Il Viminale sostiene facendo sbarcare i 177 migranti a bordo della Diciotti si rischiava di accogliere potenziali terroristi. Il tribunale dei ministri di Catania, però, non è d’accordo: non c’era nessuno di pericoloso a bordo della nave della Guardia Costiera. Ennesimo scontro tra il ministero dell’Interno e i giudici che hanno chiesto l’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini. In previsione della prima riunione della giunta per le Immunità del Senato, infatti, il Viminale ha cominciato a fare trapelare alcuni elementi utili alla difesa di Salvini. “Sul caso Diciotti relativamente all’accusa di sequestro i magistrati parlano di gravi condizioni psico-fisiche dei migranti a bordo. Eppure, quando fu dato il via libera allo sbarco dei minori, gli extracomunitari decisero di restare volontariamente a bordo per terminare un rito religioso per circa due ore, dalle 20,30 alle 22,30″, dicono fonti del ministero dell’Interno.
A parlare del rischio terrorismo, invece, è il sottosegretario Nicola Molteni. “C’è un rischio generale, il fenomeno dell’immigrazione illegale comporta rischi di infiltrazioni di terroristi fondamentalisti islamici, in particolare i cosiddetti foreign fighters. È un rischio che si paventava in quell’occasione e che si paventa ogni volta. Informazioni, evidenze, riscontri che un governo serio deve tenere in considerazione per la sicurezza del paese”, spiega il leghista. “Anche nel Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico – ha aggiunto – che si tenne in Calabria queste risultanze emersero. Ora le notizie delle possibilità che a bordo della Diciotti vi potessero essere dei terroristi emergono evidentemente laddove le carte processuali che sono state consegnate al Senato da parte del Tribunale dei Ministri di Catania cominciano ad essere oggetto di analisi in vista della Giunta per le autorizzazioni. Il Ministro dell’interno, nel momento in cui ha agito, lo ha fatto nell’esercizio delle proprie funzioni di Ministro. Chi oggi processa Salvini processa tutto il Governo”. Una posizione ribadita dal diretto interessato, cioè il titolare del Viminale: “Ci sono segnalazioni precise che sui barconi si infiltrano spacciatori, delinquenti, terroristi. In Tunisia ci sono almeno 3mila combattenti islamici. Ad ogni barcone che arriva in Italia illegalmente dirò di no. Se per qualche magistrato è sequestro di persona per me è difendere i confini del mio Paese”.
Nella relazione di 53 pagine con la quale i giudici del tibunale di Catania hanno chiesto il processo per Salvini, però, si affronta esplicitamente il tema della pericolosità sociale. “Nel caso di specie va osservato come lo sbarco di 177 cittadini stranieri non regolari non potesse costituire un problema cogente di ordine pubblico per diverse ragioni ed in particolare perché nessuno
dei soggetti ascoltati da questo Tribunale ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra i soggetti soccorsi, di ‘persone pericolose’per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale”, si legge a pagina 42 della relazione. “Dunque, in realtà, la decisione del Ministro non è stata adottata per problemi di ordine pubblico in senso stretto, bensì per la volontà meramente politica “estranea” alla procedura amministrativa prescritta dalla normativa per il rilascio del Pos di affrontare il problema della gestione dei flussi migratori invocando,in base a un principio di solidarietà, la ripartizione dei migranti a livello europeo tra tutti gli Stati membri”.