Come si fa a banalizzare lo stupro fino a normalizzarlo? Come si fa a colpevolizzare e a rendere insignificante la denuncia della vittima? Ci vuole una sottocultura che resiste forte come una gramigna e azzera il tempo trascorso dall’abolizione delle leggi che cancellavano il reato di stupro col matrimonio o definivano la violenza sessuale un reato contro la morale. E poi cos’altro ci vuole per portare indietro le lancette del tempo?
Forum. La trasmissione che su Mediaset, da decenni, mette in scena processi con comparse che recitano la parte di attori e convenuti e che da tempo si è contraddistinta per la capacità di veicolare pregiudizi misogini a tamburo battente. Quante volte è stata proposta la narrazione su eserciti di ex mogli fancazziste e ciniche, sempre pronte a marciare contro poveri mariti trasportanti croci e quella su frotte di madri malevole (come recita il sermone Pas), ferree e determinate a impedire ai padri di vedere i figli?
La puntata di ieri, mercoledì 23 gennaio, intitolata Padre per forza (o padre con violenza?) ha suscitato una notevole shitstorm da parte del pubblico indignato, e forse è stata ispirata da un caso avvenuto in Inghilterra e segnalato dalla blogger Ricciocorno, che scrive: “In Inghilterra, a partire dalla denuncia di una vittima di stupro, Sammy Woodhouse, si sta chiedendo un cambiamento del Children’s Act affinché gli uomini condannati per stupro non possano rivendicare un ruolo nella vita dei bambini nati dalla violenza”.
Comunque siano andate le cose, gli autori di Forum hanno messo in scena la storia di una giovane donna che resta incinta dopo uno stupro e subisce la pretesa della madre dello stupratore che rivendica i diritti di “nonna”. Anche lo stupratore dal carcere reclama i suoi diritti di padre, perché ha ottenuto, contro la volontà della donna, il riconoscimento del figlio. La puntata comincia con la malcelata insofferenza della ex giudice Melita Cavallo (ora in pensione) per la vittima di stupro, che viene apostrofata come “violenta” e compatita per non essere stata “capace di superare il disturbo post traumatico da stress“.
Ben diverso giudizio viene espresso dalla ex togata per l’alacre stupratore che in carcere ha fatto ammenda, si è cosparso il capo di cenere, ha lavorato dietro le sbarre mettendo via i soldini ed è intenzionato a devolvere al bambino l’eredità del suo ricco padre. Una pasta d’uomo a confronto di quell’isterica livorosa della donna che ha stuprato e che non vuol fargli vedere il bebè. Una giovane insicura e fancazzista, mantenuta dal proprio padre e priva di riconoscenza verso lo stupratore coscienzioso. Per tutta la durata della causa, la giudice è un fiume in piena, colpevolizza la vittima per aver bevuto prima dello stupro e dichiara che se il ragazzo avesse avuto una buona difesa sarebbe già libero da un bel pezzo, mentre la nonna del piccolo descrive lo stupro come un errore giovanile. E anche se le statistiche rivelano che gli stupri commessi da giovanissimi sono in aumento, il messaggio di Forum è: “So’ ragazzi!”.
A mettere la ciliegina sulla torta una serafica Barbara Palombelli, che descrive così una violenza sessuale: “L’essersi lasciati andare di due giovani”. Un delirio. È da rilevare che la ripetitiva narrazione della madre malevola che cancella il padre dalla vita del figlio si ritrova ancora nella testimonianza della madre dello stupratore quando ricorda, manifestando contrizione e pentimento,”il padre di mio figlio era uno spirito libero ma non mi voleva sposare. I miei erano cattolici e me lo hanno messo contro e io l’ho allontanato”. La giudice Cavallo la bacchetta, rivolge ancora qualche parola ringhiosa alla convenuta, e poi sentenzia a favor di nonna.
Questa è la perversione della narrazione di Forum sullo stupro, sulle donne che ne sono vittime e sugli stupratori. E va ben oltre la tv spazzatura. Dietro c’è una regia ben precisa che distorce la realtà sullo stupro e sulla violenza maschile e demonizza le donne, da anni. Ne esce una morale che consuona con quella del disegno di legge Pillon: il padre – che sia pedofilo o stupratore, abusante o maltrattante, assassino, violento, distruttivo o psicopatico – è sempre il padre. La madre? Un contenitore per la paternità. Un soggetto subordinato con l’obbligo di amare e che non ha nessun diritto ad avere sentimenti negativi nei confronti del padre dei suoi figli. Nemmeno se la maternità è stata imposta con lo stupro o se è stata portata avanti in un clima di violenze. Nemmeno se i figli hanno assistito a violenze. Onora il padre: siamo o no nell’era del backlash patriarcale?
Aderite all’iniziativa della blogger Ricciocorno che propone una mailbombing a pioggia, come se non esistesse un domani: forum@mediaset.it.