In una sola legislatura il consiglio provinciale ha sborsato oltre un milione di euro per compensi dovuti agli spostamenti degli eletti da casa alla sede dell'ente. Ma in qualche caso si arriva a decine di migliaia di euro a testa oltre ai 12mila già previsti. E il sospetto della Procura è anche che qualcuno abbia chiesto anche la doppia indennità, sommata con il consiglio regionale che si riunisce una volta al mese
A guardare le cifre complessive c’è da restare allibiti. Perché qualche consigliere provinciale di Trento in una legislatura incassa decine di migliaia di euro per il rimborso delle spese per andare, in auto, da casa al posto di lavoro. Non si tratta di bagatelle, visto che i rimborsi complessivi, in quattro anni (dal 2014 al 2017), hanno superato il milione di euro e per i rimborsi chilometrici del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige (che si riunisce in media una volta al mese) hanno raggiunto i 164mila euro. Lo prevede il regolamento, e quindi la legge è rispettata. Eppure a quella montagna di spese si sta interessando la procura della Repubblica che ha aperto un’inchiesta, inviando i finanzieri del nucleo di polizia tributaria nel palazzo della Provincia. C’è il sospetto di peculato o di truffa aggravata, ovvero che qualcuno abbia fatto il furbo, lucrando sui rimborsi.
E’ da qualche anno che il monte-rimborsi è sotto tiro, perlomeno dell’opinione pubblica. Perché le cifre non sono segrete, anzi vengono pubblicate sul sito della Provincia. Qualche interrogazione parlamentare aveva sollevato il problema. I dati sono stati ripresi dalla stampa locale Il Trentino, Il Corriere Trentino e L’Adige, che hanno squadernato tabelle contenenti le cifre dei rimborsi, piuttosto lauti, dei politici. Le ultime pubblicazioni risalgono a novembre. Ma adesso è scesa in campo la Procura, con il sostituto Carmine Russo. Nel palazzo della Provincia autonoma i finanzieri si sono fatti consegnare elenchi e documenti, dichiarazioni e ricevute di spesa. Inchiesta top secret, per il momento nessun indagato.
Due le ipotesi su cui sta lavorando la Guardia di Finanza. La prima riguarda la legittimità dei rimborsi chilometrici di cui hanno diritto i consiglieri sul percorso da casa alla sede della Provincia. E’ dovuto, pari al 30 per cento del costo della benzina a chilometro, quindi circa 50 centesimi. Siccome alcuni consiglieri vivono nelle valli, il tragitto di andata e ritorno può arrivare o superare i 200 chilometri. E’ per questo che alcuni incassano come rimborso più di 100 euro per ogni giorno di seduta del consiglio o delle commissioni. Sono dovuti solo se il viaggio viene effettuato per davvero. Ad esempio, se un consigliere dorme a Trento non ne ha diritto. In base al regolamento, infatti, per partecipare alle sedute istituzionali “ai consiglieri che non risiedono nel Comune dove si svolge la seduta spetta il rimborso per le spese di viaggio dal luogo di residenza alla località ove avviene l’incontro”. Queste voci si aggiungono all’indennità mensile lorda di 9.800 euro, a un spesa forfettaria di 700 euro (per esborsi legati all’espletamento del mandato) e fino ad altri 750 euro di rimborsi per spese documentate.
La seconda ipotesi su cui stanno lavorando i finanzieri riguarda la possibilità che qualche consigliere abbia addebitato le stesse spese sia al consiglio provinciale che a quello regionale, il che darebbe corso a un indebito doppio rimborso. Nel caso dei rimborsi chilometrici, dagli elenchi forniti dalla Provincia emerge che durante il 2017 un assessore residente fuori Trento ha ricevuto come “rimborso non residente” quasi 15mila euro, un altro 12mila. Nei primi quattro anni della precedente legislatura, dal 2013 al 2017 (il dato non contiene gli ultimi dieci mesi, fino alle elezioni di ottobre) la Provincia di Trento ha sborsato 1.113.425 euro per i rimborsi spese. Per fare qualche esempio, tra consiglio provinciale e regionale, troviamo al top Giuseppe De Tomas (Union Autonomista Ladina, centrosinistra) con 78mila euro, Mauro Gilmozzi (Unione per il Trentino, centrosinistra) con 74mila, Giacomo Bezzi (Forza Italia) con 64mila, il presidente Ugo Rossi (Partito Autonomista Trentino Tirolese, centrosinistra) e Michele Dallapiccola (Patt) con 62mila, Tiziano Mellarini (Unione per il Trentino) con 61mila, Marino Simoni (Progetto Trentino, centrodestra) con 52mila, Carlo Daldoss (centrosinistra) con 44mila, Lorenzo Ossanna (Patt) con 43mila euro e Graziano Lozzer (Patt) con 40mila euro.
Passando al solo consiglio regionale, per tutta la legislatura appena conclusa, i soli rimborsi chilometrici liquidati sono stati pari a 164mila euro: quasi 13mila a Lorenzo Baratter (Patt), oltre 17mila a Giacomo Bezzi, 10 mila a Graziano Lozzer, Walter Viola (Patt) e Lorenzo Ossanna. Le spese di viaggi aggiungono altri 173mila euro, portando il totale dei rimborsi ai consiglieri trentini da parte della Regione a quota 338mila euro.