Il paradosso di chi dovrebbe garantire un lavoro a chi non ce l’ha e che, invece, dopo oltre 15 anni di precariato, rischia in prima persona il posto. Accade a 166 dei 328 dipendenti di Capitale Lavoro spa, la società in house della Città Metropolitana di Roma Capitale, la ex Provincia di Roma. In seguito alla riforma Delrio del 2014 i dipendenti pubblici della Città Metropolitana impiegati nei Centri per l’impiego sono passati alla Regione Lazio, lasciando aperta la questione dei lavoratori di Capitale Lavoro S.p.A, in servizio a loro volta nei Centri per l’impiego. ‘Sulla carta’ avrebbero dovuto fare da supporto, ma da tre lustri operano “in sostituzione di personale”. E tuttora si ritrovano senza alcuna garanzia sul futuro proprio alla vigilia della rivoluzione legata al reddito di cittadinanza che coinvolgerà i Centri per l’impiego. Questo accade, da un lato perché sul tema del trasferimento delle funzioni, previsto dalla legge Delrio, il Lazio è l’unica Regione a non aver legiferato e, dall’altro, perché il recente accordo tra l’Ente e Cgil, Cisl e Uil prevede l’affitto per due anni del ramo d’azienda alla partecipata regionale Lazio Crea spa, ma senza alcuna garanzia sul definitivo trasferimento. “Un accordo che mette a rischio occupazionale i lavoratori e non potenzia di fatto i Centri per l’impiego della ex provincia di Roma che si apprestano ad affrontare la sfida del reddito di cittadinanza”, denuncia l’Usb, che a dicembre ha dichiarato lo stato di agitazione del personale.
QUINDICI ANNI AGLI SPORTELLI SENZA GARANZIE – Questi lavoratori della società Capitale Lavoro Spa, impiegati nei Cpi della Città metropolitana di Roma Capitale, hanno infatti acquisito competenze specifiche nelle politiche attive del lavoro, perché erano e sono tuttora agli sportelli dei centri, con meno garanzie rispetto agli amministrativi. In particolare hanno visto assumere i candidati al concorso bandito dalla Provincia di Roma, all’epoca gestita da Nicola Zingaretti. Un concorso sul quale il 18 dicembre 2012 il senatore leghista Alberto Filippi presentò un’interrogazione parlamentare, segnalando tra gli assunti diversi familiari di politici, dipendenti e dirigenti della Provincia. Tutti assunti per le proprie competenze, per carità. Ma di fatto, in questi anni, mentre molti assunti per concorso finivano in vari uffici della Provincia, agli sportelli ci sono rimasti soprattutto loro, i dipendenti ‘ceduti’ da Capitale lavoro “svolgendo quel lavoro al pari dei colleghi di ruolo, in sostituzione del personale, con stipendi minori, senza tutele e precari”, racconta una dipendente a ilfattoquotidiano.it.
L’USB CONTRO L’ACCORDO – “I lavoratori della società impiegati nei Cpi, in particolare negli sportelli aperti al pubblico – conferma l’Usb – svolgono le medesime funzioni dei dipendenti pubblici, in palese sostituzione di personale, senza un reale riconoscimento, nonostante siano indispensabili ai Livelli Essenziali di Prestazione dei Cpi”. Eppure anche nell’accordo siglato con la Regione il 5 dicembre 2018, il personale in questione viene considerato come mero supporto per i Centri dell’impiego. D’altronde lo stesso assessore al Lavoro e Nuovi diritti della Regione Lazio, Claudio Di Berardino, spiegando a luglio 2018 che la giunta regionale era impegnata “nella predisposizione di tutti gli atti necessari” che riguardavano il personale di Capitale Lavoro, sottolineava anche che questi dipendenti già si occupavano delle “attività di supporto ai centri per l’impiego dell’area romana”. Secondo l’Unione sindacale di base “va perseguita unicamente la strada della loro internalizzazione nei ruoli regionali alla pari dei loro colleghi inquadrati nel pubblico impiego, anche in virtù dalle numerose uscite che ci saranno per i pensionamenti”.
DA ‘CEDUTI’ AD ‘AFFITTATI’ – L’accordo sindacale del 5 dicembre 2018 denominato ‘Rafforzamento Centri per l’Impiego’ tra la Regione Lazio e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil va in un’altra direzione. Si prevede l’affitto per due anni del ramo d’azienda di Capitale Lavoro S.p.a., in pratica solo la parte dei lavoratori che operano nei Cpi. Una cessione che l’Usb ritiene “illegittima, in quanto la società Capitale Lavoro non aveva costituito rami d’azienda, ma applica un modello aziendale a matrice e supporta l’Ente proprietario nelle funzioni fondamentali relative a specifici campi di attività”. I lavoratori ribadiscono che non possono più essere considerati dei “supporti”, dal momento che vengono retribuiti direttamente dalla Pubblica Amministrazione da quasi 36 mesi. Peraltro si tratta di una soluzione, quella dell’affitto, che lascia dubbi in merito alla copertura finanziaria che rimanda a eventuali possibilità previste da future leggi dello Stato. A riguardo va sottolineato che il finanziamento dei Centri per l’Impiego proviene solo per il 25% dalla Regione Lazio e per il restante 75% dall’Anpal del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.