Piero Ciampi è stato un poeta e un cantautore italiano. Solo dopo la morte venne riconosciuto dalla critica come uno dei padri della canzone d’autore. I testi delle sue canzoni raccontano il mondo delle persone deboli, degli emarginati; vite disgraziate, minate dal dolore e dall’ingiustizia. Amava prendere di mira il benessere economico e il conformismo piccolo borghese. Al contempo cantava il lato oscuro della vita.
Lo ricordo oggi, nei consueti nove punti, nel giorno dell’anniversario della morte. Affermare oggi, che sia stato tra i padri putativi della musica italiana d’autore non è un azzardo. Piero ha saputo raccontare come nessuno la linea sottile esistente tra l’ineluttabilità della morte e l’impossibilità del vivere. A fine post, o se preferite mentre vi leggete il pezzo, non dimenticate di ascoltare la playlist. Immaginatela come un disco in vinile avente un lato A e un lato B, prendetevi tempo, un bicchiere di vino rosso e ascoltate.
E allora cominciamo:
1. Recuperiamo un po’ di storia. Piero Ciampi è nato a Livorno, in via Roma, proprio di fronte alla casa in cui nacque Amedeo Modigliani, dal secondo matrimonio del padre che era commerciante di pelli. Ha frequentato il liceo scentifico, tuttavia non riuscì a conseguire la maturità. Per vivere lavorava in una ditta di oli lubrificanti del porto, siamo intorno al 1948, poco prima della partenza per la leva.
2. Proprio durante il Car a Pesaro fu protagonista; nelle serate in libera uscita, nei locali della zona, insieme a tre commilitoni tra cui Gianfranco Reverberi; già allora faceva la differenza. In questo periodo il carattere rissoso iniziò a manifestarsi. Poteva suscitare sia odio che amore ma in ogni caso parliamo di un poeta, un uomo decisamente affascinante.
3. Piero Ciampi era un uomo e un artista che si divideva tra le immagini oniriche di una vita dissoluta e affascinante e altre, invece, feroci e violente. Si sposò due volte e da ambedue le mogli ebbe figli. Matrimoni falliti per colpa di un carattere che spesso lo portò sull’orlo del baratro della propria esistenza. A fare da sfondo, le canzoni, una costante. Piccoli diamanti grezzi aspettavano soltanto di cominciare a brillare.
4. Sebbene i tempi non fossero avulsi allo sdoganamento di certa musica, le scelte radicali che ne definirono lo stile, lo portarono a essere distante da qualsiasi logica commerciale discografica. Furono proprio queste a determinare gli sconcertanti e purtroppo ricorrenti insuccessi di pubblico che, tristemente, furono l’unica vera costante della carriera.
5. Sul finire degli anni 50 Ciampi arriva a Parigi. Nella capitale francese il cantautore mise a punto un vero e proprio stile musicale, in grado di caratterizzare la propria produzione: atmosfere crepuscolari, versi scarni, pathos. Il tutto, reso da una voce roca e cavernosa; canzoni che al giorno d’oggi sono “invecchiate” benissimo e che rendono preziosa l’intera discografia nonché la grande stagione cantautorale di quegli anni.
6. Ma i primi dischi vengono registrati agli inizi degli anni 60. Tornato in Italia, Piero si trasferisce a Milano. Passato alla CGD diventa “cantante di scuderia”. Poiché in Italia, in quel periodo, le case discografiche cercavano di imporre sul mercato la figura del cantautore sul “modello francese”. Fu così che Ciampi diventò “Piero Litalianò”; una operazione commerciale che, neanche a dirlo, non portò alcun risultato.
7. Enrico de Angelis al tempo di lui scrive: “Il cantante di domani lo lanceranno come un detersivo […], l’industria della canzone si aggiorna. Ormai si creano successi prefabbricati. Questo giovanotto si chiama Piero Litalianò e il suo nome, fra qualche mese, sarà sulla bocca di tutti: sono già pronti i dischi, i manifesti e gli slogan pubblicitari. Fra sei mesi, un anno al massimo, Piero Litalianò sarà popolare come Mina. È il cantante nuovo costruito scientificamente per il 1962. […] Lo hanno fatto in provetta, è un prodotto industriale. Il gioco è fatto. La fortuna è arrivata al momento giusto, ora basta afferrarla e tenerla stretta”.
8. Ciampi, dopo aver concluso il periodo milanese, cerca di vivere scrivendo canzoni più orecchiabili che, però, non portano al tanto sospirato successo. Gli va decisamente meglio come autore per altri artisti: scrive per Gigliola Cinquetti Ho bisogno di vederti, con cui la cantante veronese arriva quarta a Sanremo nel 1965. Ma è sul finire degli anni 60 e (soprattutto) con l’inizio degli anni 70, che l’Italia dei cantautori, e non solo quella, si accorge del suo talento.
Per concludere
9.
a – Ciampi trascorse gli ultimi anni della propria vita nella sua Livorno, che amava definire “la città più difficile per tutti”. Fu visto l’ultima volta in città il 6 marzo 1979, all’Osteria dei Terrazzini, conosciuta anche come Enoteca Mannari.
b – Ogni anno, il 6 marzo, è consuetudine ritrovarsi in quell’osteria per una bicchierata in ricordo di Piero, amico e bevitore. Molti non ci sono più, molti invece non sanno che egli cantasse o scrivesse canzoni.
c – Piero Ciampi è morto il 19 gennaio 1980, a Roma, per un cancro alla gola.
d – Dopo la morte è stato sovente dimenticato, esattamente come in vita. Sebbene l’impegno di Gino Paoli e di Fabrizio De André (il quale non smise mai di ritenere opportuno “pagar pegno a Ciampi”), abbia contribuito in maniera determinante a sdoganarne l’opera. Artisti come La Crus e Bobo Rondelli, anche lui di Livorno, ancora oggi onorano la memoria dell’artista cantando ai propri concerti diverse sue canzoni. Intensa e meravigliosa la versione de Il Vino dei La Crus.
La morte mi fa ridere, la vita no!
(Piero Ciampi)
9 canzoni 9 … di Piero Ciampi