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Venezuela, governo diviso sull’ultimatum dell’Ue. Conte: “Sì al voto subito ma no a interventi impositivi di altri Paesi”

Il segretario di stato americano Mike Pompeo ha lanciato un monito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: "Nessuno metta alla prova la determinazione degli Stati Uniti". Per tutta risposta, la Russia ha cercato di impedire la riunione del Consiglio sostenendo che la situazione nel Paese non costituisce una minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale. Intanto sulla questione è intervenuta anche l'Unione europea che ha trovato una linea comune: "L'Ue chiede con forza la tenuta urgente di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili"

Il governo italiano si divide sulla crisi politica in Venezuela. Le due anime dell’esecutivo gialloverde hanno infatti posizioni contrastanti, come dimostra lo scontro tra Alessandro Di Battista del Movimento 5 stelle e il vicepremier leghista Matteo Salvini. Quest’ultimo infatti, ha dichiarato il suo sostegno all’ultimatum lanciato dall’Unione europea affinché il Venezuela vada al voto entro 8 giorni se non vuole che anche l’Europa riconosca Guaidò come presidente legittimo. Ipotesi che è una stronzata megagalattica, invece, per Di Battista. D’accordo con Salvini anche il ministro degli Esteri Moavero. Chi non si sbilancia è invece il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha detto di “auspicare che il popolo arrivi quanto prima a “esercitare libere scelte democratiche”, dall’altra ha aggiunto di “voler evitare interventi impositivi che possano far diventare il Venezuela terreno di divisioni fra attori globali”.

La divisione del governo italiano – Il primo a prendere una posizione è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha subito condiviso le posizioni di Francia, Germania e Spagna. “Hanno fatto bene perché Maduro sta piegando con la violenza e con la fame un popolo e lo dico perché ci sono anche tanti italiani in Venezuela che stanno soffrendo, quindi spero che anche il governo italiano abbandoni ogni prudenza e sostenga il popolo venezuelano, il diritto a libere elezioni, alla democrazia”, ha detto il vicepremier.

Concetto ribadito anche dal ministro degli Esteri: “Ci riconosciamo pienamente nella dichiarazione comune che gli Stati membri dell’Ue hanno diffuso oggi sulla situazione in Venezuela, alla redazione della quale abbiamo partecipato. Chiediamo una vera riconciliazione nazionale e iniziative costruttive che scongiurino sviluppi gravi e negativi, assicurino il rispetto dei diritti fondamentali e consentano un rapido ritorno alla legittimità democratica, garantita da nuove elezioni libere e trasparenti”, ha detto Enzo Moavero Milanesi. Favorevole al voto, ma non a imposizioni di paesi esteri, invece, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “L’Italia sta seguendo con costante attenzione la situazione . Auspichiamo la necessità di una riconciliazione nazionale e di un processo politico che si svolga in modo ordinato e che consenta al popolo venezuelano di arrivare quanto prima a esercitare libere scelte democratiche”, ha scritto su Facebook il premier che ha poi sottolineato l’importanza di “scongiurare un’escalation della violenza”. “Allo stesso tempo – ha continuato sul social – bisogna cercare di evitare che il Venezuela attraverso l’impositivo intervento di Paesi stranieri, possa diventare terreno di confronto e divisioni tra attori globali”.

Il sottosegretario agli Esteri, l’esponente del Movimento 5 stelle Manlio Di Stefano, ha dichiarato di essere contrario all’ultimatum. “Tra interventismo statunitense, freno tout court della Russia e inutili ultimatum Ue, l’Italia offre di mediare tra Maduro e opposizioni per una transizione politica verso nuove elezioni in Venezuela, nei tempi e nei modi più adatti. Gli ultimatum compattano solo il potere”, ha scritto su Twitter. Con lui anche l’ex deputato Alessandro Di Battista che, sempre su Facebook, ha attaccato duramente il leader della Lega che per primo ha appoggiato le posizioni dell’Unione europea. 

La spaccatura internazionale –  Tensione alle stelle tra Stati Uniti e Russia sulla crisi politica del Venezuela. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito oggi per una seduta d’emergenza richiesta proprio dagli Usa. “L’esperimento socialista in Venezuela è fallito, la gente è alla fame. Il regime di Maduro è mafioso e illegittimo, ha portato l’economia al collasso. Poniamone fine” ha detto il segretario di stato americano Mike Pompeo in apertura del suo intervento all’Onu. Per tutta risposta, la Russia prima ha cercato di impedire la riunione del Consiglio sostenendo che la situazione nel Paese non costituisce una minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale, poi ha ribadito la sua accusa a Washington di voler attuare un “golpe” a Caracas per scalzare Maduro. Stati Uniti e Canada hanno già riconosciuto Juan Guaidò come presidente legittimo, mentre Russia e Cina hanno chiesto di non interferire negli affari interni di Caracas. Intanto sulla questione è intervenuta anche l’Unione europea che ha trovato una linea comune: “L’Ue chiede con forza la tenuta urgente di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili” e, “in mancanza di un annuncio sull’organizzazione di nuove elezioni con le necessarie garanzie nei prossimi giorni, l’Ue intraprenderà ulteriori azioni, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese”, ha detto l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, sottolineando che “il Paese ha urgentemente bisogno di un governo che rappresenti la volontà del popolo venezuelano”. In mattinata era arrivato infatti l’ultimatum di Francia, Germania e Spagna che avevano posto un limite di 8 giorni per convocare libere elezioni in Venezuela, altrimenti verrà riconosciuto Guaidò come presidente legittimo del Venezuela.

L’ultimatum dei leader europei – Convocare elezioni “eque, libere, trasparenti e democratiche” entro otto giorni oppure Francia, Spagna e Germania riconosceranno Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano autoproclamatosi presidente ad interim, come presidente del Venezuela. È l’ultimatum a  lanciato unanimemente dal presidente francese Emmanuel Macron, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel a Nicolas Maduro. Una posizione a cui potrebbero unirsi presto anche altri Paesi. I leader europei concordano infatti sul fatto che “il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente il proprio futuro” e sono pronti a scendere in campo, come ha spiegato il ministro degli Estreri spagnolo Josep Borrell: “Se non esiste la volontà del regime venezuelano a procedere alla convocazione di elezioni, noi solleveremo l’adozione di altre misure, tra le quali anche il riconoscimento di Guaidò come capo di Stato ad interim“.  “Non vogliamo instaurare o rimuovere governi, vogliamo la democrazia e elezioni libere in Venezuela”, ha precisato il premier spagnolo Pedro Sanchez. Guaidò ha ringraziato in tre diversi tweet i leader di Germania, Francia e Spagna per il loro “impegno nei confronti del popolo venezuelano nella nostra lotta per una nazione libera e democratica“. “L’Unione europea ha ancora compiuto progressi per il pieno riconoscimento e il sostegno della nostra lotta legittima e costituzionale”, ha scritto.