I giudici riconoscono la violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ma aggiungono che "non c'è prova che Knox abbia subito il trattamento degradante del quale si era lamentata". Lei commenta sul suo blog la sentenza: "Sono stata interrogata per 53 ore in 5 giorni, senza un avvocato"
Aveva fatto ricorso alla Corte europea per aver subito un processo iniquo e maltrattamenti durante l’interrogatorio. E oggi è arrivata la pronuncia dei giudici di Straburgo che hanno condannato l’Italia a risarcire ad Amanda Knox 18.400 euro – 10.400 per danni morali e otto per la copertura delle spese legali – per avere violato il suo diritto alla difesa durante l’interrogatorio del 6 novembre 2007, visto che non era assistita da un avvocato. In particolare, sottolinea la Corte, “non è stato concesso il beneficio di un’indagine in grado di far luce sui fatti e le possibili responsabilità” da parte dell’Italia in relazione all’inchiesta sulla morte di Meredith Kercher. Ma la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo riscontrata dai giudici è di carattere procedurale e non sostanziale: la Corte ha infatti stabilito all’unanimità che “non c’è alcuna prova che la Knox sia stata soggetta al trattamento inumano e degradante del quale si era lamentata”. La sentenza della Corte – che diventerà definitiva solo tra tre mesi se le parti non ricorreranno in appello – arriva a tre anni dalla fine del processo, una controversa vicenda giudiziaria dove lei e Raffaele Sollecito sono stati prima condannati e poi assolti in via definitiva per l’omicidio di Meredith, studentessa inglese uccisa nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 2007. L’unico condannato è Rudy Guede, il cittadino ivoriano che sta scontando nel carcere di Viterbo 16 anni per concorso in omicidio dopo aver affrontato il processo con il rito abbreviato che gli ha garantito uno sconto di un terzo della pena. Ha sempre dichiarato di non avere ucciso Meredith.
Amanda Knox: “Sono stata interrogata per 53 ore in 5 giorni, senza un avvocato” – “Spero che sia l’ultima vicenda giudiziaria legata a questa storia…”, ha detto Amanda, che da Seattle ha accolto quasi in lacrime la sentenza seguita via Skype con uno dei suoi legali, l’avvocato Carlo Dalla Vedova. “Sono sollevata – ha detto al suo legale – perché è stato confermato che sono stati violati i miei diritti di difesa“. E sul suo blog personale ha scritto un lungo post contro la sua condanna per calunnia: “Sono stata interrogata per 53 ore in 5 giorni, senza un avvocato, in un linguaggio che capivo forse come un bambino di 10 anni. Quando ho detto alla polizia che non sapevo chi avesse ucciso Meredith, sono stata schiaffeggiata sulla nuca mentre mi dicevano ‘Ricorda!'”. Poi ha aggiunto: “La Corte di Cassazione italiana ha già riconosciuto che gli investigatori e inquirenti di Perugia hanno contaminato, manomesso e distrutto prove materiali. Quello che non è stato riconosciuto è stato il fatto che gli stessi investigatori e inquirenti hanno sottoposto persone innocenti, Raffaele e me, a torture psicologiche e abusi fisici mentre eravamo sotto interrogatorio. Hanno contaminato le loro stesse indagini producendo falsi comunicati a porte chiuse. E poi hanno incolpato noi”. La sua richiesta di risarcimento era però molto lontana dalla cifra stabilita oggi dalla Corte: Knox aveva infatti chiesto 500mila euro per danni morali e 30mila euro per la procedura davanti ai giudici di Strasburgo, e più di due milioni di euro per le spese sostenute dai suoi genitori per i processi in Italia.
“Maltrattamenti, prove insufficienti che si siano verificati” – Riguarda il caso che vede opposti la cittadina statunitense allo Stato italiano e che riguarda la procedura con cui la giustizia italiana è arrivata a condannare la Knox per calunnia. Durante un interrogatorio avvenuto il 6 novembre 2007, la donna ha accusato Patrick Lumumba, cittadino congolese che lavorava all’epoca dei fatti in un bar di Perugia, di aver ucciso Meredith Kercher, studentessa britannica coinquilina della Knox. L’uomo è stato successivamente assolto e la Knox è stata condannata a tre anni di reclusione per calunnia, ricorda la Corte. “Amanda Knox è stata interrogata il 6 novembre 2007 alle 5.45 in assenza di un avvocato” quando erano già state formulate accuse penali nei suoi confronti, constata la Corte di Strasburgo, aggiungendo che il governo italiano non ha “fornito prove per dimostrare che esistessero circostanze eccezionali per giustificare tale assenza, e questa non abbia irrimediabilmente minato l’equità dell’intera procedura”.
Questo stesso diritto, secondo la Corte, è stato violato anche perché l’interprete presente, per sua stessa ammissione, ha giocato un ruolo che è andato oltre i limiti dell’interpretazione. Per quanto riguarda invece i maltrattamenti che la Knox afferma di aver subito durante l’interrogatorio la Corte dice “che ci sono prove insufficienti per concludere che questi si siano verificati” e quindi decreta che non vi è stata violazione. Infine la Corte ha stabilito che la Knox è stata prontamente informata delle accuse a suo carico il 19 giugno 2008 sia in italiano che in inglese, e che quindi il suo ricorso su questo punto è manifestamente infondato.