La forza testimoniale, dalla fotografia alla parola scritta. Non c’è limite creativo a chi voglia rivisitare la Storia per trasformarla in Memoria. È quanto accade attraverso due mirabili documentari visibili in selezionate sale italiane in occasione della Giornata Mondiale della Memoria, il prossimo 27 gennaio. Se The Dead Nation (in originale Tara Moarta) del romeno Radu Jude rivisita l’orrore persecutorio nazista sugli ebrei dell’Est europeo rivisitando rare fotografie d’epoca accompagnate da testi/voci originali come testimonianze dirette, Chi scriverà la nostra storia (in originale Who Will Write Our History) della statunitense Roberta Grossman fa luce sull’incredibile scoperta dei documenti redatti, raccolti e nascosti dal gruppo segreto Oyneg Shabes nel Ghetto di Varsavia fra gli inizi del 1941 e la sua distruzione avvenuta nel febbraio del 1943.
I due film appaiono formalmente assai diversi fra loro eppure si accomunano non solo per un obiettivo identico (la preservazione e la comunicazione della Memoria) ma anche per l’ingegnoso utilizzo del materiale a disposizione che si fa “materia” viva e potente del racconto benché costituita da oggetti d’archivio. In tal senso entrambi parlano al presente (anche letteralmente laddove compare l’io narrante) e forniscono elementi per interpretare il nostro tempo alla luce di un passato da non replicare.