Il Consorzio delle università avrebbe richiesto rimborsi per lo stesso personale al ministero e alla Commissione Europea. Almeno 80 casi sospetti solo per il 2015. La vicenda viene a galla dopo un accesso agli atti del Fatto.it ed è ora al vaglio della Procura contabile di Roma. Il nuovo vertice politico amministrativo del Miur valuta il commissariamento e chiede chiarezza per non compromettere le ambizioni dell'Italia: "Imperativo presentarsi alla gara con le carte in regola"
Ricercatori pagati due volte, senza che lo sapessero. L’ombra di una truffa all’Europa che può costare caro all’Italia. Il nostro Paese si è candidato a ospitare uno dei primi centri europei di supercalcolo, in sigla EuroHPC: sul piatto ci sono 240 milioni di euro, metà finanziati dalla Ue e il resto dagli altri Stati. Il bando deve ancora uscire, il termine è il 21 marzo. L’Italia concorre con il gigante dell’informatica Cineca, il consorzio interuniversitario di Casalecchio di Reno che vanta il secondo supercomputer dopo quello dell’Eni, 19esimo al mondo. E’ una grossa partita, tutta da giocare, se le carte fossero in regola. La gestione del consorzio è fonte di grattacapi continui per il ministero, ma l’ultimo è una bomba sull’asse Roma-Bologna-Bruxelles.
Il consorzio avrebbe presentato una doppia rendicontazione del personale alla Commissione Europea, al ministero dell’Istruzione e alle aziende private cui forniva servizi di supercalcolo. E’ l’ipotesi su cui indaga la Procura contabile di Roma che nasce da un esposto di un privato, nato dopo l’accesso agli atti del fattoquotidiano.it sui rendiconti analitici del 2015: dalla documentazione è emerso che i costi del personale, per circa 3,5 milioni, venivano imputati al 100% sul contributo pubblico annualmente erogato dal MIUR e quindi sulle casse della Commissione quali “costi ammissibili”, consentendo così all’ente di incamerare il doppio dei rimborsi dovuti. Il sospetto trova riscontro in almeno 80 casi ed è possibile che sia accaduto per altre annualità.
Il ministero ha aperto un’istruttoria sul caso. Ufficialmente, per ora, c’è una richiesta di chiarimenti da parte del Dipartimento Università. A metà gennaio sono arrivate le controdeduzioni dell’ente, ma il ministero le ha ritenute “insufficienti” e ha chiesto documentazione integrativa (attesa per venerdì, 25 gennaio). I vertici dell’ente, contattati, non commentano. Si limitano a sottolineare che “si tratta di vicende riferibili alla precedente gestione”. La speranza è che il caso sia frutto di un errore marchiano, un equivoco contabile perché su questa vicenda il governo rischia di perdere una partita importante come fu l’Agenzia del Farmaco: posti di lavoro, fondi europei, prestigio internazionale.
Le carte però suggeriscono altro. Traccia della pratica contestata si ritrova nella rendicontazione trasmessa da Cineca al MIUR ai fini dell’erogazione dei contributi a valere sul Fondo di finanziamento ordinario (F.F.O) erogato dal ministero nel 2015, raffrontata con i documenti contabili richiesti dal Fatto sul rimborso dei costi richiesto nello stesso periodo alla Commissione Ue. Una documentazione che avevamo chiesto a marzo 2017 e ottenuto dopo tre mesi. Le verifiche hanno richiesto tempo, il sospetto emerso ha indotto un’azienda privata a segnalare la condotta del Cineca alla Procura contabile e alla stessa Commissione Europea.
Nel dettaglio, il consorzio avrebbe incluso costi riferiti al personale addetto al supercalcolo facente capo al dipartimento SCAI (acronimo di SuperComputing Applications and Innovations) dello stesso Consorzio. Dall’allegato n.5, che contiene l’elenco nominativo del “Personale Supercalcolo”, emerge che si tratta, nella specie, di 80 dipendenti. I costi sostenuti dal Consorzio per tali addetti, come detto, sono interamente spesati dal finanziamento pubblico del MIUR. Ebbene, gli stessi costi di personale risulterebbero in realtà parimenti spesati dai contributi che Cineca percepisce per la partecipazione a progetti finanziati dall’Unione Europea.
Da un esame dei curricula degli 80 dipendenti consultabili sul sito internet di Cineca, si evince che 11 dipendenti sono attivamente occupati in attività relative a progetti europei; nelle pagine web di Cineca dedicate alla descrizione dei 21 progetti europei cui il Consorzio partecipa, 21 degli 80 dipendenti inclusi nell’allegato sono indicati come “referenti di contatto” dei medesimi progetti. Nel rendiconto per il progetto europeo ARES relativo all’anno 2015, alla voce “personale Cineca addetto al progetto e rientrante tra gli eligible costs”, sono indicati 7 dipendenti presenti anche tra gli 80 rendicontati al MIUR al 100%, ex all. 5. In sintesi, dai dati sopra riportati emerge che nella suddetta rendicontazione al MIUR sono stati ricompresi i costi di tutto il personale che svolge la propria attività a favore del supercalcolo, compreso quello che viene già rimborsato in tutto o in parte nell’ambito dei Progetti Europei. Ma non solo. Si rinviene un’altra ipotesi di sovracompensazione anche nei rapporti commerciali che il Consorzio intrattiene con Eni S.p.A. Invero, nel 2015 Cineca ha fatturato ad Eni per circa sei milioni di euro per attività di supercalcolo.
Tutto questo è anche documentato in un parere legale che il Cineca ha chiesto, ad aprile 2016, ossia dopo aver rendicontato al MIUR il 2015, parere ad oggetto “Rendicontazione costo personale ai fini Contributo FFO e Progetti europei”; in dettaglio, il consorzio chiede ai propri legali, testualmente, se “sia corretto” rendicontare al Miur “i costi di tutto il personale che svolge la propria attività a favore del supercalcolo, compreso quello che, in tutto o in parte” viene rendicontato “ai fini dei Progetti europei interessati“: dunque sembrerebbe un’evidente auto-ammissione di tale comportamento e dei rischi che comporta.
Nei corridoi di viale Trastevere si parla da tempo di commissariamento, visti anche i precedenti ingombranti dei 18,7 milioni di euro di contributi ministeriali che il Consiglio di Stato dice di restituire, riconoscendone la natura di aiuti di stato, l’omesso versamento di tasse costato all’ente un patteggiamento da 25 milioni col Fisco. Il nuovo vertice politico-amministrativo è estraneo a tutte le vicende che chiamano in causa la governance di Cineca e la vigilanza del Miur. Insieme allo straordinario knowhow dei ricercatori, la disinvoltura contabile e la scarsa vigilanza hanno contribuito negli anni a creare un gigante dell’Informatica dai piedi d’argilla. Di fronte al quale il vertice del ministero promette di far chiarezza fino in fondo, pur sapendo che “se salta Cineca, salta la macchina che tiene dietro ai concorsi pubblici, che eroga gli stipendi, che fa parlare le amministrazioni”. E che uno “scandalo” ai danni dell’Europa farebbe vacillare anche le ambizioni internazionali dell’Italia nel campo dei supercomputer. Da qui, l’imperativo di presentarsi in Europa con le carte in regola.