L’UOMO DAL CUORE DI FERRO di Cedriic Jimenez. Con Jason Clarke, Rosamund Pike, Mia Wasikowska. Francia/Usa/GB/Belgio 2017. Voto 3/5 (DT)
Tra il 1929 e il 1942 l’ascesa a leader delle SS di Reinard Heydrich, la sua vita familiare con la moglie, la realizzazione e organizzazione dello sterminio degli ebrei, l’assassinio a Praga e la morte; ma anche l’addestramento in Inghilterra, l’infiltrazione in Europa e il blitz per uccidere il gerarca nazista di alcuni soldati cecoslovacchi (tra loro Jozef Gabcik, Jan Kubis e Adolf Opalka) che dopo l’assalto vennero inseguiti per giorni dalle SS, infine accerchiati in una chiesa. Diversi di loro vennero uccisi dopo un cruento scontro a fuoco, mentre Jozef e Jan si suicidarono. Seguendo l’impostazione del romanzo di Laurent Binet, il vero cuore pulsante del film sono la vita, il respiro, il sorriso di questi giovani patrioti contrapposti al freddo e sadico anelito di morte trascinatosi dietro dal Reichsprotektor. Per un equilibrio politico e di genere, esistenziale e storico, che Jimenez sembra trovare soprattutto all’interno della temeraria rete della Resistenza, più che nel convenzionale ritratto dell’abominevole nazista. Apice tragico del massacro, mitraglietta sull’altare, bombe a mano e candele che saltano in aria come birilli, come fossimo in una bella copia del finale de Il Mucchio Selvaggio di Peckinpah. Clarke di routine, ma Jack O’Connell che fa Kubis è fresco, impavido e generoso come poche altre giovani star del momento.