Salvare vite umane e occuparsi dei propri cittadini non dovrebbero essere due compiti agli antipodi, impossibili da adempiere in simultanea. Un po’ come se soccorrere esseri umani significasse trascurare la riforma delle pensioni; riformare il sistema accoglienza prevaricasse il fatto di costruire una rete fognaria; mangiare il gelato comportasse l’impossibilità di divorare anche un piatto di pasta.

O ti occupi degli immigrati o degli italiani‘ è l’estrema sintesi di un cavallo di battaglia che si ripropone ogniqualvolta la prima questione – quella dell’immigrazione – irrompe nel dibattito pubblico. E’ una frase che non lascia scampo, ti attacca al muro, perché è di una stupidità lampante e quindi carente di qualsiasi contenuto. Una dicotomia estrema che è entrata prepotentemente nel fare politico.

“Anziché denunciare la presunta violazione dei “diritti dei clandestini” – ha scritto Matteo Salvini proprio ieri, riferendosi ai sindaci e governatori del Pd –, dovrebbero occuparsi del lavoro e del benessere dei loro cittadini, visto che sono gli italiani a pagare loro lo stipendio”. Questo approccio monotematico, fatto più che altro per raccogliere consensi, mandando un messaggio chiaro all’elettorato – gli altri si occupano (solo) dei migranti e non di voi –, è fatto per delegittimare l’avversario di sinistra. Un nemico, quello a sinistra, che è incapace di rispondere all’accusa di interessarsi solo dei migranti.

Il motivo dell’impossibilità di replica della sinistra sta nell’assenza di contenuti che il renzismo ha creato, portando ai vertici del partito delle persone mediocri – per citare Alain Deneault. E il risultato di ciò è lampante. Molti italiani credono che le nostre città siano assediate dagli immigrati. Altri, invece, che i barconi portino terroristi. I sindacati sono percepiti da molti come organizzazioni che non difendono il lavoratore e comportamenti che fino a ieri erano considerati fascismo sono entrati nel politicamente corretto, grazie a una inversione di valori. Una retromarcia morale che ci ha reso interessati a sapere cosa mangia Salvini – l’altro ieri le tagliatelle – o che sport pratica Di Maio piuttosto che essere incuriositi dalla loro preparazione politica o dove hanno studiato.

Che 100 o più persone siano morte a largo della Libia o vicino alle coste italiane non è più un problema sul quale interrogarsi, perché ci impone di guardarci allo specchio. Chi lo fa diventa un emarginato. Come Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, che twitta: “Salvare vite umane è quello che fa una società sana. Se non ci riusciamo è un terribile fallimento per tutti noi”. Questa volta non si può dire che non abbia capito un Fico.

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