“Era vivo, stava ancora ansimando e lui lo ha seppellito. L’ho visto con i miei occhi”. Isaias Valdez Rios lo ha detto chiaramente ai giudici della corte di New York davanti ai quali si sta tenendo il processo a Joaquin El Chapo Guzman. Davanti alla Corte federale di Brooklyn, la sua ex guardia del corpo – 39 anni – ha raccontato molti dettagli sui crimini commessi dal boss del cartello di Sinaloa, imputato per 17 reati compresi quei tre omicidi, commessi personalmente tra torture e sevizie.
L’ex guardia del corpo ha raccontato che tra il 2006 e il 2007 Guzman ha sparato a un membro di un cartello rivale e lo ha seppellito quando l’uomo stava ancora “ansimando”. In un’altra occasione, nello stesso periodo, ha invece torturato due membri del cartello Zeta per circa tre ore, poi li ha uccisi a colpi di pistola e li ha gettati in un fosso dove aveva fatto accendere un falò. Ai suoi uomini, ha raccontato, El Chapo ha detto: “Non voglio che rimangano ossa”.
Valdez, ex membro delle forze speciali dell’esercito messicano, ha iniziato a lavorare per il boss come guardia in uno dei suoi nascondigli, intorno al 2004. Ad un certo punto Guzman avrebbe ordinato di ucciderlo perché pensava che gli avesse rubato del denaro, ma fu poi convinto a cambiare idea. Nel 2014 Valdez è stato arrestato dalle autorità americane, e sta collaborando alle indagini.
El Chapo nel 2017 è stato estradato negli Stati Uniti per rispondere alle accuse di traffico di cocaina, eroina e altre droghe come leader del cartello Sinaloa. I suoi legali sostengono invece che è stato incastrato da un altro potente trafficante, Ismael El Mayo Zambada. I pubblici ministeri dovrebbero concludere le testimonianze dell’accusa lunedì, e quindi toccherà agli avvocati di Guzman chiamare i propri teste. È possibile anche tra proprio al El Chapo venga chiesto di rispondere in aula.
A fine novembre, altri dettagli sull’efferatezza con la quale agiva l’ex capo del cartello di Sinaloa erano stati svelati da Jesus Zambada, uno dei più fidati uomini di Guzman e figlio di El Mayo. Secondo il suo racconto, durante la faida nell’alleanza, El Chapo ha fatto uccidere il fratello di un boss perché non gli aveva stretto la mano al termine di un incontro. Quell’omicidio, secondo Zambada, fu la scintilla che scatenò la lotta interna al cartello nella quale venne assassinato anche un fratello di El Chapo.