasi furbetto. Quanto all’ipotesi di manovre correttive, ammette: “La congiuntura economica internazionale – dice quindi sull’ipotesi di manovre correttive – non è favorevole e valuteremo l’impatto che avrà. Ma è prematuro parlare di manovre correttive. Ora dobbiamo spingere sugli investimenti che avranno un effetto positivo sulla crescita. Faremo ripartire questo Paese”.