Lotta alla corruzione e decadenza morale: sono gli obiettivi di Andres Manuel Lopez Obrador (noto anche come Amlo), il nuovo presidente del Messico, con mezzi insoliti, suscitando critiche e proteste. Uno di questi è la crociata contro il cosiddetto ‘hauchicoleo‘, cioè il furto di combustibile, che sta mettendo in difficoltà l’approvigionamento di benzina in 7 dei 32 stati del paese, causando perdite di clienti e denaro alle imprese, ritardi nella consegna di merci e nell’arrivo dei cittadini sul luogo di lavoro nonché gravi incidenti come quello che sabato è costato la vita a 66 persone. Un fenomeno, quello del furto di carburante, che si calcola abbia causato perdite per 2.787 milioni di euro l’anno, e a cui Lopez Obrador ha deciso di porre fine chiudendo le valvole di almeno quattro dei 13 oleodotti di Pemex, l’azienda petrolifera pubblica messicana, per impedire alle bande di huachicoleros di sottrarre benzina dalle tubature. Il problema è che così si è bloccata anche la fornitura a decine di città negli stati di México, Michoacán, Guanajuato, Aguascalientes, Jalisco, Querétaro e Tamaulipas.

Solo la scorsa settimana, secondo la Coparmex (la Confindustria messicana), si sarebbero persi 58 milioni di euro in tre stati. Ma il governo assicura che il piano sta iniziando a dare i suoi frutti, e che già nei primi giorni ha permesso di risparmiare 116 milioni di euro. Il maggiore timore degli imprenditori è che le difficoltà nel rifornimento combustibile si prolunghino ancora, mentre in alcune delle regioni più colpite si possono sopportare gli effetti della crisi solo per un’altra settimana, prima che le perdite diventino irreversibili. All’origine del problema non c’è la mancanza di materia prima, bensì le difficoltà nel distribuirla. La gran parte del combustibile in Messico viene infatti ripartita attraverso 17.000 chilometri di condotti di Pemex.

Le bande dei huachicoleros hanno installato delle reti parallele per estrarre in modo permanente gli idrocarburi. Sanno infatti in che giorno si muove il combustibile di cui hanno bisogno e possono così perforare i tubi al momento giusto. Un’informazione che ricevono da impiegati della stessa Pemex, secondo le autorità e altri specialisti. Ecco perché Lopez Obrador ha ordinato di chiudere i rubinetti di alcuni oleodotti e di distribuire diesel e benzina con carri-cisterna. Pemex ha un parco di 1600 veicoli, e per far fronte alla domanda ne ha affittati altri 3400, con risultati però insoddisfacenti, secondo gli imprenditori. Ma la battaglia contro il huachicoleo si sta facendo anche a livello investigativo, seguendo il percorso dell’enorme flusso di denaro generato dai furti.

E’ in questo modo che l’Unità di Intelligenza Finanziaria (Uif) ha scoperchiato un’intensa rete di riciclaggio che coinvolge politici, ex-funzionari di Pemex e imprenditori di otto stati messicani. Finora si sono scoperte operazioni di riciclaggio del denaro sporco per 464 milioni di euro tra il 2017 e 2018. Il prossimo passo sarà l’approvazione, da parte del Parlamento, di un emendamento che consideri il furto di combustibile come reato grave. In molti casi infatti gli accusati di huachicoleo finiscono per essere assolti.

La lotta contro la corruzione passa anche dal ‘riformare’ e ispirare un nuovo pensiero nei messicani. Durante la campagna elettorale Lopez Obrador si era infatti impegnato a trasformare il Messico dalle basi, la famiglia e i valori, per creare una “costituzione morale”. Lo strumento scelto in questo caso è una sorta di decalogo, il “Libretto morale”, che farà arrivare a 8,5 milioni di persone beneficiarie dei programmi sociali. Si tratta dell’adattamento dell’omonimo saggio scritto dal filosofo messicano Alfonso Reyes 75 anni fa. Una guida morale contro la decadenza che vive il paese, soffocato secondo Obrador da corruzione, mancanza di opportunità e perdita di valori. Ma molti hanno trovato alcune delle sue affermazioni troppo simili a quelle di un comandamento religioso, tese più a far sentire in colpa che a ispirare il bene proprio e della comunità, e in contrasto con la laicità dello Stato messicano. La vera domanda però è quanti lo leggeranno.

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