Nella metropoli del Guandong, nota per essere stata la culla dell’industrializzazione cinese, lo scorso dicembre si è tagliato un traguardo invidiabile. Con due anni di anticipo su quanto previsto, la flotta di mezzi pubblici presenti in città, è stata interamente sostituita da veicoli elettrici. Un obiettivo questo, che New York spera di raggiungere nel 2040.

Per Shenzhen si tratta di 16.259 autobus e di 19.000 taxi, completamente elettrificati. Ma la metropoli del sud non è da sola. La situazione a Shanghai, è molto simile e sono più di una trentina le città cinesi, che mirano di arrivare allo stesso traguardo entro il 2020.

Secondo uno studio di Bloomberg, dei 385.000 autobus elettrici esistenti al mondo, il 99% è operativo in Cina, dove vengono immessi sulle strade 9.500 nuovi bus elettrici ogni 5 settimane – in pratica l’intera flotta di Londra. L’elettrificazione della rete pubblica è stata velocissima nel Paese. Senza i capricci del mercato a fare da blocco, i piani di Pechino hanno potuto realizzarsi in tempi eccezionali. E il futuro promette ancora meglio. Entro il 2025 il 25% dei veicoli circolanti nel Paese, dovrà essere elettrico. Si parla di circa 7 milioni di veicoli.

Questa rivoluzione non sarebbe potuta avvenire senza i lauti incentivi e sussidi verdi previsti a livello nazionale, regionale e municipale. Se si pensa che un autobus elettrico costa circa 4 volte uno diesel e la costruzione di infrastrutture per la ricarica – per Shenzhen si è trattato di 40.000 stazioni – comporta la disponibilità di vasti terreni inutilizzati, si capisce la portata di questa rivoluzione.

La svolta verde è parte integrante dello sforzo di Pechino per ridurre le emissioni di Co2 nell’atmosfera e rendere le aree urbane, il motore pulsante dello sviluppo cinese, maggiormente vivibili. Obiettivi che si allineano al progetto di riconversione industriale noto come China 2025 che intende fare del Paese una potenza tecnologica mondiale in almeno 10 ambiti, tra i quali quello dei veicoli a nuova energia.

Il primato cinese non riguarda però solo i veicoli da trasporto pubblico. Come conferma Agenzia Internazionale dell’Energia, la Cina sta registrando risultati eccezionali anche nel campo del trasporto privato elettrico. Nel solo 2017 in Cina è finita quasi la metà dei veicoli elettrici ed ibridi prodotti su scala globale, registrando un aumento del 62% rispetto all’anno precedente.

Impegnati nella corsa del mercato privato, player globali come Bmw, Volkswagen e Toyota. La stessa Tesla ha di recente avviato la costruzione del suo primo impianto produttivo al di fuori degli Stati Uniti, nei sobborghi di Shanghai. Non da meno i produttori locali che ormai coprono tutti i segmenti di mercato. Dai Suv di Nio, all’ampia scelta di veicoli proposta da BYD, primo rivenditore cinese, a Xpeng, che sebbene non abbia ancora prodotto alcun veicolo, promette di diventare la Tesla Cinese.

Gli ambiziosi obiettivi di Pechino si scontrano però con ostacoli reali. La limitata capacità delle batterie made in China e la scarsità di infrastrutture di ricarica sul territorio, necessitano di nuovi e ingenti investimenti nel momento in cui gli incentivi governativi, sono agli sgoccioli, termineranno infatti l’anno prossimo.

Come nubi all’orizzonte si stagliano problematiche macro con le quali la Cina non ha ancora fatto del tutto i conti, quali la questione dello smaltimento delle batterie e i costi ambientali e sociali della loro fabbricazione.

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