Società

Blue Monday, il giorno più triste dell’anno è una bufala per farci fare più acquisti

Uno psicologo inglese ha inventato la “bufala”, non validata scientificamente, per cui il terzo lunedì di gennaio sarebbe il giorno più triste dell’anno definendolo Blue monday. Si basa su sue congetture legate al clima freddo, almeno nell’emisfero nord, e alla distanza fra le feste natalizie e pasquali. Si tratta chiaramente di una provocazione che ha il fine commerciale di stimolare, per reazione, le persone agli acquisti. L’aspetto positivo può essere quello di costringere le persone a riflettere sulla sofferenza propria e degli altri.

Una signora di 40 anni mi parla della sua tristezza perché l’ennesimo tentativo di fecondazione assistita è andato a finire male. Nota tutte le donne con figli e immagina la loro felicità mentre lei sprofonda nel rancore e nella tristezza per non sentirsi in grado di dare una vita. Un signore, mio coetaneo, di 62 anni ha scoperto da poco di essere affetto da un tumore molto grave. Mi guarda e afferma che per me, che sto bene, è facile mentre lui sente lo spettro della solitudine e della morte. Un paziente di 55 anni ha una vita perfetta; un lavoro molto soddisfacente, molto denaro una moglie che lo ama e due bravissimi figli. Eppure soffre ciclicamente di depressione che giunge improvvisamente senza motivi apparenti e che lo lascia annichilito fino a quando, con l’uso di farmaci e colloqui, dopo uno o due mesi riemerge. Ora che sta bene non sa capacitarsi del motivo per cui a distanza di decenni per tre volte nella sua vita è caduto in questo buco nero.

Da circa 35 anni lotto contro la depressione e la sofferenza dei miei pazienti. Fortunatamente negli ultimi anni i risultati sono molto buoni con oltre l’80% di guarigioni e circa un 10-15% di miglioramenti parziali. Rimangono però casi, fortunatamente isolati, di pazienti che non migliorano e che mi mettono a confronto con la profondità della sofferenza. In queste situazioni noi medici ci sentiamo impotenti, cerchiamo aiuto inviando il paziente a colleghi o perseveriamo nelle cure psicologiche a lungo termine perché abbiamo fede. La fiducia deriva dal fatto che abbiamo avuto esperienze complesse.

In queste situazioni ricordo sempre dentro di me il caso di un paziente che ho seguito in psicoterapia, con il supporto farmacologico di un collega, per sette anni prima di vedere un miglioramento. Ora che sta bene quando circa una volta all’anno viene a trovarmi provo ancora l’emozione di avvertire l’abisso di sofferenza che lo attanagliava. Ecco proprio questa capacità di avvertire e poter sentire emotivamente le emozioni degli altri è la risposta alla sofferenza perché permette la condivisione e lenisce il senso di solitudine. In termini psicologici la capacità di avvertire ciò che gli altri provano viene definita empatia e ha un riscontro neurologico, scoperto con la risonanza magnetica, nei neuroni specchio. Si tratta di siti cerebrali che, come appunto in uno specchio, si attivano, similmente a quelli del nostro interlocutore, quando lui attua una sua azione o ci rende partecipe di una sua emozione.

L’augurio per il Blue Monday, anche se non esiste scientificamente, non è quello di affogarlo nei consumi ma di sapere avvicinare le persone che ci stanno accanto per descrivere le nostre emozioni e ascoltare le loro. Questo ci arricchirà come esseri umani.