Scienza

Scienza e tecnologia, le profezie sono scemenze. Quello che accadrà nel 2019 può essere dedotto

Dato un fenomeno, se si mette a punto un suo modello matematico integrabile in funzione del tempo, utilizzando grandezze fisiche coerenti, avendo una base dati di riferimento sufficientemente robusta, allora si fanno previsioni. Altrimenti si formulano predizioni, divinazioni, profezie e via dicendo: scemenze, spesso con decorazioni di pseudo-scienza.

Mi è stato chiesto di raccontare quali saranno gli eventi memorabili di scienza e tecnologia del 2019 e non posseggo modelli. Come oracolo valgo poco. Quanto segue sono “educated guess”, ovvero deduzioni, spero logiche, di quanto osservabile. Non sono previsioni. Per ridurre la probabilità di dire grandi sciocchezze ho aspettato che chiudesse il Ces di Las Vegas, la più grande fiera campionaria di tecnologia ed elettronica di consumo al mondo per analizzare quanto presentato da 4500 aziende a 180mila visitatori di 150 Paesi diversi. Quindi deduco.

1. Le applicazioni di Ai (intelligenza artificiale) saranno sempre più pervasive. In tutti i settori: manifatturiero, servizi, privato. Peccato che non esista una definizione condivisa di cosa sia l’intelligenza artificiale. Pare però ci sia un accordo tacito e globale su cosa sia la stupidità naturale. A parte la battuta infelice, la diffusione delle applicazioni di Ai è intimamente legata alla capacità di riavviare lo sviluppo della matematica applicata. Tanti anni fa, agli albori dell’informatica, le macchine erano lente e con capacità molto limitate. Occorreva ingegnarsi per farle lavorare al meglio, mettendo a punto algoritmi nuovi, efficaci, ottimizzati. Poi le macchine sono diventate sempre più potenti e meno costose. Il miglioramento continuo degli algoritmi si è interrotto perché era più economico usare codici vecchi in modo più rapido che non scriverne di nuovi e più efficaci. Le formidabili competenze maturate (l’Italia era ai primi posti al mondo alla fine degli anni 1970) sono andate disperse. Occorre ricostituirle perché l’Ai richiede algoritmi dedicati e nuovi. Dimenticavo: un algoritmo è un procedimento, una sequenza di passi elementari, chiari e non ambigui, che in un tempo utile risolve un determinato problema. Il termine è un doveroso omaggio a Muhammad ibn Musa al Kwarizmi, matematico, astronomo e geografo persiano morto a Bagdad l’anno 850 dC. La cultura dell’Occidente ha preso così tanto dall’Oriente, senza mai riconoscerlo del tutto. Un sistematico plagio. Fine della digressione.

2. Il 2019 è l’alba del 5G, le reti di telefonia cellulare di nuova generazione. Il vero boom si avrà nel 2020. Occorre tempo per dispiegare l’infrastruttura e vendere dispositivi che andranno ben oltre gli attuali “smartphone”. Saranno offerte applicazioni nuove sempre più IoT, integrando in modo sempre più intimo e pervasivo l’internet delle cose e il “cloud”, la “nuvola” digitale che copre – secondo alcuni protegge, secondo altri opprime – tutto e tutti. I primi effetti saranno visibili sui traduttori, sempre più validi e raffinati, che utilizzano sistemi linguistici esperti massicci dispersi e accessibili nel “cloud” suddetto. Altre nuove applicazioni spaziano dalla realtà virtuale, all’intrattenimento, alla telemedicina, alle “smart city”. Già. Le città non sono intelligenti, sono “smart”, ovvero furbe: chissà perché… Rimane comunque non risolto il problema della capacità della batteria. Andiamo in giro con abiti deformati dai “powerpack”, ovvero batterie aggiuntive, per farcele sequestrate quando ci si imbarca in aereo. Motivi di sicurezza. Possono prendere fuoco. Ciò che è strano è che nessuno si preoccupi più di tanto di tenerle in tasca, magari quelle anteriori dei pantaloni…

3. La stampa 3D subirà un’importante accelerazione, grazie soprattutto alla disponibilità sempre più ampia di polveri altamente ingegnerizzate, soprattutto metalliche, materia prima per la manifattura additiva. Altro elemento di modifica dei processi dell’industria 4.0.

4. I calcolatori quantistici, per gli amici Qc, ovvero Quantum computing, passo dopo passo, anzi quanto dopo quanto, continuano a crescere. La prima macchina quantistica è stata messa in vendita per saggiare il mercato. Per almeno un’altra decina di anni sarà un mercato di nicchia, simile a quelle per il super-calcolo, ma c’è.

5. Preparatevi per la prima base lunare totalmente robotizzata. I cinesi hanno appena dimostrato che si può fare, facendone atterrare un paio sul lato nascosto della Luna. I giapponesi forse hanno i soldi per farlo. Non è un problema di tecnologia, solo di denaro.

6. Considerazione analoga per i veicoli a guida autonoma. Tecnologicamente si può fare, ma mettere in piedi l’indispensabile infrastruttura di comunicazione dedicata, assolutamente robusta e affidabile, definire i protocolli di comunicazione fra veicoli di fabbricanti diversi, non è cosa banale. Servono poi nuove centrali di produzione e una rete aggiuntiva per distribuire l’elettricità per la loro ricarica. Da quali fonti? Chi paga? Per non parlare dell’innovazione delle polizze assicurative e della necessità di una nuova giurisprudenza. In caso di incidente, la responsabilità di chi è? Del proprietario del veicolo, di chi ha fatto l’hardware, oppure di chi ha scritto il software? In base a quale etica il sistema autonomo decide cosa fare in caso di emergenza? Salva l’occupante della vettura o i sei bambini che verranno altrimenti travolti? Servono tempo, denaro e volontà politica. Non è la tecnologia ad avviare rivoluzioni. Mai accaduto nella storia dell’umanità.

7. Assisteremo ai primi impianti di microprocessori, direttamente collegati e comandati dal cervello, per applicazioni medicali-terapeutiche, ma con capacità molto limitate. Non abbiamo idea di come funzioni la comunicazione fra neuroni nel nostro cervello. Sappiamo che si tratta di un processo chimico ed elettrico, ma della semantica di comunicazione non sappiamo nulla. Presto – magari non quest’anno visto che il Sunway Taihulight, supercomputer cinese numero uno al mondo, installato presso il National Supercomputing Center di Wuxi, è circa 30 volte almeno meno potente del cervello umano – avremo a disposizione un calcolatore elettronico con la stessa capacità di elaborazione del nostro cervello. Non basta. Per simulare un cervello umano dobbiamo, oltre alla potenza di calcolo, avere una mappa completa del funzionamento della nostra mente. Non l’abbiamo.

Vale la pena citare un altro “piccolo” problema. Al supercalcolatore cinese appena menzionato servono 15mila 371 kilowatt. Secondo l’Ibm, con la tecnologia attuale, una macchina con capacità di elaborazione analoga a quella della nostra mente, ha bisogno di almeno 100mila chilowatt. Il nostro cervello ne vuole più o meno 20 di watt. Per ora non ci batte niente e nessuno.

8. A proposito di Cina. La connettività digitale è il suo campo da gioco esclusivo. Non ha rivali. Ha la leadership tecnologica e la base utenti più ampia al mondo. Imbattibile. Già oggi i modelli di business tradizionali, dalla vendita al dettaglio, ai servizi di pagamento e bancari, alla robotica, all’intelligenza artificiale in Cina non esistono più. Il contagio globale, evolutivo, è inarrestabile. Trump se ne faccia una ragione.

9. Anche la connettività fisica è ai primi posti dell’agenda cinese: PechinoParigi con un treno ad alta velocità. Stazioni intermedie incluse, attraversando 17 Paesi diversi. Per ora ne parlano, delicatamente, sottovoce. La linea merci è già attiva.

Di certo il tempo delle singole onde di innovazione descritte da Schumpeter, è finito per sempre. Continueremo ad assistere al continuo avanzare di un fronte d’onda composto dall’interazione continua dei diversi comparti di scienza e tecnologia., con impatti diretti sulla politica, economia e società. Dice Confucio che chi non sa prevede e chi sa, non prevede. Rispetto Confucio. Anzi. Io non so e non prevedo.