Un “illuminato servitore dello Stato” che è stato “espressione di una nuova generazione di magistrati“. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato Emilio Alessandrini, il magistrato ucciso il 29 gennaio di quarant’anni fa mentre stava andando in tribunale a Milano. Alessandrini, pescarese di Penne, aveva 36 anni: fu ucciso da un commando di Prima Linea che assaltò l’auto del sostituto procuratore ferma al semaforo tra viale Umbria e via Muratori, lungo il tragitto che il pm faceva tutti i giorni per andare al lavoro. A sparare al magistrato furono Sergio Segio e Marco Donat Cattin. Tra le ultime inchieste Alessandrini si era occupato anche del caso del Banco Ambrosiano, guidato da Roberto Calvi. Nelle sue rivendicazioni Prima Linea spiegò che Alessandrini (che aveva indagato sul mondo dell’Autonomia a Milano) era stato “scelto” per via del suo impegno per modernizzare la struttura giudiziaria. “Alessandrini – scrisse Walter Tobagi, che sarebbe stato ucciso un anno dopo da un’altra organizzazione terroristica di estrema sinistra – rappresentava quella fascia di giudici progressisti ma intransigenti, né falchi chiacchieroni né colombe arrendevoli”.

Al Palazzo di Giustizia di Milano Alessandrini è stato ricordato con una cerimonia organizzata dall’Anm milanese. I magistrati hanno ricordato non solo il grande impegno nel lavoro, ma anche la sua capacità di innovare. Il presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi, che di Alessandrini serba ancora un “ricordo vivissimo”, davanti a un centinaio tra toghe, legali, operatori del settore e cittadini, ha letto il messaggio del capo dello Stato. Oltre a Tavassi hanno preso la parola il procuratore generale Roberto Alfonso, il presidente del tribunale Roberto Bichi che lo ha definito “patriota democratico” e il presidente dell’Ordine degli avvocati Remo Danovi. Per l’occasione la giunta dell’Anm di Milano ha fatto ristampare un volume dedicato a lui e al suo collega Guido Galli “caduto” nei corridoi dell’università Statale un anno dopo, il 19 marzo 1980, pure lui per mano dei terroristi.

Alessandrini, scrive Mattarella, “è stato l’espressione di una nuova generazione di magistrati, appassionata ed animata da forti sentimenti civili. E’ necessario non disperdere la memoria di quanto accaduto e l’insegnamento professionale ed umano legato a questo magistrato. Rievocare il suo assassinio richiama il senso etico di quanti hanno saputo opporsi ai nemici della convivenza civile nel Paese, per costruire il futuro della nostra comunità, secondo principi di legalità e solidarietà umana“. Il capo dello Stato rinnova la vicinanza della Repubblica ai familiari di Alessandrini, “magistrato che profuse il suo impegno nella lotta al terrorismo, in particolar modo all’eversione di destra, era noto nella città di Milano e nell’intera magistratura per essere un giudice che aveva affrontato il problema ‘terrorismo’ non solo in un’ottica giudiziaria ma cercando di comprendere il fenomeno dal punto di vista sociale”.

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