Se una donna uccide un’altra donna per via di stereotipi sessisti che deviano il discorso sulla cultura del possesso e sulla criminalizzazione della donna in una questione relazionale si tratta, anche in questo caso, di femminicidio. Perché il femminicidio non è tale solo se a compierlo è un uomo e perché si tratta di un delitto compiuto al fine di annientare una donna attribuendole un preciso ruolo di genere. Quale ruolo di genere più classico e stereotipato se non quello della rivale malefica che, secondo l’altra, ti toglie la possibilità di vivere un rapporto amoroso? Se la reo confessa assassina avesse usato un minimo di razionalità avrebbe attribuito la responsabilità della fine del rapporto a lui, certamente in grado di porvi fine per propria decisione. Dunque perché uccidere l’altra? Perché poi tirare fuori le stesse storie che usano altre persone in altri episodi di questo genere? Raptus? Gesto non premeditato? E la pigli a martellate più e più volte?
Se la cultura del possesso è uno dei motivi che impediscono il riconoscimento del consenso o dissenso di una donna quando lascia un uomo, lo è anche nel caso in cui quella donna rappresenta il ruolo stereotipato della rivale in amore. Due donne in lotta per un uomo, un classico della visione maschilista del mondo. Come quando ci sono due uomini che si contendono le attenzioni di una donna. Quando si dice che Lui/Lei è mi@ e di nessun altr@ le scelte di solito possono essere due: quella di eliminare l’oggetto del contendere ovvero la persona che rifiuta di appartenere o quella di eliminare la o il rivale. Si tratta solo di un’altra faccia della stessa medaglia. Si ignora la capacità di scelta del soggetto che vuole andare altrove e si identifica nella persona uccisa la causa di tutto.
Quando un lui uccide il rivale in amore rientra nella cornice del femminicidio. Alcun* la chiamano vittima collaterale ma non lo è. È come quando lui uccide i figli perché lei lo ha lasciato. Anche quello rientra nella stessa cornice. Se per femminicidio intendiamo ogni tipo di violenza esercitata al fine di annientare una donna, il suo mondo, le sue relazioni, le sue scelte di vita, dunque perché non dovrebbe essere definito tale questo delitto? Se non è possibile inserire questo assassinio all’interno della stessa cornice allora non capisco. Il mondo di una donna è profondamente leso dall’imposizione di ruoli di genere. I ruoli sono di questo tipo: la cura per figli e marito, ruolo riproduttivo, quello di donna fedele che non lascerà mai un uomo, quello di una donna che non può dire mai di no a un approccio sessuale perché stereotipo vuole che lei sia considerata un oggetto, quello di un capo che non valorizza la collega o l’impiegata considerandola inferiore perché donna, quello che caratterizza una relazione secondo una visione sessista. Lei in quanto oggetto di attenzioni e non come persona. Tolto l’oggetto, dunque, l’altra potrà avere spazio in una relazione.
Dunque facciamo finta che sia così, a prescindere da come andrà l’arresto, il processo e via di seguito, considerare un oggetto del desiderio maschile la donna che viene uccisa significa adottare la stessa visione che usa un uomo quando evita di considerare la donna come persona dalla propria volontà e soggettività. Da un oggetto non ci si aspetta un rifiuto. L’oggetto deve fare quello che gli si dice altrimenti paga con la propria vita l’atto di disobbedienza. Ecco perché tutto ciò rientra nelle stesse dinamiche del femminicidio.
A me quel termine non piace molto proprio perché è stato frainteso, è diventato l’equivalente dell’omicidio di una femmina da parte di un maschio. Ecco perché preferisco parlare di violenza di genere. Una violenza esercitata perché si attribuisce all’altra un preciso ruolo di genere. Questo significa che in questo tipo di violenza rientra la vittima all’interno di una coppia lesbica, l’assassinio di una persona trans perché trans, per esempio. Lasciare che la violenza di genere sia confusa col resto è come annullare la possibilità di studiare forme di prevenzione che risiedono solo in una battaglia contro la cultura sessista che determina tale violenza. Se così non è allora come possiamo interpretare diversamente questo delitto? Togliendo i soliti “anche le donne uccidono”, cosa di cui siamo più che consapevoli e che comunque non annulla il fatto che la violenza di genere sia commessa per motivi precisi, trovo che ragionare di questo tipo di delitti senza cadere nella trappola dell’indifferenza nei confronti di un’assassina perché donna sia necessario.
Una donna che uccide il marito lo fa più spesso perché lui è violento. Lo uccide nel sonno, solitamente, perché ha paura di lui e non potrebbe sopraffarlo altrimenti. L’assassinio che lei compie non è giusto, potrebbe divorziare, questa dovrebbe essere la soluzione. Ma questa è la lettura da usare per prevenire questo tipo di crimini. Una donna che uccide un lui perché lo vuole tutto per sé non può essere considerata fuori contesto. Chiamatela violenza relazionale ma le dinamiche sono praticamente le stesse. Una donna che uccide l’altra donna, invece, non fa altro che perpetuare una cultura che appartiene a una visione sessista delle relazioni. Che altro? Parliamone. La mia è una proposta di discussione.
Nb: a margine di queste considerazioni aggiungo un altro spunto di riflessione. Quando una donna uccide un’altra donna l’assassina viene giudicata non solo per il delitto commesso ma, con una carica d’odio forcaiola orribile, anche attraverso criteri “sessuali”. Perciò, come potete vedere dai commenti sotto, questa donna non sarà solo un’assassina ma esiste l’aggravante della “faccia da troia”. Si tratta di sessismo veicolato da donne. Poi non dite che non c’è bisogno di tanto femminismo.

Eretica
Precari(A)
Cronaca - 21 Gennaio 2019
Donna carbonizzata a Brescia: se a uccidere è un’altra donna, si tratta di femminicidio?
Se una donna uccide un’altra donna per via di stereotipi sessisti che deviano il discorso sulla cultura del possesso e sulla criminalizzazione della donna in una questione relazionale si tratta, anche in questo caso, di femminicidio. Perché il femminicidio non è tale solo se a compierlo è un uomo e perché si tratta di un delitto compiuto al fine di annientare una donna attribuendole un preciso ruolo di genere. Quale ruolo di genere più classico e stereotipato se non quello della rivale malefica che, secondo l’altra, ti toglie la possibilità di vivere un rapporto amoroso? Se la reo confessa assassina avesse usato un minimo di razionalità avrebbe attribuito la responsabilità della fine del rapporto a lui, certamente in grado di porvi fine per propria decisione. Dunque perché uccidere l’altra? Perché poi tirare fuori le stesse storie che usano altre persone in altri episodi di questo genere? Raptus? Gesto non premeditato? E la pigli a martellate più e più volte?
Se la cultura del possesso è uno dei motivi che impediscono il riconoscimento del consenso o dissenso di una donna quando lascia un uomo, lo è anche nel caso in cui quella donna rappresenta il ruolo stereotipato della rivale in amore. Due donne in lotta per un uomo, un classico della visione maschilista del mondo. Come quando ci sono due uomini che si contendono le attenzioni di una donna. Quando si dice che Lui/Lei è mi@ e di nessun altr@ le scelte di solito possono essere due: quella di eliminare l’oggetto del contendere ovvero la persona che rifiuta di appartenere o quella di eliminare la o il rivale. Si tratta solo di un’altra faccia della stessa medaglia. Si ignora la capacità di scelta del soggetto che vuole andare altrove e si identifica nella persona uccisa la causa di tutto.
Quando un lui uccide il rivale in amore rientra nella cornice del femminicidio. Alcun* la chiamano vittima collaterale ma non lo è. È come quando lui uccide i figli perché lei lo ha lasciato. Anche quello rientra nella stessa cornice. Se per femminicidio intendiamo ogni tipo di violenza esercitata al fine di annientare una donna, il suo mondo, le sue relazioni, le sue scelte di vita, dunque perché non dovrebbe essere definito tale questo delitto? Se non è possibile inserire questo assassinio all’interno della stessa cornice allora non capisco. Il mondo di una donna è profondamente leso dall’imposizione di ruoli di genere. I ruoli sono di questo tipo: la cura per figli e marito, ruolo riproduttivo, quello di donna fedele che non lascerà mai un uomo, quello di una donna che non può dire mai di no a un approccio sessuale perché stereotipo vuole che lei sia considerata un oggetto, quello di un capo che non valorizza la collega o l’impiegata considerandola inferiore perché donna, quello che caratterizza una relazione secondo una visione sessista. Lei in quanto oggetto di attenzioni e non come persona. Tolto l’oggetto, dunque, l’altra potrà avere spazio in una relazione.
Dunque facciamo finta che sia così, a prescindere da come andrà l’arresto, il processo e via di seguito, considerare un oggetto del desiderio maschile la donna che viene uccisa significa adottare la stessa visione che usa un uomo quando evita di considerare la donna come persona dalla propria volontà e soggettività. Da un oggetto non ci si aspetta un rifiuto. L’oggetto deve fare quello che gli si dice altrimenti paga con la propria vita l’atto di disobbedienza. Ecco perché tutto ciò rientra nelle stesse dinamiche del femminicidio.
A me quel termine non piace molto proprio perché è stato frainteso, è diventato l’equivalente dell’omicidio di una femmina da parte di un maschio. Ecco perché preferisco parlare di violenza di genere. Una violenza esercitata perché si attribuisce all’altra un preciso ruolo di genere. Questo significa che in questo tipo di violenza rientra la vittima all’interno di una coppia lesbica, l’assassinio di una persona trans perché trans, per esempio. Lasciare che la violenza di genere sia confusa col resto è come annullare la possibilità di studiare forme di prevenzione che risiedono solo in una battaglia contro la cultura sessista che determina tale violenza. Se così non è allora come possiamo interpretare diversamente questo delitto? Togliendo i soliti “anche le donne uccidono”, cosa di cui siamo più che consapevoli e che comunque non annulla il fatto che la violenza di genere sia commessa per motivi precisi, trovo che ragionare di questo tipo di delitti senza cadere nella trappola dell’indifferenza nei confronti di un’assassina perché donna sia necessario.
Una donna che uccide il marito lo fa più spesso perché lui è violento. Lo uccide nel sonno, solitamente, perché ha paura di lui e non potrebbe sopraffarlo altrimenti. L’assassinio che lei compie non è giusto, potrebbe divorziare, questa dovrebbe essere la soluzione. Ma questa è la lettura da usare per prevenire questo tipo di crimini. Una donna che uccide un lui perché lo vuole tutto per sé non può essere considerata fuori contesto. Chiamatela violenza relazionale ma le dinamiche sono praticamente le stesse. Una donna che uccide l’altra donna, invece, non fa altro che perpetuare una cultura che appartiene a una visione sessista delle relazioni. Che altro? Parliamone. La mia è una proposta di discussione.
Nb: a margine di queste considerazioni aggiungo un altro spunto di riflessione. Quando una donna uccide un’altra donna l’assassina viene giudicata non solo per il delitto commesso ma, con una carica d’odio forcaiola orribile, anche attraverso criteri “sessuali”. Perciò, come potete vedere dai commenti sotto, questa donna non sarà solo un’assassina ma esiste l’aggravante della “faccia da troia”. Si tratta di sessismo veicolato da donne. Poi non dite che non c’è bisogno di tanto femminismo.
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Roma, 8 mar. (Adnkronos) - “Il risultato record raggiunto con il 2x1000 per il 2024 consente al Partito democratico un investimento straordinario sui territori: questa settimana abbiamo inviato oltre un milione di euro alle nostre articolazioni regionali e provinciali, che si somma alle 440.000 euro già anticipate. Si tratta solo del 70% di quanto pattuito, in quanto lo Stato non ha ancora trasferito l’intero 2x1000 spettante ai partiti politici. Ma noi invieremo comunque entro marzo il restante 30%, superando in totale i 2 milioni di euro relativi al solo 2024. Se sommiamo queste risorse al mezzo milione di euro trasferito lo scorso anno, possiamo calcolare che, in questi due anni di segreteria, il Pd nazionale ha trasferito ai territori più del doppio delle risorse trasferite negli otto anni precedenti sommati insieme, cioè dalla fine del finanziamento pubblico al 2022". Lo sottolinea il tesoriere del Pd, Michele Fina.
"Oggi -aggiunge- possiamo farlo perché sta arrivando a compimento una grande opera di risanamento del nostro bilancio, ma soprattutto perché abbiamo fatto fin dall’inizio una scelta precisa: investire per sostenere la partecipazione, l'attività politica e, in ultima istanza, la democrazia nel Paese. Abbiamo unito tutti i livelli del partito in un unico sforzo corale. Per questo nel 2024 siamo risultati il primo partito in assoluto con 10.286.000 circa di risorse, con una crescita di 3 milioni in due anni e ben 628.000 contribuenti che ci hanno scelto. È il dato più alto della nostra storia”.
“In un tempo in cui -le democrazie liberali sono messe in discussione dalla prepotenza finanziaria di plurimiliardari stranieri e dalla forza economica delle big tech, il Partito democratico -aggiunge la segretaria Elly Schlein- riparte dai territori, dal coinvolgimento della base, dal riacquisto e riapertura delle sedi, dalla formazione politica".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Incredibile come nel caso del ricorso del clandestino trasportato sulla nave ‘Diciotti’, il pubblico ministero della Cassazione abbia dato torto all’immigrato con una motivata requisitoria, chiedendo il rigetto della domanda. La Cassazione in totale difformità della richiesta invece ha accolto il ricorso con una ordinanza che di giuridico pare avere ben poco. Infatti stravolgendo un principio costante, in assenza di una qualsiasi prova afferma che il danno morale subito dal clandestino va supposto, senza la necessità di esser provato. Quindi i famigliari delle vittime di un incidente sono tenuti a dar prova del danno morale subito, l’immigrato no! È incredibile come la Cassazione non abbia nemmeno indicato i criteri per la determinazione del danno. Una ordinanza che di giuridico ha molto poco. Siamo al fanta-diritto. All’uso politico della giustizia elevato alla massima potenza". Lo afferma Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
"Peraltro -aggiunge- la ‘suprema’ Corte è poco suprema perché ha persino scritto nella sentenza 1989 invece di 2019. Dico alla presidente della Cassazione che poi le sue minacce ci lasciano indifferenti. Loro possono scioperare contro lo Stato e la legalità repubblicana. E noi non potremmo dire quello che pensiamo? Lo ripeto: siete contro la separazione dei poteri, siete fuori dalla legge. La magistratura da risorsa è diventata malattia per il Paese”.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - In occasione della Giornata Internazionale della donna Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ricorda e condanna la penalizzazione che subiscono le donne dopo la nascita di un figlio. "Non è possibile - ha detto nel corso dell'evento del sindacato 'Donne, lavoro, futuro' - che da noi abbia un peso così grande e negativo la 'child penalty', la penalizzazione che le donne subiscono alla nascita di un figlio. Succede a un quinto delle donne, che lasciano il lavoro proprio in quello che dovrebbe essere il momento più bello della propria vita. Una cosa totalmente assente per gli uomini, una discriminazione inaccettabile". ''Se questo accade, - sottolinea la sindacalista è anche perché l’organizzazione del lavoro nelle imprese, e più in generale nella società, rimane fondamentalmente modellata sugli uomini''.
Secondo Fumarola "ancora è troppo diffuso, persino implicitamente, il pensiero che dietro a ogni uomo che lavora ci sia una donna che si occupa dei compiti di cura". "Siamo al nodo fondamentale di una 'conciliazione' ancora insufficiente tra vita familiare e lavorativa. Investire sulla parità di genere, - ha detto - significa trainare la crescita. Vanno create le condizioni affinché le donne possano entrare nel sistema produttivo, restarci e competere alla pari''.
Nel corso dell'evento 'Donne, lavoro, futuro' Daniela Fumarola ha parlato anche di pensioni. "Non appena si riaprirà il tavolo di confronto sulle pensioni, quello della previdenza al femminile" sarà "uno dei primi punti da affrontare". "Non c’è dubbio: la parità non si fa per legge, dall’oggi al domani. Bisogna costruire le condizioni", ha spiegato. "La questione dei tempi e delle modalità di lavoro - ha detto ancora - va affrontata, garantendo a lavoratrici e lavoratori un maggior grado di libertà nella loro gestione, incentivando in modo significativo congedi parentali equamente distribuiti, smart-working contrattato, welfare negoziato di taglio sociale. Le chiavi decisive, per noi, sono la partecipazione, intesa proprio come 'filosofia' di fondo, e il rafforzamento della contrattazione collettiva aziendale".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - Oggi non è la ‘Festa della donna’, ma la Giornata internazionale della donna, per ricordare che c’è ancora troppo, moltissimo per cui lottare. Ancora oggi, nascere donna non significa tagliare lo stesso nastro di partenza di un uomo. Non esiste la parità salariale e non esiste una concreta attuazione del diritto all’aborto. Va combattuto il negazionismo, in particolare del patriarcato. Fin quando il nostro sarà un Paese in cui si esulterà perché un datore di lavoro avrà deciso di prolungare un contratto di lavoro a una donna incinta, non avremo ancora raggiunto la parità di partenza con gli uomini. Le donne vogliono vivere, non sopravvivere, libere di decidere sul proprio corpo". Lo affermano le parlamentari M5S in commissione bicamerale di inchiesta sul Femminicidio e la violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino.
Hiroshima, 8 mar. (Adnkronos) - "L’impegno della vostra Associazione per la pace e contro la proliferazione delle armi nucleari, ha sempre espresso un appello accorato per il futuro: che nessun altro popolo, che nessun altro Paese debba mai affrontare una tragedia simile. Mai più!". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ad Hiroshima l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari.
"Grazie, cari Hibakusha, per aver sottolineato che l’orrore da voi vissuto -ha ripetuto il Capo dello Stato- deve rimanere unico, tragico, spartiacque nella storia. Una cesura irreversibile nel percorso dell’umanità, affinché non sia più varcata la soglia dell’annientamento nucleare".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica corre veloce e lo confermano i grandi numeri di Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e bacino del Mediterraneo che si chiude oggi alla Fiera di Rimini infrangendo i suoi stessi record. Con un +20% di presenze totali (di cui +40% dall’estero) rispetto al 2024, oltre 1.000 espositori, di cui più del 30% dall’estero, 90.000mq di superficie su 20 padiglioni e nuovi focus, uno sui porti e l’altro sull’idrogeno, in collaborazione con Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe AG, e ben 400 giornalisti accreditati dall’Italia e dal mondo, quella appena conclusa è stata l’edizione di Key più grande di sempre. E anche la più internazionale con 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da 50 Paesi in fiera grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice e alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore.
Key ha trasformato per tre giornate il quartiere fieristico e Rimini nel cuore pulsante della transizione e dell’efficienza energetica: il luogo in cui, fra soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, la community globale del settore ha iniziato a realizzare il futuro dell’energia. Oltre 160 eventi, convegni e workshop con la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo associativo e delle imprese, hanno offerto un’opportunità di confronto e approfondimento su ogni aspetto, novità e sviluppo del mercato energetico.
Inaugurata mercoledì 5 marzo dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, Key25 ha costituito un’occasione unica per le aziende e i professionisti del settore, per conoscere le soluzioni presenti e future per garantire la sicurezza energetica, controllare i costi dell’energia e preservare la competitività del tessuto industriale. Inoltre, ha favorito l’incontro e l’interlocuzione con le Istituzioni per promuovere l’efficienza come via privilegiata da percorrere per vincere la sfida mondiale della decarbonizzazione. Presente anche Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia - Romagna. Con l’Innovation District e la seconda edizione del Premio “Lorenzo Cagnoni”, Key 25 ha consolidato il proprio sostegno all’innovazione, estendendolo, con l’iniziativa Green Jobs & Skills, alle nuove competenze green e sostenibili ancora troppo poco diffuse nelle aziende, ma su cui è sempre più necessario investire per realizzare la transizione energetica. Al tema dei costi dell’energia, dei Ppa come soluzione finanziaria innovativa per controllarli e con un focus sui nuovi Data Center, imprescindibili per lo sviluppo tecnologico, è stata dedicata la seconda edizione di Key Choice - Unlock the future of Ppa, l’evento B2B di Key - The Energy Transition Expo, organizzato da Ieg in collaborazione con Elemens e con il supporto di SolarPlaza, che si è svolto martedì 4 marzo al Palacongressi di Rimini per favorire l’incontro fra i fornitori di energia e le aziende ad alto consumo energetico con l’obiettivo di facilitare la stipula di contratti Ppa. Key tornerà alla Fiera di Rimini dal 4 al 6 marzo 2026.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica corre veloce e lo confermano i grandi numeri di Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e bacino del Mediterraneo che si chiude oggi alla Fiera di Rimini infrangendo i suoi stessi record. Con un +20% di presenze totali (di cui +40% dall’estero) rispetto al 2024, oltre 1.000 espositori, di cui più del 30% dall’estero, 90.000mq di superficie su 20 padiglioni e nuovi focus, uno sui porti e l’altro sull’idrogeno, in collaborazione con Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe AG, e ben 400 giornalisti accreditati dall’Italia e dal mondo, quella appena conclusa è stata l’edizione di Key più grande di sempre. E anche la più internazionale con 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da 50 Paesi in fiera grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice e alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore.
Key ha trasformato per tre giornate il quartiere fieristico e Rimini nel cuore pulsante della transizione e dell’efficienza energetica: il luogo in cui, fra soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, la community globale del settore ha iniziato a realizzare il futuro dell’energia. Oltre 160 eventi, convegni e workshop con la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo associativo e delle imprese, hanno offerto un’opportunità di confronto e approfondimento su ogni aspetto, novità e sviluppo del mercato energetico.
Inaugurata mercoledì 5 marzo dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, Key25 ha costituito un’occasione unica per le aziende e i professionisti del settore, per conoscere le soluzioni presenti e future per garantire la sicurezza energetica, controllare i costi dell’energia e preservare la competitività del tessuto industriale. Inoltre, ha favorito l’incontro e l’interlocuzione con le Istituzioni per promuovere l’efficienza come via privilegiata da percorrere per vincere la sfida mondiale della decarbonizzazione. Presente anche Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia - Romagna. Con l’Innovation District e la seconda edizione del Premio “Lorenzo Cagnoni”, Key 25 ha consolidato il proprio sostegno all’innovazione, estendendolo, con l’iniziativa Green Jobs & Skills, alle nuove competenze green e sostenibili ancora troppo poco diffuse nelle aziende, ma su cui è sempre più necessario investire per realizzare la transizione energetica. Al tema dei costi dell’energia, dei Ppa come soluzione finanziaria innovativa per controllarli e con un focus sui nuovi Data Center, imprescindibili per lo sviluppo tecnologico, è stata dedicata la seconda edizione di Key Choice - Unlock the future of Ppa, l’evento B2B di Key - The Energy Transition Expo, organizzato da Ieg in collaborazione con Elemens e con il supporto di SolarPlaza, che si è svolto martedì 4 marzo al Palacongressi di Rimini per favorire l’incontro fra i fornitori di energia e le aziende ad alto consumo energetico con l’obiettivo di facilitare la stipula di contratti Ppa. Key tornerà alla Fiera di Rimini dal 4 al 6 marzo 2026.