Il primo incendio il 29 dicembre, l’ultimo il 9 gennaio. Tre intimidazioni in meno di quindici giorni. Siamo nella Sibaritide, in Calabria, e la vittima è l’imprenditore turistico Luigi Sauve, proprietario del Minerva Resort Club, una delle maggiori strutture ricettive della costa jonica cosentina. Due giorni prima di San Silvestro le fiamme hanno distrutto la sala Giunone, poche ore prima che questa venisse addobbata per ospitare il banchetto di un matrimonio. Il 5 gennaio è stata incendiata l’auto di uno suo stretto collaboratore. Il rogo ha interessato anche un altro mezzo, di proprietà del padre. L’ingegnere Sauve ha infine visto andare in fumo pure la lavanderia del villaggio turistico Marlusa. L’incendio si è verificato il 9 gennaio e sul posto sono intervenuti i carabinieri della tenenza di Cassano che hanno avviato le indagini. La dinamica e le modalità avvalorano il sospetto che dietro l’escalation di incendi ci sia la ‘ndrangheta che sta vivendo momenti di frizione dopo l’omicidio del boss Leonardo Portoraro del 6 giugno scorso, ritenuto dagli inquirenti il garante di una pace mafiosa che assicurava alle varie cosche del luogo la spartizione di appalti, traffico di droga e armi.
Le fiamme, spente dopo 12 ore dai vigili del fuoco, hanno distrutto anche alcune lavatrici industriali e il deposito della biancheria. Solo nell’ultimo episodio i danni subiti dalle imprese di Sauve ammontano a circa 150mila euro. Danni che vanno sommati a quelli provocati alla sala Giunone del Minerva Resort Club che superano i 200mila euro. Romano e allo stesso tempo calabrese per scelta, Sauve è uno dei più importanti imprenditore dell’alto cosentino. Le sue strutture ricettive contano più di 3mila posti letto e danno lavoro a 500 persone.
Gli accertamenti sul rogo alla lavanderia sono ancora in corso, ma sembra chiara la matrice dolosa dell’incendio che è già emersa, invece, per le fiamme appiccate il 31 dicembre. Non c’è dubbio che chi ha agito lo ha fatto in un contesto di criminalità organizzata. Fuori dalla sala Giunone, infatti, è stata trovata una tanica di benzina vuota da venti litri e questo fa il paio con i piccoli furti e i danneggiamenti subiti dal Minerva Resort nei mesi scorsi. Non è escluso che il vuoto di potere provocato dall’assenza del capocosca Portoraro possa avere creato uno scontro tra le varie anime criminali della Sibaritide che, adesso, stanno ridiscutendo gli equilibri mafiosi.
Gli inquirenti stanno visionando i filmati delle telecamere a circuito chiuso presenti nelle strutture colpite. Nei video sperano di trovare elementi che possano ricondurre a chi ha appiccato le fiamme quantomeno alla sala Giunone e alla lavanderia del villaggio Marlusa. Se non sono state già trasmesse dalla Procura di Castrovillari, le indagini dei carabinieri passeranno presto alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. D’altronde che l’imprenditore sia vittima di “un’iniziativa mafiosa” lo dice anche il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, esprimendo solidarietà all’ingegnere Sauve “per l’ennesimo attentato consumato a scapito della sua attività imprenditoriale, attentato che concretizza un danno per tutta la Sibaritide”.
“Si tratta – aggiunge il sindaco – ancora una volta di un’iniziativa mafiosa che ha l’intento di intimidire, tanto colui che viene direttamente colpito, quanto tutti i coraggiosi e lungimiranti imprenditori del territorio, che non hanno paura di credere e investire nello sviluppo della Calabria. Ritengo sia opportuno e necessario che gli organi istituzionali nazionali concentrino sulla Piana di Sibari e sulle complesse dinamiche criminali che in essa si manifestano la giusta attenzione”. Servono, conclude il sindaco, “urgenti misure per tutelare le attività imprenditoriale italiane, di cui sono titolari coloro che investono denaro per lo sviluppo del turismo, creando reali posti di lavoro. Anche sotto questo profilo, siamo l’ultima ruota del carro”.
Venerdì a Marina di Sibari si è recato il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. “A Napoli bombe, in Calabria incendi – è stato il suo commento – Questi vermi delle mafie vogliono uccidere l’economia delle persone oneste. Quelle persone che ogni mattina si alzano e vanno avanti con il sudore del loro lavoro. Questo è il vero scontro di valori. Le mafie sono infami, sfruttano e depredano chi lavora, ma lo Stato darà sempre più una risposta dura e decisa. Devono essere cancellate perché la società è dei lavoratori e non degli sfruttatori”.
Deluso ma non demoralizzato. A pochi giorni dalle intimidazioni, l’imprenditore Luigi Sauve vuole andare avanti: “Questa escalation di intimidazioni – dice – ha riguardato punti nevralgici del villaggio. Mettere di nuovo in piedi una sala che ospitava 1500 persone sarà drammatico. Così come la lavanderia che serviva l’intero il resort e dove c’era tutta la biancheria e il tovagliato delle tre strutture. Sono stato sentito dai carabinieri. Francamente non ho una mia teoria su quello che è successo”.
Per molti anni nessuno ha creato problemi alla società che gestisce il resort. Anche perché, impiegando 500 persone, tutte del territorio, l’impresa di Sauve è una boccata d’ossigeno in una zona con un’altissima percentuale di disoccupati. L’imprenditore romano adesso sta aspettando che l’autorità giudiziaria dissequestri la sala Giunone e la lavanderia: “Tra quattro mesi dobbiamo essere aperti al meglio delle nostre possibilità perché la stagione estiva è implacabile e non aspetta nessuno. Dobbiamo dimostrare ai nostri ospiti che non è successo niente di grave”.
Proprio per questo “il messaggio che manderei a tutte le persone e agli operatori del territorio – si sfoga Sauve – è che dobbiamo assolutamente fare quadrato. Dobbiamo stare insieme il più possibile. Io sono stato colpito perché sono il più grosso del territorio ma intuisco che i miei colleghi albergatori non sono proprio sereni. Evidentemente è un’azione trasversale e nessuno di noi è in grado di valutare da che parte stia venendo. La Calabria è un posto bellissimo. Quello che mi rammarica, da calabrese per scelta, è che purtroppo in Italia la Calabria è considerata lo zero assoluto”.
Basti pensare che a parte la visita del presidente della Commissione parlamentare antimafia, nessun’altra istituzione nazionale ha espresso solidarietà a Sauve secondo cui “è stata una piacevolissima sorpresa che sia venuto il presidente Morra. Per il resto, a parte i carabinieri, le istituzioni a carattere nazionale non si sono fatte sentire. È necessario che il governo centrale faccia vedere che ci tiene alla Calabria perché sennò non ce la possiamo fare. Se questi incidenti fossero avvenuti ad aprile, io non avrei potuto aprire e non avrei dato lavoro a 500 persone. Il mio terrore è che, tra due mesi, in vista dell’apertura, mi facciano un altro scherzetto come questo. E io non apro”.
L’ingegnere Sauve, infine, conclude esprimendo altri suoi timori: “Ci possono essere delle persone interessate a scoraggiarmi e spingermi fuori per comprare a poco prezzo l’albergo, aspettando tempi migliori. Tra pochi anni si prevede di investire in questo territorio quasi un miliardo e mezzo di euro per rifare la statale 106 e tante altre cose. Questo mi inquieta molto”.