Un numero di riconoscimento e un destino che sembra già scritto. Ziva ha undici anni quando diventa prigioniera di un campo di concentramento. Addosso due uniche “colpe”: essere polacca ed essere ebrea. Lì incontrerà, instaurando con lui un dialogo profondo, Peter, coetaneo figlio di un comandante nazista, direttore del campo. Un’amicizia che le cambierà la vita, fino a farle “vedere oltre il fango”. È la trama del dramma musicale che giovedì 24 gennaio e la mattina del 25, con una rappresentazione riservata alle scuole, andrà in scena sul palco del teatro Palapartenope di Napoli, punto di riferimento culturale del Sud Italia. L’evento sarà uno dei più importanti al livello nazionale in occasione della Giornata della Memoria.
Lo spettacolo, dal titolo Lo sguardo oltre il fango, liberamente ispirato a Il bambino con il pigiama a righe, romanzo del 2006 dello scrittore irlandese John Boyne, torna sul palco dopo tre anni di successi, dal teatro di Villa Torlonia al teatro India fino al Nazionale di Roma. E per la prima volta arriva nel capoluogo campano.
“L’idea del musical nasce per l’importanza del tema in sé – spiega al Fattoquotidiano.it il Maestro Simone Martino, compositore del dramma – Il mio collega Lorenzo Cioce (poeta e scrittore del libretto ndr.) mi parlò di questo libro e così ne abbiamo tratto la nostra storia”. Il lavoro è stato meticoloso: uno studio approfondito dell’argomento e l’aiuto di un ragazzo, nipote di ebrei deportati ad Auschwitz, per non tralasciare nulla della contestualizzazione. “Abbiamo pensato a tutto, anche al punto preciso in cui venivano tatuati”, continua Martino, precisando che la storia rispetto all’originale è diversa. “Protagonisti, qui, sono infatti un ragazzo e una ragazza e non due bambini come nel libro”. Il loro rapporto, prosegue Martino, è il “classico esempio del fiore che nasce in un mare di cemento”.
Lo spettacolo, che mette insieme musica e parole sotto la regia del giovane Giovanni Deanna, ha anche una colonna sonora, che tiene le fila di tutto il racconto. “Parto sempre da quella – spiega il Maestro – Perché crea l’atmosfera. Per esempio nelle scene con gli ebrei il motivo è drammatico”. Tra gli obiettivi dello spettacolo ci sono sia la sensibilizzazione sulle vicende storiche dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale sia la riflessione, sempre attuale, sull’integrazione possibile fra mondi apparentemente divisi da un muro invalicabile, si legge in una nota.
Tanti i volti che si alternano sul palco, tra cui molti bambini. “Lavorare con loro è stato bello – conclude Martino – a volte anche più che lavorare con degli attori affermati. Sono naturali. Una naturalezza che gli adulti spesso non hanno più”.