Economia

Crescita, Fmi taglia la stima del Pil 2019 a +0,6%. Rivista al ribasso tutta l’Eurozona. Italia inserita fra “maggiori rischi globali”

Presentato a Davos l'aggiornamento del World Economic Outlook: la previsione della crescita italiana identica a quella di Bankitalia. La nostra frenata, insieme a quelle di Germania e Francia, pesa anche in Europa. Analisi dei rischi: occhi su Brexit e guerra dei dazi. Ma anche sugli "spread italiani". Salvini replica: "È il fondo monetario a essere una minaccia"

Il Fondo monetario internazionale taglia allo 0,6%, dall’1% di ottobre, la previsione di crescita per l’Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l’anno successivo.  Una revisione della stima al ribasso identica a quella indicata nel bollettino economico di Banca d’Italia0,4 punti sotto le stime del governo già riviste al ribasso a dicembre. Il taglio del Fmi è contenuto nell’aggiornamento del World Economic Outlook presentato a margine del Forum economico mondiale di Davos. Il rapporto inoltre inserisce tra i principali fattori di rischio globali, oltre alla Brexit, anche la situazione finanziaria italiana. “In Europa continua la suspence su Brexit e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia”, ha detto il direttore della Ricerca del Fmi, Gita Gopinath, presentando l’outlook a Davos. “Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”, ha replicato il vicepremier Matteo Salvini.

L’Italia – nel documento – è individuata con la Germania come uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l’Eurozona e comportato un calo dell’euro del 2% fra ottobre e gennaio. Insieme a quelle italiane infatti, Fmi riduce le attese per tutta l’Eurozona nel 2019, portandole a 1,6% (da 1,9%) e mantenendo il 2020 a 2,7%. Negli Usa invece la previsione di crescita è del 2,5% quest’anno e dell’1,8% il prossimo, perché a fronte di un calo dovuto al venir meno dello stimolo fiscale e ai tassi Fed in rialzo, è sostenuta da “forte domanda interna“. Nell’Eurozona pesano, invece, la frenata del Pil italiano e tedesco (1,3% per il 2019) e quella della Francia (1,5%) fra le proteste dei gilet gialli.

L’economia globale fronteggia “rischi significativamente più alti, alcuni dovuti alle politiche” intraprese dai governi, afferma il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, che ha aggiunto: “Significa che una recessione globale è dietro l’angolo? No“. Lagarde, facendo un’analogia con lo sci di fondo dove “è desiderabile avere visibilità, una leggera discesa, stabilità, pochi rischi e pericoli”, ha notato che oggi sciare è diventato più impegnativo e invita le autorità a “tenersi pronte se i rischi dovessero materializzarsi“.

La situazione italiana, la Brexit, i dazi 
“Gli spread italiani – si legge al primo punto della sezione sui rischi globali del World Economic Outlook – sono scesi dal picco di ottobre-novembre ma restano alti. Un periodo prolungato di rendimenti elevati metterebbe sotto ulteriore pressione le banche italiane, peserebbe sull’attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito”. L’analisi dei rischi prosegue poi con l’ipotesi di una “Brexit senza accordo dal carattere dirompente, con contagio all’estero, e un aumentato euroscetticismo intorno al voto europeo di maggio”. Rischi anche da una frenata peggiore del previsto in Cina, un’escalation commerciale, uno ‘shutdown’ prolungato negli Usa.

“Risolvere con la cooperazione, e velocemente, le dispute commerciali”: è l’imperativo pronunciato infatti dalla capo economista del Fondo monetario internazionale  Gopinath, a margine del Forum economico mondiale, avvertendo dei rischi di una crisi finanziaria e di un’economia globale già indebolita dalla guerra dei dazi. Gopinath si è soffermata anche su Brexit: “Risolvere immediatamente” lo stallo, se non si viole continuare a creare incertezze che pesano sulla crescita. Il Fmi lancia l’allarme sull’eventualità che, alla scadenza di marzo, le autorità britanniche arrivino a una Brexit senza accordo (no-deal): l’impatto sulla crescita di lungo termine “è di 5-8 punti percentuali“, ha avvertito la capo economista.