L'ex presidente del Consiglio a tutto campo sulla politica interna e le tensioni con Parigi: "Io quando vedo 'sta roba non riesco neanche a capacitarmi". E la sinistra? "C'è un'opposizione, ma non un'alternativa. Mancano idee e prospettive. Difficile una lotta intestina all'esecutivo, il potere è il miglior collante"
Gli attacchi alla Francia da parte del governo sono stati fatti con “superficiale brutalità”, inadatta alle questioni “complesse” e “raffinate” che sono sul tappeto. Ma anche la consapevolezza che l’esecutivo Conte è destinato a durare, salvo “lotte interne” che dividano M5s e Lega. Anche perché “c’è un’opposizione, ma non un’alternativa”. Romano Prodi analizza i temi politici più caldi in Italia, sia sul fronte interno che in politica estera. Compresa la questione migranti, la cui soluzione “passa dalla pace in Libia”, diventato un “Paese totalmente anarchico” a causa di una “sciagurata guerra”, accusa da Bruxelles dopo una colazione con Jean-Claude Juncker e l’intero collegio dei commissari, che proprio lui ha presieduto dal 1999 al 2004.
“Io quando vedo ‘sta roba – è stato il commento dell’ex presidente del Consiglio sulle tensioni tra Roma e Parigi – non riesco neanche a capacitarmi. Anche se ci fossero dei problemi, il modo di affrontarli, con una superficiale brutalità, di fronte ai problemi che sono così complessi e raffinati…”. Ma, sottolinea, “siamo in un’epoca in cui si pensa che si possa sempre agire con il sì o con il no, con i referendum. Appartiene, anche questo episodio, alla crisi della democrazia di oggi”.
Il Professore riserva non poche critiche anche al centrosinistra, che fa l’opposizione ma “non ha un’alternativa”. Così, a suo avviso, “ci sarà un cambiamento solo se ci sarà una lotta intestina alla maggioranza. Il che non è impossibile, ma non è facile, perché il potere è un grande collante, il miglior collante del mondo”. Mentre nell’area che lui ha guidato per due volte alla vittoria, nel 1996 e 2006, “mancano idee e prospettive”: “In politica i cambiamenti avvengono spesso più velocemente di quanto non si creda – dice – Non avevo mai pensato di vincere le elezioni, mentre in un anno abbiamo organizzato tutto ed è andata bene”.
Il problema, sottolinea, “è di avere un’idea e una prospettiva, che è quello che manca oggi”. A chi gli chiede se il reddito di cittadinanza sia di sinistra, Prodi risponde: “Il bisogno di aiutare i più poveri esiste in ogni società democratica. Ma come faccio a dire…” che sia o meno di sinistra. “Lo chiamavamo con un altro nome prima, è cominciato prima – aggiunge – Il problema è di vedere le modalità, gli strumenti e le priorità con cui questo viene adottato, e qui riserve ci sono”.
Sulla questione migranti, il Professore vede una sola possibilità per fermare i flussi nel Mediterraneo centrale: la soluzione “passa dalla pace in Libia, che non può essere fatta fuori dalla Libia”. Su questo – dice Prodi – “la soluzione è ovvia: se non ci si mette insieme, non c’è soluzione. Ma l’immigrazione era più forte qualche anno fa di oggi, anche prima della crisi. Il problema è nato con i due grandi conflitti, la Siria e la Libia. L’unico vero rimedio, stabile e definitivo, è la fine di questa sciagurata guerra di Libia. Noi non abbiamo lo Stato-cuscinetto Turchia”.
E l’ex presidente del Consiglio ha poi ricordato “quante volte Muhammar Gheddafi ha minacciato di usare lo strumento delle migrazioni come strumento politico, ma non lo ha mai fatto perché c’era un rapporto di autorità con autorità”. Oggi, invece, “finché la Libia resta un Paese totalmente anarchico, è impossibile avere una soluzione definitiva, perché ci sarà sempre qualche ramo interessato a esasperare il problema”.