Richiesta di giudizio per Paolo Possamai, ex direttore del quotidiano di Trieste: avrebbe concordato la non divulgazione di notizie sensibili riguardanti la società Portopiccolo, in cambio della sponsorizzazione di due volumi intitolati "A tavola con Italo Svevo. I legali: "Falso, le notizie erano di dominio pubblico e la sponsorizzazione era precedente"
Un’intercettazione telefonica risalente al 2014, finita nel pentolone di un’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trieste, ha messo nei guai l’ex direttore del quotidiano Il Piccolo di Trieste, Paolo Possamai, dal 2016 direttore dei giornali veneti del gruppo Finegil, Il Mattino di Padova, la Nuova Venezia e La Tribuna di Treviso. Il dialogo, che ha dato il via a un procedimento per estorsione a carico del giornalista, vedeva come interlocutore Claudio De Eccher, uno dei titolari dell’omonima impresa di costruzioni Rizzani de Eccher. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia tenevano sotto controllo i telefoni dell’imprenditore e avevano ascoltato la conversazione in cui l’oggetto erano l’affare Portopiccolo e i problemi del gruppo che in quel periodo erano finiti sui giornali. Una quota importante della società era stata acquistata nel maggio di quell’anno dalla De Eccher, interessata a sviluppare l’attività diportistica. Ma si era parlato anche della sponsorizzazione concessa a una iniziativa editoriale del quotidiano triestino.
A distanza di quattro anni è arrivata all’udienza preliminare, con una richiesta di rinvio a giudizio, la contestazione a Possamai, in qualità di direttore de Il Piccolo, di avere concordato la non divulgazione di notizie sensibili riguardanti la società Portopiccolo, in cambio della sponsorizzazione, con 40mila euro, di due volumi intitolati “A tavola con Italo Svevo”. Si trattava di una pubblicazione che fu poi allegata alle copie vendute in edicola il 18 e 19 dicembre 2014.
Prima di chiedere il processo, la Procura ha interrogato De Eccher come persona informata dei fatti, il quale avrebbe confermato i contenuti del colloquio. Ma la tesi dell’accusa viene contestata dall’avvocato padovano Fabio Pinelli, difensore del giornalista. “L’ipotesi di reato è non solo infondata, ma del tutto fantasiosa. E’ stata fatta una lettura a nostro giudizio non veritiera di quella conversazione. Anche perché le notizie riguardanti un’inchiesta che aveva portato a un’interdittiva antimafia, erano già state pubblicate anche dal ‘Piccolo’ ed erano di dominio pubblico a Trieste”. Ma cosa c’è di vero nella richiesta di 40mila euro allo sponsor? “Intanto la sponsorizzazione era già in atto e decisa da tempo, come dimostrano i documenti che abbiamo esibito. Anzi, da Portopiccolo era venuta una richiesta precisa, riguardante la stampa di 35mila copie del libro di ricette. Basta ascoltare l’intercettazione per capire che il riferimento fu incidentale, alla fine della telefonata. Possamai chiese all’interlocutore se avrebbero portato avanti la sponsorizzazione e aggiunse che avrebbe dovuto sentirsi assolutamente liberi se farlo o meno. Il direttore non ritenne nemmeno di informare gli amministratori della società editrice”.
Il procuratore Carlo Mastelloni, che ha aperto il fascicolo quando fu informato della telefonata finita nei brogliacci delle intercettazioni, è di diverso avviso. In quel dialogo ha letto una pressione da parte del direttore per sostenere un interesse editoriale