Lo shutdown è finito, ma l’accordo è temporaneo. Dopo oltre 34 giorni di paralisi del governo Usa, Donald Trump ha ceduto e ha stretto un’intesa con i democratici. Il tycoon finisce per dire sì a un decreto per riaprire il governo senza ottenere i soldi per il muro al confine con il Messico: ma l’accordo serve a riaprire il governo solo fino al 15 febbraio ed entro allora l’intesa sul muro andrà trovata, altrimenti – minaccia il presidente Usa – potrebbe esserci un nuovo shutdown, oppure lui potrebbe dichiarare l’emergenza nazionale al confine sud, in modo da aggirare il Congresso e finanziare il muro con fondi attualmente destinati ad altro.

“Abbiamo raggiunto un accordo per porre fine allo shutdown”, ha annunciato Trump dal Giardino delle rose della Casa bianca. “Firmerò un decreto per riaprire le attività governative fino al 15 febbraio e farò in modo che tutti i dipendenti ricevano gli arretrati quanto prima, rapidamente”, ha proseguito, ribadendo tuttavia che “non abbiamo altra scelta se non quella di costruire il muro” e quindi verranno avviati negoziati bipartisan sul tema. Secondo la Cnn, per la decisione di Trump di cedere sul muro hanno giocato un ruolo chiave i ritardi registrati oggi nell’aeroporto LaGuardia di New York. La Federal Aviation Administration (Faa), cioè l’agenzia del governo Usa che si occupa dell’aviazione civile, a un certo punto è stata costretta a bloccare temporaneamente i voli in arrivo nello scalo a causa della carenza di controllori di volo dovuta allo shutdown; e alla ripresa del traffico aereo si sono accumulati ritardi in media di un’ora e mezza, che hanno avuto ripercussioni anche sugli aeroporti di Newark e Fildelfia.

Sono circa 800mila i dipendenti che erano rimasti a casa, o costretti a lavorare senza stipendio, dal 22 dicembre. E giovedì le associazioni dei controllori di volo avevano espresso preoccupazione per le conseguenze dello shutdown sulla sicurezza dei trasporti aerei. “Speriamo che il presidente abbia imparato la lezione“, ha commentato il capo dei democratici al Senato Usa, Chuck Schumer. Accanto a lui Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera, che è stata protagonista in prima linea del braccio di ferro Dem con Trump: giovedì, dopo una lunga disputa, aveva ottenuto il primo arretramento del presidente quando il tycoon era stato costretto a rinviare il discorso sullo Stato dell’Unione a data da destinarsi, quando lo shutdown sarebbe finito. Al cuore della disputa sullo shutdown c’era proprio il muro che Trump ha promesso di costruire al confine fra Usa e Messico, che a suo parere è fondamentale per combattere l’immigrazione: il magnate voleva che i fondi necessari fossero inseriti nella legge di bilancio così, quando a dicembre democratici e parte dei repubblicani si sono rifiutati di farlo, non ha firmato il budget determinando appunto la paralisi dell’amministrazione.

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