Braccio di ferro dentro il governo tra Lega e 5 stelle sulle trivelle. La maggioranza non trova l’accordo sull’emendamento al decreto Semplificazione che dovrebbe fermare 36 autorizzazioni: è slittato l’approdo in Aula del testo e addirittura il M5s minaccia di far saltare il dl se non si dovesse trovare una mediazione soddisfacente. Una decisione che ha provocato l’intervento della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Il richiamo a una maggiore regolarità dei lavori espresso oggi con forza”, ha dichiarato, “è anche il mio richiamo per il rispetto che si deve all’istituzione del Senato e ai senatori tutti. Convoco perciò la capigruppo a cui chiedo che partecipino anche i presidenti della prima e ottava commissione”. I capigruppo di M5s e Lega hanno garantito l’impegno a terminare i lavori in commissione in serata o al massimo nella notte. Ma al momento le trattative, come confermato da fonti dell’esecutivo a ilfattoquotidiano.it, sono molto difficoltose.

A far crescere la tensione ha contribuito in mattinata l’intervento del ministro all’Ambiente Sergio Costa: “Io sono per il no alle trivelle”, ha detto, “le trivelle passano per le valutazioni di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza. E’ la libertà di chi ha un altro lavoro”. Una presa di posizione molto forte, sostenuta dal presidente M5s della Camera Roberto Fico (“Vanno sospese”, ha scritto su Facebook) e che complicano non poco i rapporti dentro la maggioranza. “Non può fare quello che vuole”, ha risposto poco dopo il sottosegretario leghista all’Economia Massimo Garavaglia. “Non è un tema politico, ci sono atti obbligatori”. Si tratta di un nodo molto delicato dentro il governo: i 5 stelle hanno promesso lo stop e a fatica possono giustificare un cambio di posizione ai loro elettori, mentre il Carroccio fa fronte con Pd e Forza Italia in nome dello “sviluppo economico”.

Ipotesi moratoria di 18 mesi: i tentativi di mediazione tra Lega e M5s
Tutto è iniziato con la promessa dei 5 stelle di bloccare ogni nuova autorizzazione a trivellare in mare, quindi le 36 messe sotto accusa negli ultimi giorni. L’ultima versione dell’emendamento prevede di “sospendere i permessi di ricerca e prospezione di idrocarburi in mare per un anno e mezzo in attesa della messa a punto del Piano delle aree idonee, da approvare appunto entro 18 mesi”. La richiesta di modifica ha ottenuto la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato e il via libera della Commissione bilancio, ma è bloccata perché non c’è un accordo politico interno alla maggioranza. La prima versione dell’emendamento M5s prevedeva una sospensione di 6 mesi relativa anche alla coltivazione, poi allungata a 24 mesi in una riformulazione della norma ‘in cambio’ dell’esclusione delle concessioni di coltivazione dalla moratoria. Il testo al momento in circolazione prevede una tempistica di 18 mesi a cui si affianca però un’ulteriore specifica: se il piano non verrà approvato i permessi riprenderanno efficacia solo dopo 24 mesi.

Sono giorni che Lega e M5s provano a trovare una sintesi sull’argomento. Nella serata del 21 gennaio, il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli aveva annunciato che il compromesso era stato raggiunto: stop di due anni alle attività di ricerca, ma prosecuzione della produzione per chi ha già avviato “la coltivazione”. Questa era la mediazione maturata dopo lunghe trattative con il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti e una delegazione M5s, come ricostruito il 22 gennaio dal Fatto Quotidiano. Ma era stato poco dopo lo stesso capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo a dichiarare che tutto “era ancora da rivedere”. La proposta non convinceva le parti, sia per il rischio ricorsi sia perché i No Triv avrebbero dovuto accettare un compromesso al ribasso.

Costa: “Non firmo l’ok alle trivelle. E se mi sfiduciano torno a fare il generale”
Proprio questa mattina, è stato il ministro dell’Ambiente Costa a decidere di prendere una posizione netta a trattative ancora in corso. Nel corso di un comizio per la candidata M5s alla presidenza dell’Abruzzo Sara Marcozzi ha detto di essere disposto ad andare a casa, pur di non autorizzare le trivellazioni. Ma non solo, Costa ha toccato anche un altro tasto dolente che già più volte ha visto i grillini divisi dai soci di governo: “Sono fermamente contro gli inceneritori“, ha detto. “Volerli costruire è ideologia. Non è economico. Questa non è ideologia, ma economia verde, che è più conveniente di quell’altra economia. Non è ideologia essere contro i termovalorizzatori, ma l’esatto contrario”. Il ministro Costa, nel corso del comizio, ha anche annunciato di aver “costituito un gruppo di lavoro con grossi magistrati a livello nazionale e grossi esperti ambientali per introdurre il Daspo ambientale e applicare la legge Falcone e Borsellino anche all’ambiente”. Il generale dei Carabinieri ha infine annunciato che il ministero farà causa civile per risarcimento danni “contro la società Edison per il disastro ambientale di Bussi. Uno dei più gravi ecocrimini d’Italia. La storia degli ecoreati sta finalmente cambiando”. Solo a settembre scorso, la Cassazione aveva annullato le 10 condanne agli ex manager.

Il ministro Costa in particolare ha parlato anche della riforma sulle due commissioni Via-Vas e Aia: “Ho chiesto”, ha detto, “e decretato il cambiamento, non per sfiducia dei componenti ma per il sacrosanto principio della rotazione. Noi abbiamo commissioni che sono così da oltre 12 anni, cambiano i governi e non le commissioni. C’è un principio di sana rotazione nella pubblica amministrazione. Apprezzo molto il principio di rotazione che il Movimento pretende dopo i due mandati, altrimenti si vive di posizioni di rendita”.

Il presidente della Camera Fico interviene in sostegno di Costa: “Vanno sospese le trivellazioni”
Nel momento di massima tensione, anche la terza carica dello Stato ha deciso di intervenire: “Vanno sospese le ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi, a partire dalle trivellazioni in Italia. Dobbiamo investire nelle rinnovabili, nel futuro. Il passato e le tecnologie obsolete, lasciamoceli alle spalle”, ha scritto Roberto Fico su Facebook. “Non si può pensare di vivere il presente e progettare il futuro restando ancorati a modelli del passato“, è stata la premessa. “Viviamo un’epoca di transizione energetica che può solo andare avanti e non ammette passi indietro. Un momento di evoluzione e trasformazione che riguarda l’energia e i modelli di sviluppo e che detta la strada da seguire, quella delle fonti rinnovabili, con l’abbandono progressivo delle fonti fossili”. E ha concluso: “In questo quadro di rivoluzione economica ed energetica vanno sospese le ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi, a partire dalle trivellazioni in Italia”.

Protestano le opposizioni: “Parlamento bloccato e umiliato”
I continui rinvii della maggioranza hanno provocato le polemiche delle opposizioni. “Il continuo braccio di ferro della maggioranza”, ha scritto il capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci su Twitter, “questa volta sulle trivelle, blocca ed umilia ancora una volta il Parlamento. Assistiamo ad un rinvio infinito, al lavoro delle Commissioni che viene costantemente reso inutile, siamo già oltre la democrazia rappresentativa”. Una posizione condivida da Forza Italia: “Il decreto Semplificazioni come la legge di Bilancio”, ha dichiarato invece la capogruppo azzurra Anna Maria Bernini. “Stesso copione, uguale sceneggiatura. Governo e maggioranza prendono in ostaggio il Senato e rinviano di giorno in giorno, di ora in ora l’esame del provvedimento perché non riescono a dirimere le forti divisioni al loro interno”. E ha concluso: “Prendiamo atto con amarezza e inquietudine che anche il monito del Presidente della Repubblica, lanciato alle forze politiche nel messaggio di fine anno, e la pronuncia della Corte Costituzionale sulla necessità di evitare la compressione della discussione e dell’esame delle leggi in Parlamento sono stati misconosciuti, completamente ignorati”.

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