Ringrazio per la collaborazione la dottoressa Martina di Juvalta
Negli ultimi decenni la aspettativa di vita di uomini e donne si è molto allungata (85 anni per le donne e 82-83 anni per gli uomini), quindi è indispensabile occuparsi anche della sessualità negli anziani che dovrebbe essere considerata una componente importante della qualità della vita. Purtroppo però, ancora oggi, quando si parla di terza età, quello che viene sottolineato è soprattutto la perdita della giovinezza e l’aumento dei disagi fisici, quindi, è difficile pensare che gli anziani possano avere il desiderio di impegnarsi in attività sessuali.
Questo succede perché si fa riferimento a un concetto di sessualità esclusivamente basato sul modello dell’adulto (sessualità pulsionale e prestazionale), anziché su un modello integrato che cambia dall’infanzia alla vecchiaia e tiene conto anche dell’aspetto emotivo e relazionale e prevede la possibilità di sperimentare emozioni insieme alla persona che si ama. A dispetto dei pregiudizi le persone anziane non solo dichiarano di voler mantenere una vita sessuale attiva, ma dimostrano di essere anche molto interessate ai sentimenti e alle passioni tanto che questa fase della vita può essere definita come una seconda adolescenza.
Per fortuna, negli ultimi anni, si parla molto di questo tema sia in contesti rigorosamente scientifici sia più semplicemente divulgativi, registrando una tendenza a occuparsi di più di questa fascia della popolazione. La letteratura è principalmente centrata sulla sessualità maschile e soprattutto sulle disfunzioni sessuali, mentre per le donne si tende a pensare che possano trarre più beneficio dalla compagnia, piuttosto che dal sesso in sé, rispetto agli uomini, confermando ancora una volta i pregiudizi sulle differenze di genere rispetto alla sessualità.
Sarebbe veramente importante sfatare i falsi miti sugli anziani che li descrivono come poco lucidi e asessuati e rompere le barriere dei tabù e della vergogna, parlando con loro di sesso in modo aperto. Tale consapevolezza dovrebbe essere promossa dalle figure di clinici esperti che dovrebbero chiedere, incoraggiare le persone di una certa età a mantenere attiva la loro vita sessuale, fornendo loro strumenti adeguati che contrastino i principali problemi che possono presentarsi. L’atrofia vulvo-vaginale e la disfunzione erettile sono, infatti, le principali aree d’intervento del clinico, per questo target di popolazione, e che, una volta risolte, potrebbero migliorare notevolmente la vita sessuale e affettiva dei pazienti senior. Secondo questa prospettiva, le limitazioni funzionali possono rappresentare delle opportunità per le persone anziane nel ridefinire i loro copioni sessuali, anche enfatizzando il ruolo delle forme di scambio non-coitali e ricercando un nuovo significato dell’intimità e della soddisfazione sessuale.
Per concludere, la promozione della salute sessuale passa attraverso la prospettiva offerta dalla definizione dell’invecchiamento funzionale, concetto secondo il quale un individuo è in grado di mettere in gioco meccanismi psicologici e sociali adattivi per compensare le limitazioni fisiche e raggiungere uno stato di benessere e appagamento personale, seppur in una condizione di malattia o disabilità. Secondo questo costrutto mentale, quindi, la sessualità non deve più essere considerata come residua, ma è modulata sulle risorse individuali, relazionali, psicologiche e sociali del singolo.