Tre anni e dieci mesi per l'uomo che il 2 settembre 2016 travolse un ciclista riducendolo allo stato vegetativo. Ma non era quello l'uomo con cui aveva litigato pochi minuti prima
Tre anni e dieci mesi di reclusione. Questa la condanna decisa dal gup Elisa Mombelli nei confronti di Manuele Boschetti, 51enne cremonese, che il 2 settembre del 2016 investì con la sua Fiat Punto il ciclista Giuseppe M., 58enne cremonese, scambiandolo per la persona con la quale aveva avuto una lite poco prima. Le accuse per Boschetti, incensurato, fino a poco tempo infermiere in case di riposo ma ora a casa per problemi di salute, erano tentato omicidio, fuga, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.
Per l’imputato, processato con il rito abbreviato, il pubblico ministero Lisa Saccaro aveva chiesto tre anni e quattro mesi, pena inferiore rispetto a quanto deciso dal giudice. L’accusa era partita da una pena di sette anni, ridotta a tre anni e quattro mesi per la concessione delle attenuanti generiche per l’avvenuto risarcimento del danno (un milione e mezzo di euro), e per il rito abbreviato (che prevede uno sconto di pena). Il ciclista versa tutt’ora in stato vegetativo. All’accusato è stata sospesa la patente per due anni. La lite con il ciclista, mai identificato e che non si è mai presentato spontaneamente nonostante gli appelli, scaturì per motivi legati alla viabilità in centro città. Automobilista e ciclista discussero perché il ciclista era passato con il rosso. Al culmine della lite, il ciclista, con un gesto di rabbia, scaraventò la propria bici contro il parabrezza della macchina, poi riprese la sua bici e ripartì alla volta di via Bergamo. L’automobilista, furioso, risalì sulla propria vettura e si lanciò all’inseguimento. Il ciclista fu intercettato all’altezza di una birreria, dove per l’accusa sarebbe stato deliberatamente travolto e mandato a schiantarsi contro un’auto parcheggiata. Solo che si trattava del ciclista “sbagliato”: il protagonista della lite e l’uomo investito indossavano due magliette di colore diverso. E differente anche il colore e il modello della bicicletta.
I difensori dell’imputato hanno fatto sapere che ricorreranno in appello.