“Il problema è che ogni volta che si trasferisce un discorso ‘scientifico’ sottile su un piano mediatico si producono risultati perversi”. Il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini fa chiarezza. Restituendo almeno una certezza a milioni di persone. I verbi di moto continueranno a non poter essere utilizzati in senso transitivo. Espressioni del tipo “Siedi il bambino”, oppure “scendi il cane”, saranno ancora considerate errate. Almeno per l’italiano ufficiale. L’affermazione di Vittorio Coletti, anch’egli membro dell’Accademia, è stata travisata. “Coletti ha guardato con simpatia a una spinta innovativa che trasferisce un modo di dire popolare, accettandola nell’eccezione della quotidianità e delle situazioni familiari”, ha chiuso la questione il presidente di “uno dei principali punti di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana in Italia e nel mondo”.

Insomma un’illusione di breve durata per tanti studenti e non solo, di ogni regione d’Italia. La speranza che un’espressione dialettale potesse trasformarsi in un nuovo modo di dire. L’illusione che quel che per la lingua ufficiale era considerato un errore si trasformasse in un necessario adeguamento. Insomma una modernizzazione. Saranno stati in molti a pensare che in fondo quel cambiamento era giusto. Figurarsi se ha ancora un senso seguire regole vecchie, avranno pensato quei tanti. La lingua è come il guardaroba. Ogni stagione ha le sue mode. E si sa, non si può rimanere indietro. Non lo fanno i più giovani, in molti casi omologati in abbigliamenti-divise, ma neppure i non più giovani, ossessionati dall’invecchiare. Per questo fanciullescamente vestiti come i propri figli, oppure quelli dei propri amici. Quindi perché mai non si dovrebbe svecchiare la nostra lingua, avranno pensato ancora quei tanti?

Non è tutto, purtroppo. A supportare le schiere dei ”modernizzatori” ci sono, più o meno consapevolmente, anche gli esempi. Insomma tv, radio, giornali. Perché sempre più spesso, capita di leggere oppure di ascoltare, errori, anzi orrori come dicono alcuni professori ai loro alunni. Frasi prive di senso. Verbi mal coniugati. Parole storpiate. Espressioni dialettali. La circostanza che siano pronunciate in tv, o scritte in un articolo di un quotidiano fornisce l’alibi a qualche telespettatore e a qualche lettore per farle proprie. Per farle entrare nella lingua “corrente”. Sfortunatamente i cattivi esempi abbondano. Sempre più frequentemente, ascoltando politici, non solo locali, ma anche nazionali, si rimane colpiti dall’inconsistenza dei loro ragionamenti e dall’incapacità di utilizzare le regole elementari della grammatica e della sintassi.

Per tutto questo saranno stati in molti a guardare con soddisfazione l’esternazione di Coletti. Salvo rimanere delusi. Si è trattato di un malinteso. Forse neppure l’unico. Già perché, il problema vero, al quale concorrono molti altri elementi, è che la lingua nazionale è da tempo “maltrattata”. Vilipesa ed oltraggiata. Non sempre studiata adeguatamente nelle scuole e spesso utilizzata non correttamente da chi a scuola ci è andato tempo prima. Piuttosto che custodirla con orgoglio, innervandola con i necessari ammodernamenti lessicali, sono in troppi a svilirla con ingiustificabili strafalcioni. Rimane la buona notizia: “Scendi il cane” va segnato con la matita rossa!

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