“Ho voluto dare una lezione di vita, più che di gioco”. Dopo aver ritirato dal campo i suoi ragazzi dell’Under 13, perdendo a tavolino una partita che stava vincendo, perché i genitori della squadra avversaria insultavano il giovane arbitro, neanche 14enne, Marco Giazzi parla e spiega come è nato il suo gesto. L’allenatore dell’Amico Basket Carpenedolo non ha esitato un attimo perché “dobbiamo far capire che chi si comporta male deve essere l’eccezione”, dice a Ilfattoquotidiano.it. Ha voluto raccontare quanto accaduto in un post su Facebook, rimbalzato di bacheca in bacheca, arrivando sul tavolo del presidente della Fip, Gianni Petrucci. “Ho chiesto alla procura federale di aprire un’inchiesta – afferma il numero uno della Federbasket a IlFatto.it – per accertare come siano andate le cose. Mi limito a dire che i gesti di buon senso e l’educazione vanno difesi”.
La ricostruzione – Quanto accaduto domenica mattina durante una partita del campionato Under 13 lo ha raccontato Giazzi su Facebook, partendo da un concetto: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di segnali forti nello sport giovanile”. Poi la ricostruzione: “Salto a due e subito dagli spalti ‘fischi solo a loro, eh ma guarda, è passi, è fallo, non ci vedi?’, con intensità sempre maggiore. Finisce il primo quarto, siamo sopra – scrive l’allenatore del Carpenedolo – Inizia il secondo, la musica non cambia, sempre la stessa “è un massacro, e i falli, e le mani addosso, non ci vedi, quello è antisportivo, e questo non lo vedi?”. I ragazzi si innervosiscono, aumentano le scorrettezze in modo proporzionale alle proteste del pubblico”. All’intervallo, la squadra è sopra di 10 punti. “Si riparte con la terza frazione, fallo tecnico a un giocatore, che ha perso le staffe. La platea impazzisce, “tu sei un criminale, gli hai fatto male apposta”, “che cazzo dai tecnico, vergognati coglione, vai a rifare il corso, quanto ti pagano?”, di più, di più e ancora di più”, continua l’allenatore che è anche un formatore di arbitri e quel ragazzo, classe 2005 e alle prime armi, l’ha plasmato proprio lui. Sopra di 10, ancora insulti e Giazzi decide di reagire: “Mi avvicino ai genitori sugli spalti e dico: “Vi state rendendo conto di cosa sta succedendo? Noi qui in campo stiamo giocando a basket tutti insieme, ci lasciate fare ciò che ci piace in pace? E poi, potete smettere di protestare e insultarci?”. La replica dei genitori, stando al racconto dell’allenatore, è sulla stessa lunghezza d’onda: “La risposta non è tardata. “Vergognati, deficiente, non devi dire a noi quello che dobbiamo fare, e poi la tua squadra non gioca a basket, chiamalo rugby o pugilato ma il basket è un’altra cosa” – spiega ancora – Gara sospesa nel terzo quarto, sul +10 per noi. Ritiro la squadra e spiego ai ragazzi la scelta”. Giazzi aggiunge di aver chiesto l’omologazione 0-20, partita persa a tavolino insomma, “perché è stata una mia scelta il non voler giocare in questa situazione, e sinceramente né per me né per i miei ragazzi conta vincere ma fare ciò che ci piace nel clima più sereno possibile”.
Il coach al Fatto.it: “Una lezione vita” – La sua storia ricorda quella di Alessio Birindelli: nel 2013 decide di fermare la squadra giovanile del Pisa che allenava per una rissa sugli spalti tra genitori. E venne squalificato dalla Figc. Giazzi ha preso una decisione simile perché l’arbitro “era scosso”. “Lo conosco personalmente, l’ho formato io. Prima di domenica aveva arbitrato meno di dieci partite. Ma non è questo il punto”, dice al Fatto.it. E quale, quindi? “Bisogna lanciare un segnale. Sinceramente l’ho fatto quasi in maniera involontaria perché non pensavo che il mio post avrebbe avuto questa eco. Intendevo dare una lezione di vita, prima che di gioco, ai miei ragazzi”. L’allenatore del Carpenedolo ripercorre i momenti di quella decisione: “Ho chiesto ai ragazzi se si stessero divertendo a giocare in quel clima, mi hanno detto di no. Così non ci ho pensato una volta in più. Negli spogliatoi ho spiegato il perché di quella decisione e loro hanno capito perché hanno fiducia in me e a quell’età, ovviamente, vincere o perdere è l’ultimo dei problemi”. Giazzi è tranquillo, ha ricevuto supporto a livello federale e la rassicurazione sul fatto che quanto accaduto verrà approfondito. Un aspetto confermato al Fatto.it dal presidente Petrucci. Ma i genitori avranno capito? Il coach ci spera: “Sì, credo che sia servito anche a loro – continua – Invito sempre papà e mamma dei miei ragazzi a dissociarsi quando qualcuno protesta. Chi si comporta male sugli spalti dev’essere l’eccezione. E gli altri devono aiutare, con i loro comportamenti, a far comprendere l’errore”. Intanto lunedì sera si torna in palestra e mercoledì c’è già un’altra partita da affrontare: “Farò allenamento normalmente per preparare il match. Ma con la consapevolezza di aver toccato un nervo scoperto, vista la reazione sui social e la risposta della Federazione”.