L’autore con Eduardo Frederico Flydjwa dei Fulnio del Pernabuco durante un intervista per Der Spiegel per denunciare la situazione indigena
Faccio seguito al mio precedente post sulla situazione degli indigeni in Brasile. Devo farlo poiché sono profondamente e totalmente coinvolto, vivendo in Brasile e condividendo materialmente la mia sede con tribù indigene che ospitiamo regolarmente e con le quali facciamo da anni ricerca spirituale e culturale, nonché progetti diversi. Tramite il web e anche direttamente ho a che fare con diverse persone e gruppi coinvolti nella situazione indigena, per ragioni spirituali, culturali, emotive. Diversi amici in Italia stanno pensando di avviare concretamente azioni di sensibilizzazione, motivati principalmente dai toni assunti dal nuovo governo brasiliano.
Questo è molto positivo. Ma è molto importante essere seri, informati e non (come quasi sempre accade) seguire l’emotività del momento, per poi dimenticare tutto alcuni giorni o al massimo settimane più tardi.
In primo luogo l’emergenza umanitaria è planetaria. C’è un genocidio in atto in Congo, tanto per fare un esempio tra decine. Ci sono situazioni gravi ovunque. Nessuno sembra accorgersi mai di niente fino a quando, non i media, ma i mass-media, non si degnano di passare qualche notizia. Se le persone coscienti fossero sempre coscienti, sempre connesse, smetterebbero di consumare adesso, all’istante. Via la carne, via i telefonini, via le plastiche, via la Quinoa, via il fottuto zucchero di canna, via la benzina, via tutto. Per la semplice ragione che qualsiasi prodotto, sia di massa, che elitario, che alimentare, che radical-chic, trova il suo corrispettivo di sfruttamento da qualche parte nel mondo. Persino la diffusione della spiritualità, nella quale sono direttamente e profondamente coinvolto, sta diventando un mercato. L’altro giorno ho trovato nel web il “kit dello sciamano”, uno scatolone da supermercato con dentro tutti gli accessori e gli ammennicoli, venduto da due guitti che hanno pure scritto un libro sulla via dello sciamano.
Quindi attenzione. Poiché il punto non è Bolsonaro, come in Italia non è Salvini. Questi personaggi difficili da digerire sono solo i rivelatori di una situazione grave ben più profonda. Sono solo l’immagine riflessa di uno sfacelo generale, che avviene anche alla base.
Ma veniamo agli indigeni in Brasile. Il genocidio è in atto da 500 anni. Non ve ne eravate accorti? Infatti sono solo 900.000, su quasi 220 milioni di abitanti provenienti, come un’invasione di cavallette, da fuori. Il problema della demarcazione delle terre aveva sollevato l’indignazione di popolazione consapevole e numerosi artisti brasiliani già uno o due anni fa, all’epoca dell’ostico Temer. L’ingresso di ruspe e militari in Rondonia (Stato del Brasile, nda) avveniva già nel 2018, che Bolsonaro non c’era ancora.
Gli indigeni, con cui parlo personalmente, più che di perdere terre, patire per leggi restrittive, cose odiosissime da evitare a qualunque costo, hanno il terrore di essere uccisi dai fazenderos. Assassini con la maschera da produttori di carne. Sono gli stessi che devastano e deforestano l’Amazzonia. Sono padroni ricchissimi, in grado di corrompere chiunque, non c’è bisogno che arrivino i fascisti a dargli una mano, spesso la polizia li ha spalleggiati, da sempre. Hanno sempre fatto quello che volevano. La situazione è pericolosissima. Si tratta di gente che uccide senza nessuna remora, anche sparando alle spalle. Io stesso pubblicando questo post mi assumo la mia piccola dose di rischio.
Tutto questo non accade adesso, non avviene da qualche anno e nemmeno da decenni, ma da secoli. Siamo tutti responsabili. La fame, l’avidità dell’uomo bianco ha devastato il pianeta. La carne prodotta a tonnellate in Brasile e in generale in Sudamerica viene esportata anche in Europa, e così pure il legname e altri prodotti. È perfettamente inutile strabuzzare gli occhi per una foto, scandalizzarsi per un articolo e poi passare 80 anni da consumatore di carni, plastiche, spezie, telefonate e viaggi organizzati.
Nel 2017 e 2018, ma anche in tutti gli anni precedenti ci sono stati massacri di indios in tutte le foreste del Brasile, per mano di fazenderos, madereiros (sfruttatori di legname), proprietari terrieri, cercatori d’oro. Senza contare le dighe di aziende private che lavorano per il governo, che hanno distrutto buona parte del territorio, spesso lasciando senza acqua a livelli letali interi popoli. Per i massacri, a parte qualche articolo di giornale e le denunce di Survival nessuno ha mai battuto ciglio perdio. Di sicuro l’arrivo di Bolsonaro non è una garanzia per il miglioramento delle cose, anzi la situazione potrebbe precipitare. La tensione è altissima, ma ha il vantaggio di far prendere coscienza a un sacco di gente. Ben svegliati amici! Ben venuti alla fine del mondo. C’è ancora posto! Anche se la festa era già cominciata duecento anni fa.