Smontato il provvedimento che era diventato un decreto omnibus. Restano lo stop al raddoppio dell’Ires sul no profit, la riforma della normativa sugli Ncc, la moratoria sulle trivelle, il trasferimento degli impianti idroelettrici alle Regioni e l'allargamento dei paletti di ineleggibilità nei consigli degli ordini circondariali forensi. Salta la stretta anti-Xylella
Via 62 emendamenti su 85. Il Dl Semplificazioni dimagrisce per recepire le perplessità fatte filtrare dal Quirinale rispetto ai contenuti di un testo che durante il passaggio in commissione si era gonfiato a dismisura rispetto alla versione varata dal consiglio dei ministri il 12 dicembre, diventando di fatto un decreto omnibus con norme troppo eterogenee. La moral suasion preventiva del capo dello Stato Sergio Mattarella è stata raccolta dalla maggioranza e nel pomeriggio, alla ripresa dei lavori nell’aula del Senato, la sforbiciata è stata ufficializzata con le dichiarazioni di inammissibilità che hanno falciato tre quarti delle novità inserite nel passaggio parlamentare. Il primo a cadere è stato quello anti Xylella contro il quale si era espresso Beppe Grillo.
Lega e Movimento 5 Stelle hanno nel frattempo trovato un accordo su cinque modifiche ritenute prioritarie, che quindi non verranno toccate: si tratta del congelamento del raddoppio dell’Ires sul no profit, della riforma della normativa sugli Ncc, della moratoria sulle trivellazioni, dell’allargamento dei paletti di ineleggibilità nei consigli degli ordini circondariali forensi e del trasferimento degli impianti idroelettrici alle Regioni alla scadenza delle concessioni. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha giudicato ammissibile anche l’emendamento che autorizzata una spesa di 10 milioni per elargizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro di Rigopiano e di coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime. Ora il decreto alleggerito proseguirà l’iter di conversione, da concludere entro il 12 febbraio pena la decadenza, con il via libera di Palazzo Madama e poi un passaggio alla Camera.
Saltano la norma anti Xylella e lo stop alle tasse per i danneggiati dal crollo del Morandi – E’ stata dichiarata inammissibile la stretta anti-Xylella. L’emendamento presentato dai relatori che prevedeva l’obbligo di distruzione degli ulivi infetti, stabilendo per il mancato rispetto delle nuove norme anche la pena del carcere da 1 a 5 anni, è stata dichiarata inammissibile dalla presidenza del Senato. Contro la misura si era scagliato Grillo: il cofondatore del M5s aveva definito la prospettiva della reclusione “da film horror“. Resta fuori anche lo stop al pagamento di tasse e contributi per i contribuenti colpiti dal crollo del ponte Morandi fino al 2 dicembre 2019. Via anche le nuove norme sulla Rc auto che aggiornavano le regole sugli sconti per la scatola nera, le modifiche alla web tax che permettevano di escludere anche Borsa italiana dagli effetti della nuova tassa e i nuovi paletti per le società di capitali che possiedono catene di farmacie.
Le norme dichiarate inammissibili potrebbero comunque essere recuperate in un disegno di legge di iniziativa parlamentare. Nei giorni scorsi erano stati approvati dalle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato un’ottantina di emendamenti su argomenti molto diversi fra loro, come la ripresa della riscossione dei tributi e la proroga dei termini di prescrizione e decadenza a Lampedusa e Linosa (dove era stata sospesa dal 12 febbraio 2011 al 15 febbraio 2017 in seguito all’emergenza migranti), l’allargamento ai professionisti dell’accesso alla sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, il via libera all’acquisto di auto blu oltre i 1600 centimetri cubici di cilindrata se poco inquinanti.
Opposizioni: “Strappo istituzionale” – Lunedì mattina in Aula le opposizioni hanno attaccato il governo per l’inserimento del testo di disposizioni estranee al suo contenuto. Luigi Zanda, senatore del Pd, intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama ha detto che il Dl è stato reso “abbondantemente incostituzionale“. Per il senatore di FI Renato Schifani “in Senato si rischia, a distanza di un mese, un secondo strappo istituzionale dopo quello avvenuto in occasione della legge di bilancio“. “Durante il percorso di conversione del decreto – aggiunge – ho denunziato più volte l’avvenuta approvazione di emendamenti del tutto fuori materia ed in contrasto palese con i principi dettati dalla Corte Costituzionale nel 2012. Auspico fortemente che l’aula possa correggere ed eliminare le anomalie parlamentari compiute in commissione eliminando tutto ciò che non ha diritto di ingresso nella legge di conversione del decreto su forzatura della maggioranza e del governo, riaffermando così la piena autonomia ed indipendenza del Parlamento nei confronti dell’esecutivo”.
Il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso dal canto suo ha detto che “il decreto semplificazioni rischia di diventare il ‘decreto figuraccia‘, con i due attori del governo che come ladri legislativi colti in fragranza, dovranno togliere la loro refurtiva elettorale dal treno del decreto di fronte all’altolà che sembra sia giunto dal più alto Colle, paralizzando nuovamente l’attività del Parlamento”.