Dopo l'allarme delle scorse ore e la chiamata del premier Conte a Tripoli, le persone (tra cui venti donne e dodici bambini, uno dei quali potrebbe essere morto di stenti) sono state trasferite sull'imbarcazione che batte bandiera della Sierra Leone in direzione Misurata. Ma stando alle ultime informazioni, le tensioni a bordo rendono difficoltoso lo sbarco. Intanto l'ong Sea Watch ha salvato 47 persone e chiede un porto dove attraccare
Gli hanno detto che sarebbero sbarcati in Italia e quando hanno scoperto che invece Lady Sharm, il cargo battente bandiera della Sierra Leone, li stava riportando a Misurata in Libia, sono iniziate le tensioni a bordo. Secondo Alarm Phone i 100 migranti, che ieri avevano lanciato l’allarme a 50 miglia dalle coste libiche, dicendo che stavano congelando, sono “sotto choc” e si rifiutano di sbarcare. Le comunicazioni però sono molto difficoltose: non ci sono giornalisti sul posto e mancano conferme ufficiali. Le difficoltà di far sbarcare i 100 migranti sono state confermate a ilfattoquotidiano.it. L’episodio ricorda quello della nave Nivin, quando a novembre scorso un gruppo di migranti si rifiutò per giorni di scendere e l’esercito libico decise di fare irruzione sull’imbarcazione.
Poco dopo la mezzanotte era terminato il trasbordo sul mercantile inviato da Tripoli in loro soccorso. Le persone – tra cui venti donne e dodici bambini, uno dei quali potrebbe essere morto di stenti – sono state in balia del mare e del freddo per ore. Ore di angoscia che sono terminate con l’invio dei soccorsi: in serata il mercantile dirottato sul posto dalla Guardia costiera libica – su cui pare sia intervenuto personalmente il premier Giuseppe Conte – ha raggiunto la carretta, cominciando ad imbarcare i migranti. “Verranno portati in salvo nel porto di Misurata”, aveva fatto sapere in serata Palazzo Chigi, che in precedenza aveva sollecitato la guardia costiera libica affinché effettuasse quanto prima l’intervento.
18:15 We have spoken to different people on board of the chargo ship #LadySham. They say that they were told that disembarkation would take place in #Italy. That they face refoulement to #Libya comes as a shock. We are very concerned about their mental and physical well being. pic.twitter.com/PfNFVk3KvX
— Alarm Phone (@alarm_phone) January 21, 2019
Parallelamente altri 47 migranti, salvati dalla ong Sea Watch, attendono di avere notizie sulla loro destinazione finale: “Sono terrorizzati” dal possibile ritorno in Libia. “Le loro condizioni di salute sono buone e stazionarie”, ha detto all’agenzia Ansa l’equipaggio, “ma ora a preoccupare sono le condizioni meteo in peggioramento“.
Di Maio: “D’ora in poi li porteremo a Marsiglia”
“D’ora in poi i migranti che salviamo nel Mediterraneo glieli portiamo a Marsiglia – ha dichiarato questa mattina il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, a Rtl 102.5 – Per far stare gli africani in Africa basta che la Francia stia a casa propria”. Il Viminale esprime soddisfazione: “Tutti sani e salvi, e riportati indietro, i 393 immigrati recuperati dalla Guardia Costiera libica nella giornata di ieri. In particolare, 143 sono stati riportati a Tripoli. 144 a Misurata, 106 ad al-Khoms”. La collaborazione funziona, gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia” commenta il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
L’allarme e le richieste di aiuto inascoltate per ore
Domenica mattina Alarm Phone, il sistema di allerta telefonico utilizzato per segnalare imbarcazioni in difficoltà, ha ricevuto la segnalazione del natante in avaria al largo di Misurata. Ora per ora, minuto per minuto, ha raccontato via tweet il dramma delle 100 persone stipate nell’imbarcazione facendo il resoconto delle innumerevoli segnalazioni effettuate a Roma, La Valletta e Tripoli, quest’ultima indicata da tutti come autorità competente a coordinare i soccorsi. “Abbiamo chiamato sette numeri differenti della sala operativa della cosiddetta Guardia costiera di Tripoli – raccontano i volontari – ma non abbiamo ricevuto risposta. Malta ci ha fornito un ottavo numero, che non risponde. Tutto questo è ridicolo. Ne basterebbe uno che funzionasse. Abbiamo avvisato Italia e Malta che la Libia non è raggiungibile. Nessuno ha attivato un’operazione di soccorso”.
Affermazioni respinte dalla Marina libica, che con il suo portavoce, il brigadiere Ayoub Gassem, ha smentito che le richiesta di soccorso siano state ignorate, sottolineando che in mattinata altri 140 migranti sono stati salvati da una motovedetta di Tripoli. Dal canto suo la Guardia costiera italiana ha precisato che, non appena saputo dell’emergenza, “come previsto dalla normativa internazionale sul Sar ha immediatamente contattato la Guardia Costiera libica, nella cui area di responsabilità era in corso l’evento, che ha assunto il coordinamento e non potendo mandare propri mezzi perché impegnati nei precedenti soccorsi, ha inviato sul posto il mercantile della Sierra Leone”.
I migranti: “Congeliamo, abbiamo paura di morire”
A bordo del barcone i naufraghi hanno trascorso ore drammatiche: “Stiamo congelando, la situazione è disperata, aiutateci. Abbiamo paura di morire”, dicevano mentre imbarcavano acqua. Altri 47, salvati ieri da un gommone che stava per affondare, sono sulla Sea Watch, sempre al largo della Libia, in attesa di conoscere quale sarà il loro destino. “Nessuno ci dà informazioni, non sappiano cosa fare, quale sarà il porto dove attraccare – dicono dall’equipaggio – “Chiediamo istruzioni e restiamo in attesa. Siamo stati rimandati ai libici che però non rispondono. Non c’è modo di parlare con loro”.
Ha collaborato Lorenzo Bagnoli.