Via libera del consiglio comunale. Salvini: "Sgombero di tutte le occupazioni illegali, nessuna esclusa". Ma Simone Di Stefano, leader del partito di estrema destra, annuncia querela ai firmatari della mozione e al ministro dice: "Faccia il suo dovere, ma il problema si risolve facendo case popolari e alloggi"
Una mozione approvata in Campidoglio da Pd e Movimento 5 Stelle che impegna Virginia Raggi ad “attivarsi presso gli Organi competenti affinché sia predisposto lo sgombero immediato dello stabile sito in Via Napoleone 111 illegalmente occupato dall’associazione CasaPound“. Lo stesso stabile che la Guardia di Finanza ha tentato di sgomberare, senza riuscirci, lo scorso 23 ottobre. L’ha proposta il consigliere dem Giovanni Zannola e ha avuto il via libera a maggioranza in Campidoglio. Trenta sì contro 4 no, tre di consiglieri di Fratelli d’Italia e uno del consigliere della Lega. E a poche ore dalla delibera dell’aula arriva il commento di Matteo Salvini: “Come da programma concordato dalla Prefettura di Roma, procederemo con l’operazione sicurezza e sgombero di tutte le occupazioni illegali, nessuna esclusa, a partire già dai prossimi giorni dalle situazioni più pericolose per l’instabilità delle strutture e da quelle per cui ci sono richieste di sequestro giudiziario in corso”. Il ministro dell’Interno non definisce i tempi, ma il leader di CasaPound Simone Di Stefano dice: “Salvini deve fare il suo dovere. Ci sta un ordine sugli sgomberi, Casapound è a posizione numero 30, ma ricordo a lui e governo e a questi che amministrano Roma che il problema si risolve facendo le case popolari e gli alloggi. Prima di buttare le persone in mezzo alla strada devono fare le case popolari”.
Di Stefano minaccia poi di querelare “gli autori della mozione” perché “non esiste nessuna sede di partito in Via Napoleone III come certificato da verbale della Guardia di Finanza“. Ma per le elezioni 2018 Di Stefano aveva dichiarato che la sede legale del partito era proprio quella che il consiglio comunale chiede di sgomberare. Poi precisa che “il comune non è il proprietario quindi non ha nessun potere di richiedere indietro lo stabile”, che sulla carta è del Ministero dell’Istruzione. “Una delibera di Veltroni inoltre – aggiunge Di Stefano – obbliga in ogni caso il Comune di Roma a fornire 18 alloggi di edilizia residenziale pubblica alle famiglie occupanti, prima di eseguire qualsiasi sgombero chiunque lo ordini o lo esegua. A Roma ci sono decine e decine di palazzi occupati da prima di CasaPound, ma nessuno se ne occupa essendo occupati principalmente da immigrati o da organizzazioni di estrema sinistra. Da 15 anni ogni sindaco che non è in grado di amministrare la città ad un certo momento per distrarre i romani inizia a parlare di CasaPound. Questo non ha portato molta fortuna ai sindaci precedenti e speriamo porti sfortuna anche alla Raggi. Siamo di fronte alla solita polpetta avvelenata per Matteo Salvini, fatta pensando di metterlo in difficoltà. Ma noi non siamo alleati di Salvini dal 2015, quindi il Ministro – ha concluso Di Stefano – è libero di comportarsi come meglio crede”. A sollecitare l’intervento del ministro dell’Interno dopo l’approvazione della mozione erano stati Zannola e la capogruppo M5s in Consiglio regionale del Lazio Roberta Lombardi. “Matteo Salvini, ti presenterai anche lì con la ruspa?”, aveva detto l’esponente 5 Stelle, mentre il consigliere dem aveva chiesto al ministro di attivarsi “celermente” per dimostrare “che sul fronte della sicurezza il governo non si accanisce solo contro i deboli”.
Zannola: “Questa amministrazione assuma la legalità come principio cardine” – “In questi mesi si è usato sul tema degli sgomberi il pugno duro – ha detto in Aula Zannola presentando la mozione, che era già stata discussa in Aula la scorsa settimana, quando però non si era arrivati al voto -. Noi chiediamo alla Giunta di fare altrettanto con un edificio di pregio al centro di Roma occupato ormai dal 2003, dove non si sa bene cosa accade dentro se non che si costruisce un odio profondo, e messaggi negativi in città. Le violenze fuori dalle scuole di cui l’associazione Casapound si è dimostrata rea ne sono l’esempio”. Zannola, poi, aggiunge: “Sappiamo che l’edificio non è proprietà del Comune, noi pensiamo che una permuta con l’ente di proprietà potrebbe permettere al Campidoglio di acquisirlo al suo patrimonio. Una volta fatto questo il Comune potrebbe dare l’esempio, cacciando chi utilizza un bene pubblico di pregio per fomentare l’odio e restituirlo alla città confrontandosi con la cittadinanza facendolo magari diventare un punto d’incontro per la città. Bisogna avere il coraggio di essere forti con i forti e non solo forti con i deboli. E l’occasione per l’amministrazione di ribadire che questa amministrazione assume la legalità come principio cardine non solo nel disagio delle periferie, ma anche al centro di Roma di fronte a un movimento fascista che genera solo odio”. Voto favorevole anche da parte del Movimento Cinque Stelle. ”Voteremo sì – aveva detto in aula il consigliere Francesco Ardu – non perché ci mettiamo dentro la diatriba tra rossi e neri ma perché coerente con le nostre linee politiche ma difficilmente questo indirizzo politico sarà attuabile perché ci sono delle inesattezze”.
La mozione – “Non è tollerabile che Casapound possa protrarre la propria occupazione in un edificio di pregio per svolgere attività che alimentano un clima di tensione in città, rifacendosi alle ideologie fasciste e alle politiche di Benito Mussolini, violando le normative che non consentono tali comportamenti”, si legge nel documento, che parla anche della necessità di “proseguire il percorso di permuta dell’immobile finalizzato alla sua riqualificazione, avviando un percorso di confronto con la cittadinanza e le istituzioni territoriali per deciderne l’utilizzo futuro”. Tra le premesse si ricorda che l’immobile in questione è occupato dal 2003, ma che “solo nel 2008 viene costituita” l’associazione di promozione sociale CasaPound Italia CpI. La mozione sottolinea che “CasaPound occupa da 15 anni il suddetto immobile di grandi dimensioni” e che “ad oggi non è possibile escludere, anzi è probabile, che gli appartamenti all’interno della sede di CasaPound vengano affittati a terzi“. Inoltre, si legge: “Nessuna amministrazione e nessuna istituzione si è occupata di stabilire il danno erariale prodotto da questa occupazione”.